Minzolini, nella guerra di mezzo mondo, non può decidere solo Zelensky

Augusto Minzolini il Giornale 27 gennaio 2023
Attenti alle parole
Dubbi sull’importanza di continuare a sostenere l’Ucraina non esistono. Come pure,  vista l’assenza di una prospettiva  di tregua, sulla necessità di inviare armi a Kiev,  dai carri  armati ai sistemi missilistici.

Anche perché l’Occidente tra un Paese aggressore e uno aggredito che vede messa a rischio la propria indipendenza non può che schierarsi  con quest’ultimo.

C’è in ballo uno dei principi basilari delle nostre democrazie. il diritto all’autodeterminazione dei popoli.

Né sono accettabili le minacce farneticanti che provengono dal Cremlino: non fanno che confermare la bontà della scelta di campo compiuta dagli Stati Uniti e  dall’Europa.  Se il quadro delle colpe del conflitto è chiaro, non si può però dire altrettanto delle  intenzioni dl Kiev. Tra proclami. propaganda e  obiettivi nascosti,  a Zelensky e ai suoi ogni tanto parte il piede sull’ acceleratore. Due giorni fa uno dei suoi consiglieri ha dichiarato che è inevitabile che città degradate e pigre come Mosca,  San Pietroburgo, Ekaterimburg siano  attaccate.

Ieri  Zelensky  ha rettificato, ma con questo modo di ragionare non ci siamo. Perché nell’epoca delle armi nucleari , dei “90 secondi” all’apocalisse, è  basilare prestare  attenzione  alle parole che si usano, perché ci vuole un niente per passare dalla ragione al torto. Perché un conto è  difendere una nazione. un altro è prestarsi  al suo desiderio di vendetta. Se si asseconda una logica del genere, la guerra non avrà mai fine. O meglio. l’epilogo ci sarà quando uno dei due contendenti soccomberà.

Solo che, appunto, nell’epoca del nucleare  una soluzione del genere non è contemplata. La tragedia prevede solo sconfitti e nessun  vincitore. E’ un dato da tenere ben presente. Ieri i leader dell’ Occidente, a partire da Biden, hanno fatto bene a rimarcare che non ci saranno  offensive contro Mosca. Ma non basta.

Appoggiare l’Ucraina, fornire armi e finanziamenti, sottoporre i propri popoli a sacrifici come le bollette alle stelle per gli embarghi a Mosca, assicurare una solidarietà democratica ad un Paese aggredito, non significa dare carta bianca a Kiev sul “quando”, sul  “come” e sul  “perché” deve finire il conflitto.

L’Occidente deve pretendere  di partecipare e dire la sua  nel negoziato. Altrimenti non se ne esce o se ne esce male. Anche perché sarebbe la prima volta  nella storia che Paesi che intervengono in aiuto di una nazione non hanno voce in capitolo sul modo di condurre e chiudere la guerra. Giustappunto 170 anni fa scoppiò la guerra in Crimea e le potenze europee , dalla Francia all’Inghilterra , intervennero in favore  della Turchia contro la Russia. Ebbene anche ll piccolo Regno di Sardegna di Cavour inviò un contingente solo per garantirsi un ruolo nel negozialo dopo la sconfitta di Mosca,

Cambiano i tempi. I protagonisti. ma non le regole di un’alleanza in un conflitto.  Motivo per cui  è giusto che il presidente Zelensky  abbia il nostro appoggio, le nostre armi e magari pure il palco del Festival di Sanremo per cantare una canzone, ma non può pretendere di essere il solo a decidere su una guerra che ormai sempre meno indirettamente coinvolge mezzo mondo

 

 

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