Pd, Nardella sostiene Bonaccini: un asse tra amicizia e chat.

Maria Teresa Meli Corriere della Sera 4 dicembre 2022
Pd, Nardella sostiene Bonaccini: un asse tra amicizia e chat.
Così il sindaco ha resistito al pressing dell’altro fronte. Da tempo i due hanno una chat, tra strategie e prese in giro, con il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e con il sindaco Bari Antonio Decaro

 

Stefano Bonaccini e Dario Nardella sono tutt’altro che una strana coppia. I due si conoscono da tempo. Sono amici. Da due anni hanno una chat con il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e con il primo cittadino di Bari Antonio Decaro. Nata una sera a cena nella Capitale, quella chat è diventata il luogo in cui i quattro si scambiano opinioni politiche e non solo. Così la conversazione in questo periodo è andata da uno scandalizzato «hai visto che sta facendo Zingaretti?» (allora l’ex presidente della Regione Lazio era ancora segretario) a un irridente «vi abbiamo preso Vlahovic», rivolto dal super tifoso juventino Bonaccini al viola Nardella.
Parlando di politica e di calcio, il presidente dell’Emilia-Romagna e il sindaco di Firenze sono rimasti sempre in contatto e spesso e volentieri (sul rapporto con i 5 Stelle anche nella gestione Letta) si sono trovati d’accordo. Questo fino a poco più di un mese fa, quando i due hanno avuto un incontro andato storto e Nardella non sembrava insensibile alle pressioni di chi al Nazareno voleva che scendesse in campo. Poi, tre settimane fa, giorno più giorno meno, mentre il governatore dell’Emilia-Romagna è negli Stati Uniti, comincia a prendere corpo l’ipotesi di un ticket Elly Schlein-Dario Nardella. I giornali ne scrivono, i dem ne parlano se non apertamente quanto meno insistentemente. La cosa stupisce non poco Bonaccini e agita il suo staff. Tornato in Italia, il governatore, che vuole scendere in campo al più presto perché sa che altrimenti le correnti dem cercheranno di imbrigliarlo in un congresso infinito, riallaccia i rapporti con Nardella.

I due, in queste tre settimane, si sono visti quattro, cinque volte. L’ultima, a Bologna, una decina di giorni fa. Poi i contatti via cellulare (si parlano anche più volte al giorno) fino alla svolta. Bonaccini, comunque, non ha mai deviato dal percorso che si era immaginato e, prima ancora di arrivare a un accordo con Nardella, si era candidato. Il sindaco di Firenze, in compenso, ha resistito alle sirene dei capicorrente dem. Prima gli hanno offerto un posto da presidente del Partito democratico. Poi gli hanno assicurato un seggio blindato in Europa. Due giorni fa Schlein lo ha tenuto per quasi un’ora al telefono per convincerlo a cambiare idea e ad appoggiarla. Raccontano che anche Paola De Micheli ci sia rimasta male: era convinta che Nardella alla fine avrebbe scelto di sponsorizzare lei. Ognuno si era immaginato un gioco che non c’era. In realtà ormai la strada era già tracciata. Gli unici a dare per scontato l’esito di questa vicenda erano gli altri due compagni di chat: Gori e Decaro, non a caso tra i primi a schierarsi con Bonaccini appena è sceso in campo.
Dunque, il governatore dell’Emilia-Romagna si presenta alle primarie come il candidato dei territori e degli amministratori locali del Pd, dei sindaci, gli unici che ancora nel Partito democratico vincono alle elezioni. Domenica sarà la volta di Schlein, candidata sponsorizzata dal Nazareno, da Dario Franceschini, da Roberto Speranza e, dicono, anche da Andrea Orlando, che rischia così di rompere il sodalizio stretto con Goffredo Bettini per sostenere l’ex vicepresidente dell’Emilia-Romagna. La candidata che, però, nonostante abbia l’apparato del Pd alle spalle, piace, e non poco, ai giovani di sinistra. Il più grande sponsor di Schlein, comunque, quello che ha sparigliato un partita che sembrava già decisa, è Franceschini. L’ex ministro della Cultura, infatti, non va d’accordo con Bonaccini. Che ieri, in conferenza stampa, pur senza nominarlo, gli ha dedicato una frecciata: «Non deve più accadere che i nostri candidati non siano legati al territorio». Alla fine lo scontro sarà a due, Bonaccini-Schlein. L’esito, nonostante la sicurezza dimostrata dai rispettivi supporter, è incerto come mai. E questa per il Pd, abituato a primarie il cui finale era scontato, è veramente una prima volta.

 

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