Le purghe di Zelensky: silurati viceministri e funzionari sospettati di corruzione

Monica Perosino La Stampa 25 gennaio 2023
Le purghe di Zelensky: silurati viceministri e funzionari sospettati di corruzione
Ondata di licenziamenti e dimissioni ai vertici del governo: così il presidente cerca la fiducia degli alleati occidentali


In un colpo solo, e con una certa fretta, Volodymyr Zelensky ha cacciato oltre dieci alti funzionari del suo esecutivo, tra cui diversi viceministri e i governatori delle regioni che si affacciano sulla prima linea del fronte, in una mossa che segna il più grande stravolgimento politico dall’inizio dell’invasione russa. Sono accusati, a vario titolo, di corruzione, appropriazione indebita, violazione del divieto di espatrio e altri reati.

Finora a lasciare sarebbero stati cinque governatori regionali, quattro viceministri, due capi di agenzie governative, il vicecapo dell’Ufficio presidenziale, il vice procuratore generale, ma pare che altre “dimissioni” siano all’orizzonte.

L’ondata di licenziamenti è arrivata proprio mentre i Paesi occidentali discutevano – e tentennavano – sull’invio di nuovi armamenti all’Ucraina, e non è una coincidenza. Zelensky ha voluto giocare d’anticipo, dare una spinta all’assistenza e rassicurare gli alleati – che stanno già inviando miliardi di dollari in aiuti militari e finanziari – che il suo governo applica tolleranza zero nei confronti della corruzione, mentre Kiev si sta preparando a resistere a una nuova e terribile offensiva di Mosca e, mai come prima d’ora, ha bisogno di quegli armamenti.

Già prima dell’aggressione russa l’Ucraina aveva una storia di corruzione e di governance traballante, ed è ora ancor più sotto la pressione internazionale per dimostrare che può essere un amministratore affidabile dei miliardi di dollari in aiuti occidentali. Il timore è che la massa di armi e denaro che ha inondato il Paese finisca nelle mani sbagliate.

La Corte di Conti Europea nel 2021 scriveva che l’Ucraina è afflitta dalla corruzione, in particolare dalla grande corruzione, ovvero l’abuso di potere ad alto livello a beneficio di pochi. Per questo la mossa di Zelensky assume un peso specifico ancora più significativo.

Tra i silurati ci sono nomi illustri, primo tra tutti il vice capo dell’ufficio presidenziale ucraino Kyrylo Tymoshenko, in questi mesi “voce” dell’esecutivo nel conflitto. Insieme a lui, quattro viceministri hanno perso il loro incarico. I cambi al vertice fanno parte del rimpasto voluto da Zelensky e preannunciato domenica nel consueto videomessaggio serale. In quell’occasione il presidente ucraino aveva anticipato «decisioni appropriate» per inasprire la lotta alla corruzione nel Paese.

Il fantasma di accordi illeciti si era insediato tra i vertici del governo ucraino dopo la destituzione domenica di Vasyl Lozynskyi dall’incarico di viceministro per lo Sviluppo comunitario, i Territori e le Infrastrutture. Lozynskyi era stato arrestato il 21 gennaio dall’Ufficio nazionale anticorruzione con l’accusa di aver sottratto 400.000 dollari «per facilitare la conclusione di contratti per l’acquisto di generatori a prezzi gonfiati». È stato il suo arresto, pare, ad aprire l’inchiesta ad ampio raggio.

Sono poi cinque i governatori dimessi, alcuni di oblast chiave come quelle di Kherson e di Zaporizhzhia. «Zelensky risponde direttamente a una richiesta pubblica fondamentale: la giustizia per tutti», è stato il secco commento del consigliere Mykhailo Podolyak. E mentre l’Ue esprime «soddisfazione», sottolineando che «l’Ucraina deve rafforzare la lotta alla corruzione» come parte del processo di adesione all’Unione, lo scandalo non passa inosservato a Mosca: in Ucraina è cominciata «una nuova spartizione della torta», ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Di questa torta, ha aggiunto, è rimasto solo un pezzo, ma «questi vampiri insaziabili continuano a spartirselo».

La raffica di dimissioni e destituzioni è giunta all’indomani dell’annuncio di Zelensky di «decisioni sul personale» riguardanti «dirigenti di vario livello», compreso il divieto ai funzionari di viaggiare all’estero tranne che per affari ufficiali. Poche ore dopo sono arrivate le dimissioni di Tymoshenko, accusato di aver utilizzato un veicolo fuoristrada che era stato donato all’Ucraina per scopi umanitari. A lasciare la sua poltrona poi il viceministro della Difesa Vyacheslav Shapovalov, coinvolto nello scandalo secondo cui il suo ministero ha firmato un contratto a un prezzo gonfiato per i prodotti alimentari destinati ai soldati. Insieme a lui, hanno lasciato i viceministri per lo Sviluppo comunitario e territoriale Ivan Lukeryu e Vyacheslav Negoda, e il viceministro delle Politiche Sociali Vitaly Muzychenka.

Anche i governatori delle regioni di Dnipropetrovsk, Zaporizhzhia, Sumy e Kherson, sono finiti sotto inchiesta. Il governatore di Zaporizhzhia è stato accusato da diversi media di aver assegnato contratti per la riparazione di strade per un valore di decine di milioni di euro a un gruppo co-fondato dalla sua fidanzata, un’istruttrice di fitness. La bufera ha poi coinvolto altri funzionari, tra cui il vice capo del partito di Zelensky, Pavlo Halimon ,e il sostituto procuratore generale Oleksiy Simonenko, accusato di essersi recato in vacanza in Spagna, infrangendo il divieto di partire per gli uomini in età da combattimento.

 

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