Michael Walzer: “Noi progressisti siamo lontani dalla gente”

Paolo Mastrolilli La Repubblica 20 novembre 2022
Michael Walzer: “Noi progressisti siamo lontani dalla gente”
Intervista al filosofo americano che interviene sul dibattito dedicato alla crisi della sinistra, in Italia e non solo

 

Il filosofo di Princeton Michael Walzer è impenitente: “Sono un vecchio di sinistra, e penso che lo sforzo di Biden per rianimare le politiche del New Deal sia la strategia giusta. In tutto il mondo i progressisti dovrebbero puntare sulle proposte socialdemocratiche, per riconquistare il loro elettorato naturale e la classe media”.

In Brasile hanno vinto e negli Usa l’hanno scampata, ma i progressisti hanno perso in Italia, Israele, Svezia.
“È più di un momento, un lungo periodo di minacce dalla destra. C’erano molti segnali che stava arrivando e cause multiple, ma è soprattutto una rivolta della gente di questi paesi che sente ignorata, abbandonata, disprezzata dalle élite istruite, illuminate e presumibilmente progressiste. Io sono cresciuto in una città industriale della Pennsylvania, e ora vivo a Princeton, una delle zone più ricche negli Usa. La mia città, dove le acciaierie sono morte, ha votato 2 a 1 per Trump, mentre Princeton 8 a 1 per i democratici. La sinistra ha grande successo tra la classe media e alta, ma ha perso il suo elettorato naturale”.

Come è successo?
“Sherrod Brown è un senatore democratico dell’Ohio. Usa il linguaggio della classe lavoratrice, promuove i suoi interessi, ed è stato rieletto. Quindi è possibile comunicare con questi elettori e tenerli, ma serve una combinazione di tutte le nostre visioni illuminate su minoranze, genere, affirmative action, immigrazione, più l’impegno per la gente ordinaria e i problemi del Paese. I democratici se ne sono dimenticati. Clinton ed Obama hanno visto il declino dei sindacati, forza essenziale per mobilitare alle urne i nostri elettori, e non hanno fatto nulla”.

Perché era finita un’era, o non hanno capito le conseguenze?
“Diversi opinionisti politici sostenevano che la combinazione tra le élite istruite della classe alta e media, e le minoranze, produceva una maggioranza permanente per i democratici, che non dovevano più preoccuparsi del cuore industriale del Paese”.

Ora anche gli ispanici li tradiscono. Perché?
“Il dibattito per togliere i soldi alla polizia non ha aiutato i democratici tra neri e ispanici, che soffrono più di tutti la criminalità. Era prevedibile, ma noi dell’élite progressista eravamo troppo orgogliosi del nostro illuminamento per capirlo. Abbiamo perso il contatto con la nostra gente, quella per cui marciavamo. Ora il 15% degli uomini neri vota repubblicano”.

Quando Hillary attaccava i “deplorabili”, si riferiva in realtà a gente appartenuta alla base democratica?
“Esatto, delusi della classe media e bassa. I repubblicani ne hanno approfittato, presentandosi come partito dei lavoratori. Non è vero, se guardi le loro politiche e gli interessi di questa classe, ma è vero che i democratici l’hanno persa”.

Biden ha vinto nel 2020, e si è salvato alle midterm, perché ha saputo riconnettersi con questa base?
“Certo. Il suo programma iniziale, Build Back Better, era un revival del New Deal, esattamente ciò di cui avevano bisogno i democratici per sanare le disuguaglianze sfruttate dal Gop. Ma sono riusciti a farne approvare al Congresso solo una parte leggera, e poi sono arrivate l’inflazione e la guerra in Ucraina. Negli Usa, come in altri paesi, le chiavi sono immigrazione e nazionalismo. I repubblicani non sostengono la classe lavoratrice come tale, ma come membri di una nazione in declino che ha bisogno di essere rifatta grande. Giocano sulla nozione che queste persone sono i veri americani, svedesi, italiani, e stanno perdendo. Obama non aveva prestato loro alcuna attenzione”.

Il neoliberalismo è stato un errore strategico o filosofico?
“Entrambe le cose. Ha giustificato l’indifferenza verso i “deplorabili”. Ha fatto sembrare che le politiche economiche giuste, che avrebbero pagato nel lungo termine, erano radicalmente diverse dal New Deal, ossia la versione americana molto edulcorata della socialdemocrazia”.

I democratici avranno sbagliato a pensare che la coalizione tra élite e minoranze li avrebbe fatti vincere, ma in Italia i numeri per questa coalizione non esistono proprio.
“Non ho idea di cosa avesse in mente la sinistra italiana, quale strategia. Osservando da lontano, mi pare che anche da voi abbiano prevalso l’immigrazione e l’idea che i veri italiani vengano rimpiazzati, accusando i progressisti di essere più attenti agli immigrati che alla loro gente”.

Mussolini era socialista, ma poi si era imposto grazie ai “deplorabili”?
“Gli studi del voto in Germania tra gli anni ’20 e ”30 dimostrano che il sostegno più forte per i nazisti era venuto dalla classe media e bassa, e dal Lumpenproletariat. I socialdemocratici avevano tenuto la classe lavoratrice, ma i nazisti avevano conquistato molti nuovi elettori, come Trump. Gente non integrata nei partiti, i sindacati, la società civile. Persone pericolose, perché quando sono in difficoltà guardano ad un salvatore, un führer. Non mi sembra però che Meloni somigli a un führer”.

Biden ha puntato sulla minaccia alla democrazia. È vera?
“C’è una minaccia per la democrazia Usa, Biden ha ragione. Una fazione nel Partito repubblicano è neofascista, o certamente vicina a quel genere di politiche, e il resto del partito ha paura di sfidarla. Non credo che il leader al senato McConnell sia fascista, ma è uno di quei conservatori che pensano di poter avanzare i loro interessi con l’aiuto di questa gente della destra estrema. Invece è la destra che avanza ed è molto pericolosa. Lo stesso era successo in Germania, quando i conservatori pensarono che potevano usare Hitler. È pericoloso anche in Israele. Negli Usa la destra ha catturato la Corte Suprema e in Israele cercherà di distruggerla. Non puoi avere una democrazia costituzionale, impegnata per i diritti e le libertà civili, senza un sistema giudiziario forte ed indipendente. Ciò è già sotto attacco in Polonia, Ungheria, e non so cosa accadrà in Italia”.

Quali rimedi suggerisce ai progressisti?
“Sono un vecchio di sinistra, e penso che lo sforzo compiuto da Biden di rianimare le politiche del New Deal sia la strategia giusta. Avrebbe bisogno di ciò che aveva Roosevelt, ossia di una forte maggioranza al Congresso che non avrà. Però questo è il programma su cui fare campagna. Un messaggio economico molto forte: che i progressisti sono i veri guerrieri per una classe media e lavoratrice sempre più vulnerabile. Pensate che per molti elettori di Trump il secondo candidato preferito è Sanders”.

Quindi nel 2024 i democratici dovrebbero andare con Sanders?
“Presumo che guarderanno a un moderato. Forse qualcuno tipo la governatrice del Michigan Whitmer, una donna forte del Midwest con basi solide nella classe lavoratrice. Qualcuno del genere, spero”.

Perché se vai troppo a sinistra perdi quello che Arthur Schlesinger definiva il “centro vitale” e vieni sconfitto?
“Sì. Non vuoi identificarti troppo con “defund the police” o l’affirmative action. C’è molto da dire in difesa di queste posizioni, ma non sono politicamente praticabili. Puoi difendere queste politiche e la gente vulnerabile, incluse le minoranze, solo se hai un messaggio forte di socialdemocrazia all’antica. Continuo a crederlo”.

 

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