Sondaggio Europeo, gli italiani i più contrari alla guerra

Lorenzo Giarelli  il Fatto Quotidiano 24 febbraio 2023
 
Gli italiani: basta armi e per 2 su 3 rischio atomica
 
“L’ Italia rappresenta un caso anomalo, in quanto la maggioranza degli intervistati (41 per cento) è a favore della conclusione della guerra il prima possibile”.

 

A leggerla così, viene persino da meravigliarsi che essere “a favore della conclusione della guerra il prima possibile” costituisca ununicum, qualcosa di strano, “anomalo” appunto. Ma quel che conta è la sostanza: da un anno tutti i sondaggi concordano nel dire che la maggioranza degli italiani è contraria all’invio di armi in Ucraina, contraria all’aumento delle spese militari, contraria a ogni iniziativa che possa provocare u n’ esca lati on. Punti fermi ribaditi dall’ultima indagine Demopolis e che fanno rima con una ricerca appena pubblicata dall’European council of foreign relations , uno dei più noti think tank europei, in occasione dell’anniversario dell’aggressione russa all ’Ucraina.

L’ente ha svolto migliaia di interviste in 9 Paesi Ue e in alcune grandi potenze globali (Usa, Cina, Russia, India, Gran Bretagna, Turchia) riuscendo così a confrontare la percezione della guerra sia tra l’Oc – cidente e il resto del mondo sia tra gli Stati membri dell’Unione europea.

 ED È PROPRIO QUI che emergono le specificità dell’Italia. In Europa, infatti, l’opinione prevalente, scelta in media dal 38 per cento degli intervistati, è che “l’Ucraina debba riconquistare tutto il suo territorio”, anche se questo “d o v e sse causare una guerra più lunga o un numero maggiore di morti e sfollati tra gli ucraini”. Solo il 30 per cento ritiene invece che il conflitto “dovrebbe cessare il prima possibile”, anche a costo “di perdite territoriali per l’Ucraina a vantaggio della Russia”.

In Italia le proporzioni si ribaltano: il 41 per cento è a favore dell’immediata conclusione della guerra, mentre solo il 26 per cento chiede che si vada avanti finché Kiev non sarà tornata in possesso di tutti i suoi territori. Ancora: che cosa spinge l’Occidente a sostenere così tanto Zelensky? Anche qui Ecfr rileva differenze tra le risposte italiane e quelle di altri Paesi. Negli Stati Uniti, la maggioranza relativa (36 per cento) crede che il motivo principale sia “preservare la democrazia dell’Uc ra ina ”, in linea con quanto dichiarato da Joe Biden.

Nel Regno Unito questa percentuale cala al 20 per cento, in Europa al 16 per cento. Ma è il dato italiano a crollare più di tutti: 10 per cento.

Nel nostro Paese la maggioranza (43 per cento) ritiene invece che gli aiuti all’Ucraina servano a preservare “la propria sic urezza”, molto più che “l’i n t e g ri t à territoriale di Kiev” (9 per cento). E se oltre la metà degli intervistati in Usa e Ue (55 e 54 per cento) ritiene la Russia “un avversario”, in Italia questa definizione è condivisa solo dal 39 per cento, con un altro 15 per cento (in linea col resto dell’Occidente) che invece la ritiene “un rivale”.

Quasi un italiano su 4 (23 per cento) considera la Russia “un partner necessario”. In questo contesto appaiono allora coerenti i dati dell’ultima ricerca dell’istituto Demopolis di Pietro Vento. Il sondaggio indica che il 48 per cento considera “inopportuno” un nuovo invio di armi a Kiev (il 43 per cento è invece favorevole, con una particolarità: solo il 25 per cento tra gli elettori leghisti dice sì), ma soprattutto più di 2 italiani su 3 (68 per cento) temono “molto o abbastanza” il rischio di “una escalation nucleare e di una terza guerra mondiale”.

Soltanto il 25 per cento si definisce tranquillo rispetto a questi scenari. È anche per questo che ben l’86 per cento degli intervistati è contrario a “un intervento diretto in guerra della Nato e dell ’It a l i a ”, ipotesi evidentemente collegata al pericolo atomico. Molto meglio quindi limitarsi (81 per cento di favorevoli) all’invio di “aiuti economici” e “all ’accoglienza dei profughi”. ©

 

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