“Abbassiamo i toni”, Meloni promette la”descalation” e un freno a Salvini

Tommaso Ciriaco La Repubblica 15 novembre 2022
“Abbassiamo i toni”, Meloni promette la”descalation” e un freno a Salvini
La premier al G20 di Bali. Oggi il primo faccia a faccia con il presidente Biden. La ricerca di una sponda Usa. La piccola Ginevra al seguito del capo del governo

 

 

Il caldo umido di Bali riesce a rallentare anche le danzatrici che ispirarono Franco Battiato nei giorni di festa. Accolgono Giorgia Meloni nella hall del Westin. La premier è appena atterrata per il suo primo G20, dopo quindici ore di volo e uno scalo indiano a Mumbai. È ora di cena. La presidente del Consiglio comunque sorride, per questo esordio in un summit dei Grandi ha portato con sé la piccola figlia Ginevra.

In mente ha soprattutto un obiettivo politico: rompere l’isolamento a cui l’ha costretta l’Europa. In questo senso, dall’Italia arriva l’unica notizia che conta: Sergio Mattarella ha sentito Emmanuel Macron. Il Capo dello Stato, subito dopo, ha aggiornato la presidente del Consiglio. E lei, adesso, pretende compattezza su una nuova linea: abbassiamo tutti i toni, sediamo le tensioni, riannodiamo il filo del confronto. Tutti significa Francia e Italia. Tutti significa anche se stessa e i suoi ministri. Lo ha garantito al Quirinale. Non si spinge oltre, ma è chiaro che ha in mente soprattutto Matteo Salvini. È il leghista ad aver acceso la miccia dell’escalation, è lui che Meloni ha inseguito creando un caso diplomatico doloroso. Di questa ricomposizione – e del “contenimento” dell’alleato – la leader di Fratelli d’Italia si farà personalmente garante.

È mezzanotte. Il ristorante dell’hotel è appaltato alla delegazione italiana. Meloni cena con i diplomatici che l’accompagnano e con l’immancabile segretaria particolare Patrizia Scurti. Al tavolo c’è pure Giancarlo Giorgetti. Il leghista è reduce da un bilaterale con il ministro dell’Economia dell’Arabia Saudita e si prepara a parlare con la segretaria americana al Tesoro, Janet Yellen. Ciò che più conta, il titolare di via XX settembre è la sponda politica necessaria a Meloni per contenere le sortite del segretario del Carroccio, che continua a sparare su Parigi.

Non che la premier non ci abbia messo del suo, per costruire l’escalation. La nota con cui ha provocatoriamente ringraziato Parigi per aver aperto i porti alla Ocean Viking – prima ancora che il gesto si consumasse – ha provocato la slavina. Da due giorni, però, non torna più sulla vicenda dei migranti. Come lei, i suoi scudieri. Un silenzio che coincide alla perfezione con la telefonata tra i due Presidenti della Repubblica, sabato sera. Da quel momento, la premier si è impegnata a gettare ponti, perché consapevole che senza Macron la partita europea è già persa.

A questa promessa di “descalation”, Meloni accompagna il lavoro silenzioso di Raffaele Fitto, che con Parigi continua a mediare. Attenzioni diplomatiche che potrebbero sfociare nelle prossime ore in un contatto a margine del G20 tra Macron e la premier, fino a ieri negato dal governo italiano e adesso ritenuto invece possibile. Non sarà però Meloni a cercarlo con insistenza, perché ritiene che alcuni strappi siano stati consumati e occorra anche una mano tesa, un gesto, almeno un segnale da parte del Presidente francese.

Bali significa anche molto altro, per Meloni. Innanzitutto il primo faccia a faccia con Joe Biden, che la leader considera fondamentale per bilanciare lo scetticismo europeo. Si incontreranno oggi, alle 17.15 di Bali, le 10.15 del mattino in Italia. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Ned Price conferma a Repubblica che “si discuterà ovviamente di Ucraina e Cina, ma è evidente che il formato del G20 è economico, e dunque questo dossier dominerà la conversazione”. Significa ragionare di come integrare al meglio le relazioni commerciali tra Washington e Roma, anche immaginando strade per far concorrenza alla via della Seta. Ma non mancherà la richiesta di Biden di strutturare e stabilizzare il quadro economico.

Prima di Meloni, c’era Mario Draghi, un interlocutore affidabile per la Casa Bianca. Alla premier si chiede di continuare in quel solco, senza immaginare ricette creative capaci di destabilizzare il quadro europeo e, a cascata, di indebolire quello occidentale.

Gli altri bilaterali serviranno alla Presidente del Consiglio per farsi conoscere. Tra tutti, spicca il faccia a faccia con il cinese Xi-Jinping e con il turco Recep Tayyip Erdogan. Colloqui anche con l’indiano Narendra Modi, il canadese Justin Trudeau, il giapponese Fumio Kishida. Un’agenda fitta, che fa dire a Palazzo Chigi: “Questo viaggio smentisce i detrattori di Meloni e dell’esecutivo. C’è grande attenzione verso l’Italia e non quell’isolamento che la sinistra sta raccontando”. Il realtà, l’incidente con Macron resta una zavorra nei rapporti con Bruxelles. Nonostante gli sforzi, non sarà facile lasciarselo alle spalle.

 

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