Vaticano, i bergogliani e i nemici: la lunga resa dei conti con vista sul Conclave

Claudio Tito La Repubblica 2 gennaio 2023
Vaticano, i bergogliani e i nemici: la lunga resa dei conti con vista sul Conclave
Malumori per le esequie low profile del pontefice emerito. Ma è solo l’inizio

 

 

Una resa dei conti. Tra “bergogliani” e “non bergogliani”. Per stabilire definitivamente i rapporti di forza dentro la Chiesa. Ma anche per preparare l’eventuale futuro Conclave. La morte del Papa emerito Benedetto XVI non è solo una questione liturgica. Si sta trasformando in un confronto politico. Al centro del quale si trovano il Pontefice regnante e soprattutto i suoi sostenitori. Negli ultimi anni, del resto, che più di un dissapore interno avesse accompagnato il pontificato di Francesco è stato abbastanza chiaro. La presenza silenziosa e mai contrapposta di Ratzinger al suo successore è stata una sorta di ombrello protettivo rispetto ad una potenziale escalation. Ora, però, lo scudo di Benedetto XVI non c’è più. E nei corridoi ovattati della Santa Sede subito qualcosa si è mosso.

Lo hanno capito le rappresentanze diplomatiche presso il Vaticano. Che hanno ricevuto informalmente un messaggio ben preciso: i funerali di Ratzinger si terranno il 5 gennaio, ma non sono previsti inviti ufficiali agli Stati accreditati presso il Sacro Soglio. Al momento le uniche delegazioni che potranno essere presenti secondo il rigido protocollo della cerimonia, saranno quelle italiana e tedesca.

Sembra un aspetto minore. Eppure è stato vissuto dai “critici” del Papa come un segnale chiaro. I ”bergogliani” — il rilievo viene infatti mosso ai “fedelissimi” del Santo Padre e non direttamente a lui — stanno lavorando per una organizzazione delle esequie da cui si evinca con chiarezza che il Papa regnante era solo uno. Un ridimensionamento, insomma, del ruolo di Ratzinger da trasmettere dentro e fuori la Curia. I segnali, però, non si fermano qui. Il primo è stato notato immediatamente: le campane delle Chiese romane non hanno risuonato alla notizia del decesso del Papa emerito. Il Patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, ad esempio, ha dato l’ordine opposto.
E poi l’intera organizzazione dei funerali era stata impostata in un primo momento per circoscrivere l’evento. L’iter ordinario prevede normalmente un passaggio della salma nella sala Clementina, poi a San Pietro e quindi la cerimonia in piazza. La prima tappa è già stata esclusa. E anche sulla terza è in corso il tentativo di svolgere i funerali dentro la Basilica e non fuori. Non solo. Alcuni dei collaboratori del Pontefice — all’insaputa dello stesso Francesco — hanno insistito perché l’estremo saluto si tenesse oggi o domani. Ossia in tempi brevissimi. Secondo i “non bergogliani”, l’obiettivo era quello di limitarne la solennità e la capacità di aggregazione. Alla fine si è arrivati alla data del 5 gennaio per le proteste di molti cardinali e vescovi che avrebbero avuto una impossibilità oggettiva a raggiungere Roma dai cinque continenti.

Molti puntano il dito sull’attivismo del mondo gesuita. E prendono ad esempio la rivista statunitense dell’Ordine, “America”, che sul suo sito ha descritto Ratzinger in chiaroscuro con un articolo dal titolo: “Il difensore dell’ortodossia definito dalle storiche dimissioni”. Molti ci vedono la zampino di padre Arturo Sosa, venezuelano, preposito generale della Compagnia di Gesù. E sempre i “non bergogliani” vedono nelle scelte compiute dentro la Curia, nelle diocesi e nei Movimenti, come un tentativo di esercitare un controllo ferreo. Un’analisi contestata dai “bergogliani” che giustificano ogni indicazione come la necessità di “ripulire” la Chiesa dalle incrostazioni negative del passato.

Resta il fatto che esistono almeno due emisferi che si contrappongono. E sullo sfondo c’è la grande partita del prossimo Conclave. Che, seppure riservatamente, è in realtà già iniziata. La lettera di dimissioni con la data in bianco di cui ha parlato di recente il Papa è stata una sorta di fischio di avvio. Nessuno pensa che Francesco sia in procinto di compiere lo stesso gesto di Benedetto XVI, ma nessuno lo esclude. Per di più lo stesso Pontefice ha dato l’impressione di muoversi con il proposito di modificare la geografia del Conclave che dovrà eleggere il suo successore.

Anche l’ultimo Concistoro, dello scorso fine agosto, ha creato nuovi equilibri. In primo luogo è stato sforato il tetto, imposto da Paolo VI, dei 120 cardinali elettori. Ora sono 132. E se si guardano i numeri si capisce quanto l’ala bergogliana conterà quando il Maestro delle celebrazioni liturgiche pronuncerà l’«extra omnes» chiudendo le porte della Cappella Sistina. Dei 132, ben 83 sono stati nominati dal Pontefice in carica, 38 da Benedetto XVI e 11 da Giovanni Paolo II. E c’è già chi scommette che i “bergogliani” punteranno su un italiano per allagare le alleanze. E per frenare una tentazione: volgere verso l’Asia lo sguardo della selezione. Il Conclave non è convocato ma sembra in corso.

 

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