Le regole della vergogna “Monitorate il natante senza uscire allo scoperto”

Alessandra Ziniti La Repubblica 13 marzo 2023
 
Le regole della vergogna “Monitorate il natante senza uscire allo scoperto”
 Il testo sarà depositato oggi agli atti dell’inchiesta sul naufragio di Crotone: potrebbe essere alla base del non intervento. Il documento del Viminale che fissa le modalità di soccorso dei migranti

 

 

Prima situazione operativa: localizzazione di natante che trasporta immigrati clandestini individuato in acque internazionali, ma non in situazione Sar. Come il caicco partito dalla Turchia. «I mezzi in pattugliamento devono limitarsi ad assicurare il monitoraggio (possibilmente in forma occulta) dei movimenti del natante stesso».

Eccole qua le “regole d’ingaggio” di cui, all’indomani della tragedia di Cutro, ha parlato il comandante della Capitaneria di Crotone Vittorio Aloi per giustificare il mancato intervento dei mezzi della Guardia costiera in soccorso del barcone naufragato sulla secca. Stanno in un documento dal titolo “Accordo tecnico- operativo per gli interventi connessi con il fenomeno dell’immigrazione clandestina via mare”, che Repubblica è in grado di mostrare. Il documento, firmato il 14 settembre 2005 da Giuseppe Pisanu (governo Berlusconi) e tuttora in vigore, non è stato mai di fatto applicato, come confermato dal ruolo della Guardia costiera che, fino al 2018, considerava evento Sar qualsiasi imbarcazione di migranti, operando salvataggi in piena autonomia. Ed è infatti con la direttiva del marzo 2019 che Matteo Salvini, allora al Viminale, chiede ai vertici delle forze dell’ordine di «attenersi scrupolosamente alle indicazioni operative al fine di prevenire l’ingresso illegale di immigrati sul territorio nazionale».

Sono le regole, dettate dal dipartimento della Pubblica sicurezza, che stabiliscono chi e come deve intervenire quando viene segnalata un’imbarcazione di migranti. E, nella fattispecie di Cutro, sono appunto le regole che — pedissequamente applicate — hanno da subito messo nelle mani della Guardia di finanza il pallino di quella che è stata subito catalogata come “operazione di polizia”.Legando, invece, le mani della Guardia costiera che, proprio da queste regole di ingaggio, burocratiche e farraginose, è chiamata a intervenire solo se si apre un “evento Sar”. Come prescrive la cosiddetta “seconda situazione operativa”, che scatta quando «le condizioni meteomarine pongono in serio ed immediato pericolo di vita gli occupanti del natante». Regole che non esimono, comunque,la Guardia costiera dall’onere di valutazione del rischio.

Ecco dunque che la notte tra il 25 e il 26 febbraio, le potenti motovedette della Guardia costiera di Crotone e Reggio Calabria rimasero in porto perché, di fronte alla segnalazione di Frontex di un natante in «buone condizioni di navigabilità», le regole d’ingaggio prevedono che debba scattare un’operazione di polizia e che i mezzi interessati (quelli della Finanza) «devono limitarsi ad assicurare il monitoraggio del natante».

Le indagini difensive

Il documento fa parte degli atti allegati alla memoria che il pool difensivo che rappresenta le famiglie delle vittime presenteranno oggi in Procura a Crotone. Spiega l’avvocato Francesco Verri: «Abbiamo preparato una memoria per la procura basata sui fatti noti e sul diritto del mare. Stiamo chiedendo agli inquirenti di accertare se e in quale misura queste direttive su carta intestata del ministero dell’Interno abbiano ispirato le decisioni assunte nella tragica notte di domenica 26 febbraio. Perché queste indicazioni sono in contrasto con tutte le norme vigenti: convenzioni e consuetudini internazionali, leggi dell’Unione Europea, raccomandazioni del Consiglio d’Europa, disposizioni nazionali, diritto vivente».

La regia al Viminale

La regia di qualsiasi operazione è affidata alla Direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere, cui tutti i comandi delle forze dell’ordine coinvolti (Marina militare, Guardia di finanza, Capitanerie di porto, carabinieri e polizia) «dovranno inoltrare le acquisite informazioni relative all’immigrazione clandestina via mare».

La catena di comando

Questa, dunque, la catena di comando che ha operato e che il ministro Matteo Piantedosi non ha voluto svelare neanche durante la sua informativa a Camera e Senato, ribadendo che «la segnalazione Frontex circa l’imbarcazione non rappresentava una situazione di pericolo, non c’erano state chiamate di soccorso di nessun genere, sullo scenario era presente un’unità navale della Guardia di finanza dedicata all’evento».

Nessun rischio immediato

La prima situazione è quella in cui «le condizioni del natante e/o le condizioni meteomarine non pongono in immediato pericolo di vita gli occupanti del natante». «Tale situazione — specifica l’accordo — viene segnalata dal primo mezzo aeronavale che entra in contatto ottico con il natante, salvo diversa valutazione da parte dell’Organizzazione di soccorso in mare», cioè il Comando generale delle capitanerie di Porto.

L’operazione di soccorso

Se invece la barca si ritrova in condizioni di rischio imminente «un mezzo aeronavale che constati il serio ed imminente pericolo di vita per gli occupanti, a prescindere dal fatto che si trovi in acque territoriali o internazionali, è obbligato a intervenire per prestare immediato soccorso ». Ci fosse stato anche un navigatore solitario a bordo di quel caicco, con mare forza 7 qualcuno avrebbe dovuto comunque soccorrerlo.

 

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