Aumento dei tassi, è scontro nella Bce: l’asse Italia-Portogallo contro i falchi

Marco Bresolin La Stampa 7 gennaio 2023
Aumento dei tassi, è scontro nella Bce: l’asse Italia-Portogallo contro i falchi
Il governatore Centeno sposa la linea del governo contro l’aumento del costo del denaro, ma Germania, Paesi Bassi e Austria premono per la stretta

L’inflazione nell’eurozona torna a una sola cifra dopo due mesi consecutivi con un dato superiore al 10%, ma il 9,2% registrato a dicembre è il classico bicchiere riempito a metà attorno al quale si stanno già scontrando visioni opposte. Una contrapposizione destinata a far salire la tensione attorno al tavolo del consiglio direttivo della Banca centrale europea, che nei prossimi mesi sarà chiamato a discutere e approvare il percorso di aumento dei tassi d’interesse. Che per ora sembra confermato.

Gli ottimisti vedono nel dato diffuso ieri da Eurostat una chiara inversione di marcia dei prezzi – in frenata rispetto al 10,6% di ottobre e al 10,1% di novembre -, favorita dal calo del costo dell’energia. Del resto gli analisti si aspettavano un valore del 9,5% per l’ultimo mese dell’anno, che invece ha chiuso con tre decimali in meno. Ma per i pessimisti è il dato dell’inflazione “Core” a preoccupare: il valore al netto dei prezzi energetici e alimentari ha raggiunto il livello record del 5,2% a dicembre, superiore al dato di novembre e alle stime, che si attendevano una stabilizzazione al 5%.

Al tavolo della Bce, ottimisti e pessimisti si chiamano rispettivamente colombe e falchi. I primi sono ancora in netta maggioranza, ma il 9,2% di dicembre offre un argomento in più al fronte dei governatori del Sud che vorrebbe allentare la stretta sui tassi. Ieri è stato il portoghese Mario Centeno a dar voce alle istanze delle colombe, definendo «abbastanza positivo» il dato di dicembre. Secondo l’ex presidente dell’Eurogruppo, «a meno che non emergano nuovi shock esterni», il tasso d’interesse di riferimento della Bce «si sta avvicinando al suo picco». Centeno è noto per una certa cautela nelle sue dichiarazioni, mai di rottura, e anche ieri ha premesso che «i tassi aumenteranno fino a quando sarà necessario per raggiungere l’obiettivo» di medio termine del 2%. Ma il portoghese ha sottolineato che «siamo sulla strada per arrivarci» e questo lascia trasparire una certa volontà di mettere in discussione la linea dura che a Francoforte continua a prevalere.
Le tensioni sono già nell’aria e Il primo confronto è alla riunione di inizio febbraio. Sulla base del discorso pronunciato a dicembre da Christine Lagarde, gli analisti si aspettano un nuovo rialzo di 50 punti base il prossimo mese, in linea con la decisione presa il mese scorso. Lo stesso passo sarà poi compiuto a marzo e nuovamente a maggio. La linea sembra ormai tracciata, come confermato dai toni sul blog della Bce, nel quale si sottolinea che l’aumento dei tassi non sta avendo un impatto negativo sulle finanze pubbliche dei Paesi più indebitati.

La vera resa dei conti ci sarà al vertice di giugno, quando il consiglio direttivo sarà chiamato a fare una valutazione del percorso di aumento dei tassi sin qui seguito e a definire di conseguenza la strategia per la seconda metà dell’anno. L’Italia è allineata alla posizione portoghese, ma si tratta di un fronte nettamente minoritario, visto che a insistere per una frenata ci sono solo Malta, Grecia e Cipro. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha detto che «la Bce deve ripensare la corsa al rialzo dei tassi. Il rischio è la recessione, servono sforzi per sviluppo e occupazione».

Ma convincere Spagna e Francia non sarà facile: i due Pasi hanno un atteggiamento più ambiguo, idem l’Irlanda, non proprio in linea con le colombe. Risulta invece più nutrito e compatto il club dei falchi guidato da Germania, Paesi Bassi e Austria. Premono per una stretta dei tassi anche i Baltici, dove l’inflazione viaggia attorno al 20%, oltre a Belgio, Finlandia, Lussemburgo, Slovenia e Slovacchia e probabilmente anche la Croazia. Anche il rischio di una recessione non sembra spaventare: per il capo economista Bce Philip Lane, «una contrazione significativa dell’economia dell’Eurozona è improbabile». Perché «se ci sarà una recessione, sarà lieve».

 

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