Sanders si candida, tanti contro Trump in ordine sparso

La Repubblica di Federico Rampini 19 Febbraio 2019

Riecco Sanders il “socialista” in campo contro Trump. E 16 Stati dicono no al Muro

 

Dalla California  a New York, pioggia di  ricorsi dopo l’emergenza nazionale annunciata  dalla Casa Bianca

NEW YORK – Tutti contro Donald Trump? In un giorno solo, i fronti che si aprono contro di lui sono molteplici. 16 Stati Usa tra cui la California e New York, promuovono un’azione legale per bloccare lo “stato d’emergenza” e quindi la costruzione del Muro col Messico. A questo ricorso collettivo se ne aggiungono altri, sempre contro quel Muro: da parte di ambientalisti texani, e di proprietari terrieri minacciati di esproprio per erigere le fortificazioni di confine sui loro terreni. Infine arriva l’annuncio che si ricandiderà alla nomination presidenziale Bernie Sanders, dopo lo sfortunato tentativo del 2016 contro Hillary Clinton. Così continua ad affollarsi il campo dei candidati democratici, quasi a confermare che ritengono probabile la riconquista della Casa Bianca nel novembre 2020. Ma l’ampiezza del fronte anti-Trump non deve ingannare. Un conto è sfidarlo, altra cosa è sconfiggerlo.

Nel caso del ricorso contro la dichiarazione dello Stato d’emergenza, 15 degli Stati che vogliono bloccare Trump in tribunale sono governati da democratici e il 16esimo ha un ministro della Giustizia dello stesso partito. Hanno presentato il loro ricorso collettivo al tribunale federale di San Francisco. La causa legale dichiara che “contrastando la volontà del Congresso, il presidente ha usato il pretesto di una crisi fabbricata, imputata all’immigrazione illegale, per dichiarare l’emergenza e dirottare fondi federali destinati alla lotta alla droga, a edifici militari, a iniziative per l’ordine pubblico”. Un’azione legale di natura analoga verrà probabilmente avviata dalla Camera dei deputati. Fu proprio la Camera – dove i democratici hanno la maggioranza – a rifiutare a Trump i 5,7 miliardi che lui chiedeva per costruire 300 km di Muro al confine col Messico. Dopo un braccio di ferro durato due mesi, durante il quale si verificò lo “shutdown” cioè la chiusura di diversi uffici federali, Trump scelse di aggirare l’ostacolo: dichiarando appunto lo stato di emergenza per darsi libertà di manovra nel pescare i fondi da altre voci del bilancio pubblico. Chi fa ricorso dovrà dimostrare che ha dei legittimi interessi danneggiati dalla dichiarazione dello stato d’emergenza: per esempio argomentando che il presidente per costruire Muri toglie fondi alla lotta contro il narcotraffico. L’esito dello scontro è incerto. Il potere giudiziario è abbastanza restìo a sostituirsi a quello esecutivo quando si tratta di valutare se la sicurezza nazionale sia in pericolo. E comunque c’è sempre il ricorso finale alla Corte suprema che lascia sperare Trump: là siede una solida maggioranza di giudici repubblicani. Nel caso del Muslim Ban, senza entrare nel merito, loro stabilirono che è una prerogativa costituzionale del presidente stabilire cosa deve fare per difendere il paese da minacce esterne.

Anche la discesa in campo di Bernie Sanders si presta a letture diverse. L’affollamento di candidature per la nomination democratica è un segnale di vitalità e di buona salute dell’opposizione. Però renderà difficile unificare tutti i democratici attorno a una strategia, un programma di governo, un insieme di valori. Sanders “ha già vinto la sua battaglia interna”, come sostiene il portavoce di Trump, perché l’asse del partito democratico si sta spostando molto più a sinistra. Il “socialismo” a cui si rifà in modo esplicito l’anziano senatore del Vermont faceva scalpore nel 2016, oggi è condiviso da un’altra candidata come Elizabeth Warren, senatrice del Massachusetts. Altre due candidate senatrici, Kamala Harris della California e Kirsten Gillibrand di New York, sono considerate radicali di sinistra rispetto alla tradizione del partito. Meno numerosi fin qui i centristi moderati (Cory Booker del New Jersey, Amy Klobuchar del Minnesota). Ma il rischio di una spaccatura tra le due anime del partito è tutt’altro che remoto, Trump ne è convinto.

 

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