Nel G7 la patate bollente della presenza di Putin al G20 di ottobre

Tommaso Ciriaco La Repubblica 26 GIUGNO 2022
Draghi cerca sponde per il tetto al gas russo.
E scoppia il caso Indonesia
Al G20 di Bali è stata invitata anche Mosca.Per il premier possibile un bilaterale con il presidente Usa. Gli europei non vogliono tensioni con gli alleati del Cremlino


Tra i monti delle Alpi bavaresi ci sarà anche l’Indonesia. È il Paese che organizza il prossimo G20. E sarà proprio attorno all’appuntamento di Bali che si consumerà una delle discussioni più controverse di questo G7. Gli indonesiani hanno infatti invitato al summit di ottobre Putin e i Paesi occidentali devono decidere se partecipare, disertare o ridimensionare la rappresentanza. Lacerati da un dilemma: è più utile bicottare lo Zar, anche a costo di spingere i colossi emergenti tra le braccia di Russia e Cina, o è comunque meglio confrontarsi con l’avversario?
Gli europei arrivano in Germania con la sensazione che sia meglio marcare quel territorio. Non abbandonare l’altra metà del mondo a Mosca e Pechino. Per ragioni commerciali. Per rendere più efficaci le sanzioni contro la Russia. Per costruire sponde in sede Onu per avvicinare una soluzione sulla crisi del grano. Ma soprattutto sperando di favorire così una tregua in tempi ragionevoli della crisi in Ucraina. La pensano così Francia e Germania. E sul punto anche Mario Draghi, nonostante sia il leader più vicino alle ragioni di Washington, non dovrebbe incrinare l’unità del continente.
Per il resto, il premier giocherà la sua partita. A cominciare dal cruciale dossier dell’energia. Come a volte gli accade, cerca a Washington quello che stenta a rintracciare a Bruxelles. O, più precisamente, a Berlino. Il suo obiettivo, dichiarato, è costruire una misura capace di contenere il prezzo dell’energia e spegnere così il fuoco dell’inflazione che attacca le due sponde dell’Atlantico. L’unico modo per raggiungere la meta è puntare sul sostegno degli Stati Uniti, gli unici capaci di convincere la Germania nei tornanti più delicati.

Sia chiaro, a Schloss Elmau sarà soltanto discussione politica: nessuna decisione concreta è attesa. Resta il fatto che di price cap si ragionerà. Per Biden (con il quale Draghi sta provando a organizzare un bilaterale) significa soprattutto contenere il prezzo del petrolio, che mette a rischio le elezioni di metà mandato. Per Draghi, un tetto al prezzo deve invece riguardare soprattutto il gas, nei mesi di vigilia pre-elettorale. Il Consiglio europeo non è riuscito a far altro che allontanare la decisione. E allora, meglio scommettere su Washington. Con Macron a sostenere la battaglia italiana, resta solo (si fa per dire) la resistenza di Scholz.

Lo schema è noto, visto che servì già dieci anni fa a salvare l’euro attraverso il pressing di Obama su Merkel. Bisogna convincere il Cancelliere a ingabbiare i falchi che si ritrova in casa. Stavolta Draghi può contare su alleati di non poco conto. A partire da Janet Yellen, segretaria al Tesoro. Sulla carta, tra l’altro, sarebbe addirittura più semplice agire sul gas. Passa attraverso i tubi e per Mosca non sarebbe facile sostituire il mercato europeo con altri compratori. Il petrolio, invece, viaggia senza infrastrutture e, dunque, è più difficile influenzarne il mercato.
L’inflazione è terreno di allarme comune dei Sette. Ma i dossier caldi sono anche altri. Il piano infrastrutturale americano che faccia concorrenza alla via della Seta, ad esempio, lascia tiepidi gli europei: per i big Ue serve immaginare innanzitutto uno sforzo collettivo per ricostruire l’Ucraina. Infine le armi. Come anticipato da Repubblica, l’Italia farà la sua parte e darà il via libera al quarto decreto interministeriale entro il 5 luglio. Ci sarà anche l’artiglieria a lunga gittata tanto attesa da Kiev.

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