1984- Ponte Milvio, i volti del saluto a Enrico Berlinguer

L’addio a Berlinguer di Bernardo Bertolucci visto da Ponte Milvio, la sezione dove era iscritto e il quartiere dove viveva Enrico Berlinguer. Un’ora e mezza di film riassunta in 5 minuti attraverso le immagini successive alla morte e precedenti al funerale.

L’addio a Enrico Berlinguer è un film di genere documentario del 1984, diretto da Francesco Maselli, Bernardo Bertolucci, Carlo Lizzani, Luigi Magni, Giuliano Montaldo, Gillo Pontecorvo, Ettore Scola, Ugo Adilardi, Silvano Agosti, Gianni Amico, Alfredo Angeli, Giorgio Arlorio, Gioia Benelli, Roberto Benigni, Giuseppe Bertolucci, Paolo Bianchini, Libero Bizzarri, Carlo Di Palma, Luigi Faccini, Giuseppe Ferrara, Nicolò Ferrari, Andrea Frezza, Ansano Giannarelli, Franco Giraldi, Francesco Laudadio, Massimo Manuelli, Riccardo Napolitano, Piero Nelli, Renato Parascandolo, Luigi Perelli, Paolo Pietrangeli, Faliero Rosati, Roberto Russo, Massimo Sani, Raffaele Siniscalchi, Sergio Spina, Gabriele Tanferna, Anna Maria Tatò, Gianni Toti, Piero Vivarelli. Durata 96 minuti.
GENERE: Documentario
ANNO: 1984
TRAMA L’ADDIO A ENRICO BERLINGUER:
Documentario girato durante i funerali, svoltisi a Roma, di Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano.
CRITICA DI L’ADDIO A ENRICO BERLINGUER:

(Ugo Gregoretti, ‘L’Unità’, 12 giugno 1994).
“Ho rivisto questo film, dopo dieci anni, a casa, da solo. L’ultima (ed unica) volta che lo avevo visto tutto intero era stato durante la proiezione di controllo della ‘copia-campione’, appena uscita dalla stampa, in compagnia di Carla Simoncelli che lo aveva montato ascoltando i miei sommessi suggerimenti […]. Rivedendo questa umanità sterminata e silenziosa, composta ma viva, commossa ma lucida e piena di speranza, che si stringeva intorno al leader scomparso, e ne rimpiangeva lo spessore umano, l’intelligenza politica, l’esemplarità morale, e lo salutava alternando ininterrottamente segni della croce con pugni levati, nel più spettacolare Requiem politico-religioso che, credo, Roma abbia mai ospitato. […] Tra le molte difficoltà, ricordo l’esigenza di soddisfare l’unanime e giusto desiderio di registi e operatori di veder compresa nel film almeno una sequenza tra quelle che ciascuno di loro aveva girato. Tutti volevano che anche un solo frammento delle proprie riprese restasse incluso nel montaggio, e questo non fu semplice perché, come già detto, gli autori erano decine, fra maggiori e minori. I maggiori forse qualche cinéphile li riconoscerà: […] è impossibile non accorgersi che dietro certi elegantissimi piani-sequenza di bandiere rosse si nasconde la mani dell’autore di ‘Novecento’, e che certe brevi testimonianze di persone comuni, tenere e spontanee, passano attraverso il filtro affettuosamente ironico del regista de ‘La famiglia’ […]”.

 

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