Giuseppe Provenzano: “Meloni cinica e vile, scarica sui sanitari di Catania”

Annalisa Cuzzocrea La Stampa 11 novembre 2022
Giuseppe Provenzano: “Questo è un governo crudele, scivoliamo verso Visegrad”
Il vicesegretario del Pd: «Nel porto di Catania portata avanti un’operazione infame. In due settimane hanno già mandato in crisi il rapporto storico con Parigi»

 

«Come si può restare indifferenti di fronte all’immagine di un bambino di 20 giorni che arriva morto sulle nostre coste?

Quei soli venti giorni sono uno schiaffo a 2022 anni di cristianità».

Il vicesegretario del Pd Peppe Provenzano è alla Camera per il voto sul decreto Aiuti. Nelle stesse ore, le agenzie battono l’ira funesta della Francia, le risposte indignate dei ministri italiani, una crisi diplomatica che cresce di ora in ora senza che dal nostro Paese arrivino risposte adeguate.

«Non c’è nessun compiacimento nel vedere l’Italia presa a schiaffi da una nazione amica come la Francia – premette Provenzano – ma avevamo capito fin da subito in quei giorni, nel porto di Catania, che si stava mettendo in campo un’operazione inutilmente crudele e dannosa che macchiava di infamia il nostro Paese di fronte alla comunità internazionale».

In un primo momento, sembrava che tra Italia e Francia ci fosse collaborazione. La disponibilità ad accogliere la Ocean Viking a Marsiglia. Poi cos’è successo secondo lei?

«Purtroppo il governo sta piegando ogni dossier alla sua propaganda interna. In questo caso, sulla pelle di 240 naufraghi tra cui bambini e minori che certo non rappresentano una minaccia o un’emergenza. Nei giorni scorsi avevano esultato per l’accoglienza di Giorgia Meloni a Bruxelles, due giorni dopo l’Italia è stata richiamata al rispetto delle norme internazionali. Come una qualsiasi Ungheria. Sembra una crisi ancora più grave di quando Luigi Di Maio, allora vicepremier nel Conte 1, andò a stringere la mano ai gilet gialli che mettevano a ferro e fuoco le città francesi. C’era stato un faticoso lavoro di ricucitura per ricostruire il rapporto con la Francia dopo quella crisi. Siamo stati noi, già dal governo successivo, a ricollocare l’Italia tra i protagonisti in Europa. Temevamo che il governo Meloni, che sembra ormai il governo Salvini, ci riportasse indietro facendoci scivolare verso Visegrad. Nessuno però credeva avvenisse in due settimane».

Perché è così importante l’asse con Parigi?

«È un partner fondamentale sulla questione energetica, sulla riforma della governance economica dell’Europa e anche su una possibile e necessaria riforma della gestione della disciplina dell’immigrazione a livello europeo. Com’è noto Salvini, dopo tante urla e dopo tanta propaganda, si è sempre sottratto. E ora insieme alla premier disfa il prezioso lavoro che era culminato, a giugno scorso, con l’accordo sui ricollocamenti volontari».

Un accordo insufficiente, visto com’è stato praticato.

Certo, non bastava, ma avrebbe consentito di gestire la situazione. Ora invece il mancato sbarco di 240 persone ci costerà il mancato ricollocamento di 3500. Sono nazionalisti che vanno contro gli interessi nazionali.

La Francia che respinge gli immigrati a Ventimiglia e incrimina i passeur non è ipocrita quando ci accusa di essere disumani ed egoisti?

«Non voglio farmi trascinare in questa deriva sciovinista. Il fatto che la Francia si sia macchiata più volte di disumanità alla frontiera di Ventimiglia non può essere una ragione per cui il governo italiano violi l’umanità e la legge sacra del mare. I diritti umani si difendono sempre nei confronti di tutti i governi».

Crede che la crisi diplomatica derivi dall’imperizia di un governo alle prime armi, o che ci sia un calcolo politico?

«Mi piacerebbe dire che sono semplicemente scarsi, che avevano detto “siamo pronti” e invece non lo sono affatto, ma c’è una strategia ben precisa: utilizzano questi provvedimenti simbolici come armi di distrazione di massa rispetto ai problemi del Paese e le urgenze alle quali non riescono a dare risposte. Non possiamo cadere nella loro trappola, ma non possiamo permetterci nemmeno che si violino i diritti umani per la loro propaganda. A Catania ho visto l’Italia scadere al grado zero dei diritti, perché quando si arriva all’arbitrio della selezione, al tu sì tu no, nessuno può dirsi al sicuro».

Quali sono i problemi che vorrebbero eludere?

«Il governo Meloni continua a ignorare la questione prioritaria del Paese, che è quella dei salari, di come far recuperare a lavoratori e pensionati il potere d’acquisto perso con l’inflazione. E mentre annunciano il taglio degli ammortizzatori sociali e del reddito di cittadinanza, fanno un favore agli evasori e alle mafie alzando il tetto del contante. L’unico filo rosso che lega i provvedimenti assunti o mancati del Governo è andare contro la povera gente».

Eppure davanti a tutto questo l’opposizione è frammentata: lei è andato su quel molo, è salito su quelle navi, i 5 stelle e il terzo polo non hanno detto nulla finché i naufraghi non sono sbarcati. E anche dopo, nessuno sdegno. Questo la preoccupa?

«L’incapacità della minoranza di fare fronte comune anche davanti a casi enormi? Sono molto preoccupato, ma l’unico modo in cui il Pd può svolgere il suo compito è facendo il proprio mestiere. Questa vicenda rivela la natura del terzo polo, che utilizza il falso argomento della presunta volontà di “accoglierli tutti”, testimoniando lo slittamento nel campo non solo politico ma anche etico della destra. Quanto a Conte, il suo silenzio è stato eloquente. Capisco l’imbarazzo di un premier che ha firmato i decreti Salvini e ricordo la fatica che abbiamo fatto noi per modificarli, ma di fronte a quello che è accaduto a Catania, se dichiari di collocarti nel capo progressista, non puoi tacere. Progressisti non ci si inventa, di certo non lo si può fare a giorni alterni sulla base di meri calcoli elettorali».

Anche il Pd non ha una posizione comune sull’immigrazione, si è diviso sugli accordi con la guardia costiera libica. Questo in vista del congresso?

«È tra le questioni da risolvere una volta per tutte. Le contraddizioni che ci portiamo dietro dalla gestione Minniti sono ancora significative. Ma è dall’ottobre 2019 che chiediamo la revisione del memorandum con la Libia, quest’anno abbiamo votato contro il rinnovo del decreto missioni e appena è iniziata questa legislatura abbiamo chiesto al governo di fermare il rinnovo tacito, ma il governo non ha risposto. Dalle parole di Meloni sembra che quell’accordo sarà piuttosto rafforzato. Sa cosa mi ha colpito? La viltà della premier, che è arrivata a prendersela con gli operatori sanitari di Catania, cui va la mia solidarietà per il compito orrendo che gli era stato affidato con quel decreto illegittimo, contro il diritto e l’umanità»

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