Infantino uno e trino sul trono del calcio

Nicola Sellitti il Manifesto 19 novembre 2022
Infantino uno e trino sul trono del calcio
Le elezioni Fifa ci saranno il prossimo anno. E alcune federazioni europee minacciano di non votare il potentissimo numero uno uscente


Si è detto arabo, gay, lavoratore migrante. Uno e trino, Gianni Infantino. Il numero uno della Fifa nella conferenza stampa di presentazione dei Mondiali (che partono domani. domenica 2o novembre) è passato subito al contrattacco sui diritti violati in Qatar, sulla repressione della comunità omosessuale.

Non è la prima volta che accade, Infantino si affida spesso alla damnatio memoriae, esercizio che riesce anche nel calcio.

La sua è una partita essenzialmente politica. Fa politica da anni, tra un discorso all’Onu, un altro al Consiglio d’Europa e quella trama di rapporti con Vladimir Putin, con il governo qatariota.

Per lui questa edizione dei Mondiali rappresenta il lasciapassare per accrescere ulteriormente il suo potere e trasformare la Fifa in un serbatoio di voti per la sua scalata al trono dello sport. Insomma, altro che Blatter, che comunque resta il responsabile dell’assegnazione dei Mondiali al Qatar.

Se i Mondiali dovessero essere un fiasco – e non lo saranno dal punto di vista economico, sono stati già venduti oltre tre milioni di biglietti per le partite e alla Fifa dovrebbero andare oltre sei miliardi di euro di introiti – con qualche caso di discriminazione “in flagranza”, potrebbe essere complicata la sua corsa alla rielezione al vertice della Fifa.

Le elezioni ci saranno il prossimo anno. La federcalcio tedesca ha già annunciato che non lo sosterrà, perché Infantino non si sarebbe speso a sufficienza sul tema dei diritti umani nel paese sul Golfo Persico.

Si è detto idealmente gay, Infantino. Aveva assicurato che le autorità qatariote avevano assicurato che tutti sarebbero stati i benvenuti ai Mondiali.

Non è andata così.

Il brand ambassador dei Mondiali, Khalid Salman, ha spiegato a una tv tedesca che l’omosessualità “è una malattia mentale ed è contro la legge”.

L’omosessualità in Qatar resta illegale, punibile sino a tre anni di carcere. Un rapporto di Human Rights Watch di due mesi fa ha documentato casi di gay arrestati dalle forze dell’ordine e oggetto di violenze e maltrattamenti durante la detenzione.

Per questo motivo, gli omosessuali appassionati di calcio, con il sogno dei Mondiali, hanno deciso di stare alla larga dal Qatar, per la soddisfazione del governo qatariota e degli organizzatori dell’evento.

Elementi che non vanno a toccare il lavoro di Infantino, che un paio di giorni fa ha chiesto ai leader del G20 a Bali di lavorare assieme per una tregua sul fronte ucraino durante i Mondiali. Un passaggio per rafforzare il potere politico della Fifa (211 paesi affiliati), nonostante le ultime due edizioni dei Mondiali consegnate a paesi (Russia 2018, Qatar 2022) parecchio distanti dall’esercizio della democrazia e dal fornire garanzie sulle libertà fondamentali, su cui, secondo il presidente della Fifa, il Qatar sarebbe accusato ingiustamente, con “lezioni morali” ipocrite dall’Europa, che dovrebbe scusarsi con i qatarioti “per gli ultimi 3000 anni”.

Ha pure aggiunto che i paesi occidentali dovrebbero concedere le stesse opportunità di lavoro ai migranti, come avviene in Qatar. Dove, per inciso, i lavoratori stranieri (il 95% del totale, impiegato soprattutto nell’edilizia) non conta su alcun tipo di diritti.

Il Guardian ha recentemente documentato che vivono in camere con otto posti letto, senza acqua potabile, senza un briciolo di privacy.

Insomma, Infantino è un personaggio che sa andare anche oltre il ridicolo: lo scorso anno ha elogiato i “passi in avanti” del comitato organizzatore dei Mondiali che aveva rivisto gli orari sui cantieri dei migranti. Una decisione arrivata dopo la morte di migliaia di indiani, pakistani, nepalesi, cotti al sole, a 40 gradi, in turni infiniti, con le famiglie dei diretti interessati neppure informati del decesso del familiare.

Un paio di settimane fa ha invitato, via lettera, le nazionali in Qatar a concentrarsi “solo” sul calcio. Al resto ci pensa lui.

 

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