Governo diviso sulla ratifica del Mes: “Decide il Parlamento”

Emanuele Lauria La Repubblica 17 dicembre 2022
Governo diviso sulla ratifica del Mes: “Decide il Parlamento”. E Crosetto critica la Bce
Pressing sull’esecutivo per la ratifica del salva-Stati. Il ministro della Difesa sul rialzo dei tassi: “Un aiuto alla Russia”. Mattarella: “No al protezionismo”

 

 

Lo afferma una volta: «Il ministro Giorgetti ha detto che il dibattito parlamentare è fondamentale: sono d’accordo con lui». A precisa domanda, risponde di nuovo: «Deciderà il Parlamento». Matteo Salvini, nella conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri, esprime più volte, e non senza fastidio, la posizione del governo sulla ratifica del regolamento del Mes, il fondo salva-Stati. Una posizione che, semplicemente, non c’è. Non c’è più. Si è volatizzata.

Il ministro e leader della Lega dà plastica dimostrazione della volontà di rinviare il problema. Di rimetterlo agli eletti di Camera e Senato. Perché l’esecutivo Meloni è diviso fra la volontà prevalente di dire no e l’esigenza di non compromettere i rapporti con Bruxelles: l’Italia è rimasto l’unico Paese d’Europa a non aver approvato la ratifica. Ed è spronato a farlo dalla presidente della Bce, Christine Lagarde. Il cui annuncio sul rialzo dei tassi, nel contempo, ha fatto montare l’irritazione nel governo: «Stiamo creando una situazione dal punto di vista economico e sociale — ribadisce Crosetto all’agenzia Reuters — che è il miglior alleato della Russia in questo momento».

Ma la questione del Mes rimane lì, come un nodo irrisolto. Anche perché, prima della pronuncia della Corte costituzionale tedesca, la Camera aveva approvato una risoluzione con cui si bocciava la ratifica del Mes. «Il Parlamento ha dato un indirizzo, non è che io posso andare contro il Parlamento. Adesso si esprimerà ancora e faremo quello che dobbiamo fare», aveva detto Giorgetti giovedì sera. E ieri non ha voluto aggiungere altro. Una matassa che si preferisce sbrogliare fra qualche settimana. «Non è la priorità», dice un’altra fonte di governo. Ma la domanda adesso è: come si comporterà la maggioranza in aula?

Il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, dice: «Non posso cambiare la mia posizione, sull’uso del Mes sono sempre stato favorevole. Ho perplessità sul regolamento che rende la struttura libera da qualsiasi controllo democratico». Anche Tajani sostiene che «deve essere il Parlamento a prendere una decisione, ci sono tante riserve ma quelle sul regolamento non mettono in discussione il fatto che l’Ue sia la nostra stella polare». Dentro Forza Italia, in Parlamento, la sensazione è che alla fine anche il nostro Paese si allineerà alle decisioni prese dai partner. Magari con qualche pregiudiziale. Ed è una possibilità, quello che si vari la riforma del regolamento, che anche il sottosegretario leghista Claudio Durigon non esclude. Anzi: «Io penso che il Mes sia uno strumento quasi superato dal Pnrr ma credo che terremo fede agli impegni presi in Europa». D’altronde, precisa Durigon a La Stampa, «ratificare il Mes non vuol dire utilizzarlo».

In questo scenario, il capo dello Stato Sergio Mattarella dice che «in Europa, come ovunque, non dobbiamo cedere alle lusinghe del protezionismo, di una presunzione di autosufficienza». Dal Quirinale, in realtà, non filtra alcuna posizione sul Mes, nel rispetto delle prerogative del Parlamento, ma questa frase pronunciata ieri nell’incontro col corpo diplomatico lascia trasparire come la pensi il Presidente: «L’interdipendenza, la storia ce lo insegna, è un fattore prezioso di pace e di stabilità e di benessere». Mattarella si è detto preoccupato per «i rischi di chiusura in sé stesse delle nostre economie, come possibile reazione al momento di crisi».

L’opposizione cerca di fare leva sulle incertezze del centrodestra. E va in pressing. A prendere l’iniziativa è il Terzo polo. «Abbiamo depositato un progetto di legge per la ratifica del trattato del Mes — afferma il capogruppo alla Camera di Azione-Italia Viva, Matteo Richetti — Ne chiederemo la calendarizzazione urgente. Adesso vediamo chi lavora per l’Italia e chi rema contro». Il Pd etichetta l’atteggiamento del governo, e in particolare quello dei ministri leghisti, come un modo di «buttare la palla in tribuna».

Il vicecapogruppo dem alla Camera, Piero De Luca, fa da sponda a Richetti: «Si calendarizzi subito la proposta di legge che abbiamo depositato alla Camera. Basta con i tatticismi o le prese in giro, il governo ratifichi una riforma positiva per l’intera eurozona e per i nostri risparmiatori».

 

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