Gli alleati iniziano a dubitare della forza di Zelensky in Ucraina

 

Davide Maria De Luca Domani 9 marzo 2023
 
Gli alleati iniziano a dubitare della forza di Zelensky in Ucraina
Governa ancora il paese? Il sabotaggio del gasdotto, l’assassinio di Daria Dugina, morti e incursioni misteriose. Aumentano le operazioni compiute dagli ucraini apparentemente senza l’assenso del governo di Kiev

Secondo l’intelligence degli Stati Uniti ci sarebbero gruppi pro Ucraina, non necessariamente legati al governo di Volodymyr Zelensky, dietro il sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2.

Alla stessa conclusione sarebbe arrivata la procura tedesca che si occupa dell’indagine.

È l’ennesimo caso di un’operazione ucraina compiuta sotto copertura e fuori dal confini del paese e, secondo quanto riferito dai servizi segreti ai giornali americani, sarebbe anche l’ennesima operazione di cui il presidente ucraino non era a conoscenza.

È possibile che queste fughe di notizie siano tentativi di proteggere il governo di Kiev da un coinvolgimento diretto in azioni controverse (la Germania, proprietaria di Nord Stream 2, difficilmente potrebbe restare indifferente se emergesse che l’attacco è stato deciso dal governo ucraino).

Ma sempre più analisti iniziano a sospettare che in realtà Zelensky non sia in grado di controllare i suoi stessi servizi di intelligence.

Alle spalle di Zelensky

Ieri, il procuratore generale tedesco ha confermato che a gennaio la polizia ha ispezionato un’imbarcazione che si sospetta possa aver trasportato i sabotatori nei pressi del gasdotto.

Martedì il New York Times e i media tedeschi Die Zeit e Ard avevano riferito di possibile collegamenti tra i sabotatori e l’Ucraina.

Ma il New York Times, che dice di aver parlato con diversi funzionari americani informati sugli ultimi dossier dell’intelligence, ha precisato che per il momento non ci sono prove di collegamento tra i potenziali sabotatori e il governo ucraino.

E specifica che non è chiaro nemmeno se Zelensky fosse stato informato.

Si tratta di un leak, una fuga di notizie, molto simile a quella avvenuta lo scorso ottobre, quando fonti anonime dell’intelligence Usa avevano fatto sapere, sempre al New York Times (che nel corso del conflitto è diventato quasi una sorta di portavoce informale dell’intelligence americana), che dietro un attacco ucraino compiuto in Russia c’erano “fazioni” del governo ucraino, non necessariamente sotto controllo del presidente Zelensky.

Il caso in questione era l’assassinio di Daria Dugina, figlia del propagandista e filosofo russo Alexander Dugin, uccisa con un autobomba alla periferia di Mosca. Il leak era stato considerato dagli osservatori un avvertimento al governo ucraino: sappiamo cosa state facendo e non siamo contenti.

Nord Stream 2 e l’assassinio di Dugina sono i casi più evidenti, ma da tempo gli Stati Uniti lamentano la mancanza di trasparenza dei loro alleati.  «Funzionari americani dicono che il governo ucraino ha dato pochi briefing segreti o dettagli dei loro piani operativi, mentre gli ucraini ammettono di non dire tutto ai loro alleati», scriveva il New York Times lo scorso giugno.

Il problema non sarebbe tanto una mancanza di comunicazione sugli obiettivi strategici generali, quanto piuttosto un’assenza di informazioni su come in concreto gli ucraini stanno combattendo la loro guerra e sullo status delle loro forze armate.

Divisioni a Kiev

Dietro questa mancanza di trasparenza ci sarebbero anche le rivalità che a Kiev dividono governo, agenzie di intelligence e forze armate.  Divisioni che nei primi giorni sono costate la vita a Denis Kireev, un finanziare ucraino che lavorava per l’intelligence militare, ucciso con l’accusa di spionaggio dal Sbu, il controspionaggio civile ucraino.

Altrettanto bizzarra è stata l’incursione lanciata la scorsa settimana dal “Corpo dei volontari russi”.

Si tratta di un gruppo di neonazisti russi avversari di Vladimir Putin che combattono per Kiev.

Giovedì il gruppo, composto da meno di una cinquantina di combattenti, è entrato in territorio russo per alcune ore e poi si è ritirato. Anche se i volontari russi non fanno ufficialmente parte delle forze armate ucraine e il governo ha smentito qualsiasi collegamento, si ritiene che abbiano importanti legami con i servizi di sicurezza di Kiev.

«Il pericolo per Kiev è che ora gli alleati inizino a chiedersi chi è davvero al comando – ha scritto lo scienziato politico ed esperto di Russia, Mark Galeotti – E questo potrebbe spiegare perché Washington ha deciso di far uscire l’articolo su Nord Stream. Forse la storia stava per uscire e gli americani volevano semplicemente arrivare per primi.

O forse è un amichevole avvertimento a Zelensky: queste storie rendono difficile mantenere l’unità tra gli alleati, quindi metti ordine a casa tua».

 

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.