Rete unica a tappe e controllo alla Cdp. Il nuovo piano per Tim

Sara Bennewitz La Repubblica 20 novembre 2022
Rete unica a tappe e controllo alla Cdp Il nuovo piano per Tim
Domani le deleghe nel governo. Il ministro
Urso dovrebbe avere la regia dell’operazione

La rete unica, ovvero quella che dovrebbe nascere dall’intreccio tra l’infrastruttura di Telecom e la rivale Open Fiber, va avanti con uno schema diverso da quello originario, e alternativo al piano Minerva, messo a punto dall’oggi sottosegretario Alessio Butti di FdI nelle settimane precedenti al voto. Il nuovo progetto fa capo al ministro delle imprese e del made in Italy (Mimit) Adolfo Urso, che domani potrebbe ricevere le deleghe sulle telecomunicazioni. Lunedì è convocato un Consiglio dei Ministri per affinare lo schema di governo.

Il nuovo piano del Mimit punta sulla rete unica a controllo pubblico e per permettere a Tim di valorizzare al massimo la sua infrastruttura, potrebbe prevedere che la Cdp rilevi il controllo, ma garantisca a Telecom adeguamenti di prezzo futuri. L’aumento dell’inflazione e la violenta risalita dei tassi, hanno di fatto ridotto il valore della rete Tim rispetto alla lettera d’intenti firmata a maggio. Telecom ha in programma ingenti investimenti, e dato che materiali, lavori e energia costano di più, le stime iniziali di ricavarne 23-24 miliardi paiono ottimistiche nel mutato contesto di mercato. Tuttavia Tim non può neanche essere costretta a svendere il suo asset principale, sia perché è un’infrastruttura unica, sia perché cederla per 16-17 miliardi non risolverebbe il problema del suo debito,rendendo il sacrificio della rete un boomerang.

Per questo motivo gli advisor di Tim (Goldman Sachs, Mediobanca e Vitale) e quelli di Cdp (Credit Suisse) starebbero studiando un modo per concedere a Tim una valutazione superiore. La società guidata daPietro Labriola potrebbe cedere subito la quota di maggioranza, restando azionista con una quota minima da valorizzare in un secondo tempo. La vendita a tappe (o di alcuni pezzi) permetterebbe a Tim di incassare di più e alla Cdp di pagare di meno ora che è a corto di capitale. Salvo il placet della Ue, l’obiettivo del nuovo governo sarebbe raggiunto, dato che la rete passerebbe sotto il controllo pubblico e non sarebbe verticalmente integrata con Tim in minoranza sia rispetto a Cdp che al socio finanziario, il fondo Macquarie (40% di Open Fiber).
Per rimodulare l’operazione ci vorrà probabilmente qualche giorno in più, e l’offerta non vincolante potrebbe slittare dal 30 novembre ai primi di dicembre: in proposito Cdp ha in agenda un cda ordinario il 24 novembre e uno il 16 dicembre.

Tim resta in allerta, l’idea era di convocare un consiglio il 30 novembre anche per risolvere alcuni problemi di governance. Vanno infatti eletti due nuovi consiglieri, dopo le dimissioni di Luca De Meo e Frank Cadoret. Uno dovrebbe essere scelto dagli esclusi della lista del management, e uno potrebbe essere Massimo Sarmi presidente dell’Asstel e manager esperto di tlc. La scorsa settimana Sarmi sarebbe stato convocato da Cdp, ma l’ad Dario Scannapieco insieme al presidente Giovanni Gorno Tempini avrebbe detto al manager che la Cassa non può sostenere la sua candidatura perché è caldeggiata dal socio Vivendi (padrone del 23,8%). L’azionista francese aveva attese superiori per la rete, e da mesi non è soddisfatto della govenrnace di Tim, non a caso nel consiglio del 9 novembre avrebbe bocciato la proposta di Labriola di andare avanti con il beauty contest per cedere una quota di minoranza di Tim Enterprise.

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