Giovanna Vitale La Repubblica 5 dicembre 2022
Pd, l’onda di Schlein travolge le correnti “Vanno scardinate sono qui per questo”
La deputata lancia la sua candidatura da Roma sulle note di Bella ciao Big in platea ma defilati Stoccate a Meloni, Renzi e al rivale Bonaccini
Mai discesa in campo fu più annunciata. È tuttavia il come a fare la differenza. Elly Schlein sceglie uno spazio alternativo in uno dei quartieri romani a metà fra centro e periferia, ritrovo per eventi di sinistra radical ma non necessariamente chic. Mette tutti in circolo, la deputata che a giorni prenderà la tessera per tentare la scalata al cielo democratico: nessun palco su cui salire, né prime file riservate ai big, i parlamentari venuti a sostenerla — da Provenzano a Boldrini, da Scotto (Articolo1) ai franceschiniani Di Biase, Losacco e Braga — costretti a restare in piedi, pigiati tra la folla piovuta da Nord a Sud sfidando le intemperie e il blocco del traffico che avrebbero scoraggiato chiunque ma non loro. Amministratori di provincia e semplici militanti, che quando la pasionaria dal cognome impronunciabile promette «se lo facciamo insieme ci sono, non mi tiro indietro.
Costruiamo insieme questa candidatura per dimostrare che posso diventare la nuova segretaria del Pd» intonaBella ciao: le strofe cantate in coro che sa di resistenza e trascina alle lacrime, tanta è l’emozione, l’aspirante leader in jeans e scarpe da tennis decisa a farsi prima donna alla guida dei progressisti d’Italia.
Si commuove Schlein. Ed è un inedito. Sempre abile nell’eloquio ma non più fredda nell’argomentare, come troppo spesso è apparsa in tv. Lo fa all’inizio, quando ringrazia la famiglia «che tanta forza mi sta trasmettendo», la sorella e i nipoti chehanno rischiato la vita ad Atene. Ma anche quando ricorda al leader di Iv che non è certo merito suo se nel 2014 ottenne un seggio a Strasburgo: lì «mi ci hanno messo 53mila preferenze», rivendica. Semmai «a Renzi va un altro merito, di aver spinto me e tanti altri fuori del Pd con le sue scelte arroganti», attacca, «umiliando chiunque avesse un’idea diversa. Ha lasciato macerie. Non ci faremo dire da chi in Parlamento ammicca alla destra come si fa a ricostruire la sinistra», urla strappando l’ovazione. Un messaggio di alterità rivolto, pur senza esplicitarlo, al tandem Bonaccini-Nardella inaugurato giusto 24 ore prima per rovinarle la festa: sono loro la continuità con ricette che hanno distrutto il Pd, sembra far intendere Schlein, io sono un’altra cosa, estranea ai vecchi schemi che hanno perduto i Dem.
È questo l’altro messaggio recapitato dal Monk ai capibastone che hanno già messo cappello sulla sua corsa. Lei rigetterà qualunque «patto di autoconservazione», ferma su una linea mai tentata finora: «Da oggi ci mischiamo e ci organizziamo», spiega. «Chi arriva, da oggi arriva alla pari. Nessuno venga con l’idea di condizionare, venite liberi o non venite affatto. Il partito non ha bisogno di essere immobilizzato, ma mobilitato, serve un rinnovamento forte del gruppo dirigente per scardinare la cooptazione correntizia, che io ho sempre rifiutato». Con un di più, che è la cifra della sua battaglia: «Non tutte le leadership femminili sono femministe», la stoccata a Giorgia Meloni di cui si propone come alternativa, «non ce ne facciamo niente di una premier donna che non aiuta le altre donne».
Ciò tuttavia non significa che sia disposta a farsi usare, anche dentro il Pd, come una figurina, anzi: «Questo Paese fa fatica a pensare che una donna possa farsi strada senza essere strumento di altro, noi dimostreremo il contrario». Perché «noi non siamo qui per fare una nuova corrente, ma per suscitare un’ondata di partecipazione». L’unica che, ai gazebo, potrebbe consentirle di sconfiggere l’apparato.
Franceschini, che già la appoggia, ma pure Orlando che tentenna sono avvisati. Il partito che ha in mente le somiglia e non scenderà a compromessi: più a sinistra, ecologista, capace di capire «come cambiare il modello di sviluppo neoliberista che si è rivelato insostenibile per le persone e per il pianeta». Una visione di futuro che parte da «tre sfide: lotta alle diseguaglianze, ai cambiamenti climatici, alla precarietà». Eccolo, in sintesi, il manifesto di Elly, pronta a ribattere a chi l’accusa di sbandierare il suo privato, l’amore per un’altra donna, per ambizione personale: «Per me diritti sociali e diritti civili sono inscindibili.
Ma dire a una persona che si occupa di diritti civili solo per il suo orientamento sessuale non è un argomento sano». Lesta a replicare anche a chi, come Gori, minaccia di lasciare il Pd se fosse lei a vincere: «Sono disponibile ad accettare qualsiasi esito del congresso e a lavorare il giorno dopo per l’unità». La lotta per il pallone non le interessa: vuole entrare in partita per cambiare il gioco.
Da qui «l’appello alla comunità del Pd e agli elettori delusi: non ci sarà una donna sola al comando, bensì una squadra » con un vistoso ricambio di «genere e generazionale», da costruire «sulle competenze, non la fedeltà». Una guida collettiva, questo è il progetto. «Mi metto in viaggio con zaino e taccuino per ascoltare la base» conclude Schlein. E in tanti, come le Sardine, hanno già risposto: «Ci iscriviamo al Pd. Elly ha bisogno di noi».