Francesco Verderami Corriere della Sera 11 febbraio 2023
Il piano di Roma e l’asse con il Ppe. Dietro la contesa con la Francia c’è il risiko per l’Europa del 2024
Meloni vuole Metsola in Commissione al posto di von der Leyen
È il risiko europeo del 2024 la causa dello scontro tra Meloni e Macron, che hanno idee diverse e confliggenti sui futuri assetti dell’Unione. L’idea della premier ha preso corpo dopo l’avvento a palazzo Chigi, nel corso dei ripetuti colloqui con il leader del Ppe Weber, con cui lavora a un patto tra Popolari e Conservatori in vista delle elezioni per l’Europarlamento. Il progetto prevede l’anno prossimo di puntare su Roberta Metsola come presidente della Commissione, espressione di una maggioranza di centrodestra che — secondo i sondaggi attuali — dovrebbe uscire vincente dalle urne.
Così Meloni da «corpo estraneo» è diventata un «problema» per l’establishment europeo. Perché un simile disegno — ambizioso al limite del velleitario — scardinerebbe gli assetti tradizionali a Bruxelles, quel sistema di potere che regge sul rapporto Ppe-Pse e sullo storico asse franco-tedesco. Per evidenti motivi Macron ha un’idea opposta. E il mancato invito della premier alla cena con Zelensky e Scholz «fa parte della strategia francese di contrastare il piano di Meloni e di isolarla», come racconta una fonte autorevole che ha contatti diretti con l’Eliseo e palazzo Chigi.
È una spiegazione plausibile visto che finora il capo del governo italiano non ha mai dato particolari pretesti a chi in Europa voleva tenerla «sotto osservazione»: il suo rapporto con le istituzioni dell’Ue ha ricevuto l’altra settimana persino il plauso del commissario all’Economia Gentiloni; e la sua postura sul conflitto in Ucraina è stata in linea di continuità con il gabinetto Draghi. Perciò il gesto di Macron non ha solo «il tratto dell’affronto pubblico al governo se non al Paese», come ha detto ieri Bonino alla Stampa.
Quella cena aveva un forte valore simbolico e politico: incrociava la questione dei rapporti di forza tanto in Europa quanto in Occidente. Spingendo Berlino a rompere gli indugi sull’invio dei tank a Kiev, Parigi ha inviato anche un messaggio a Washington per dimostrare quale sia il baricentro nel Vecchio Continente sulla guerra. E per rendere ininfluente l’appoggio di Roma, su cui l’Amministrazione americana fa da un anno affidamento.
La presenza di Zelensky all’appuntamento è stata emblematica. D’altronde il presidente ucraino ha bisogno di armi per contrastare Putin, ed era ovvio che accettasse l’invito. Ma il format dell’incontro deciso dall’Eliseo «non era il suo punto di vista», secondo Meloni, decisa a rispondere colpo su colpo nonostante le fosse stato sconsigliato da più parti. «Allora non avete capito», ha obiettato la premier: «In questi casi se qualcuno prova a fare il duro rispondo da uomo, io. E dovrei andare a Parigi quando ci si comporta così con l’Italia?».
Per la premier si apre una partita ad alto rischio e piena di incognite. Intanto perché l’operazione su Metsola incontra oggi delle difficoltà in seno a un pezzo del Ppe e in alcuni potenziali alleati spagnoli e polacchi. Eppoi perché di qui in avanti il disegno sarà esposto alla controffensiva di chi lo osteggia. Fonti qualificate ricordano che l’Italia ha«il fianco economico scoperto» e ogni richiesta di Roma passa da Bruxelles, dove siede l’attuale presidente della Commissione. Che mira alla ricandidatura. Proprio su von der Leyen convergerebbero gli attuali governi di Francia e Germania, per garantire il seggio a una rappresentante del Ppe, spaccare il loro asse con i Conservatori e lasciare immutati gli equilibri «vista la grave situazione internazionale».
Inoltre i sondaggi odierni fra un anno potrebbero essere diversi. Data la crisi dei Socialisti, Renew Europe lavora per costruire un’area di centro che impedisca a Ppe ed Ecr di diventare maggioranza nell’Europarlamento. I Verdi potrebbero aggiungersi in soccorso di una «larga coalizione». Insomma, le contromosse sono numerose e un anno è lungo da passare. L’impressione di rappresentanti diplomatici è che di qui al 2024 la scia sismica tra Parigi e Roma sia «destinata a durare», alternandosi a fasi di quiete.
Si vedrà come il governo italiano saprà muoversi, evitando l’isolamento nell’Unione e mantenendo nel contempo saldo il legame con gli Stati Uniti. Non sono contemplati errori. Così come appare chiaro che non c’è nulla di personale nel rapporto complicato tra Meloni e Macron: «La questione è politica». E in questa sfida la premier rischia l’accerchiamento. Che però non potrebbe completarsi senza una sponda in Italia.