Carmelo Lopapa La Repubblica 27 febbraio 2023
Vince Schlein, il lampo nel buio
Per la prima volta una segretaria a capo della sinistra. Ora la sfida a Meloni
È un lampo nel buio. Stavolta si accende a sinistra. Squarcia il cielo italiano in modo ancor più fragoroso, perché meno prevedibile e annunciato, rispetto a quanto avvenuto a ottobre, quando la prima donna è stata chiamata a guidare il governo. Elly Schlein diventa “la segretaria” del più importante partito di centrosinistra e d’opposizione 127 giorni dopo l’ingresso a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni. E forse tutto si tiene.
Troppo facile e perfino banale tuttavia ridurre quanto accaduto in queste ore a un riflesso emulativo dell’altro emisfero politico. Ha avuto la meglio piuttosto, anche alle nostre latitudini, quel che gli americani chiamano il “fattore entusiasmo”. La papessa straniera chiamata da elettori e simpatizzanti (non dalla maggioranza degli iscritti) a guidare i dem ha ri-motivato un intero popolo.
Ha trascinato materialmente ai gazebo centinaia di migliaia di elettori che negli ultimi cinque mesi avevano rinunciato a dire la loro alle Politiche, prima, e alle Regionali in Lombardia e Lazio, poi. Il tutto, giocando la partita sul terreno dei diritti civili, del lavoro, dell’equità sociale. Il “partito dei diritti” ha scongelato nuove forze. Nonostante i quasi sei mesi di letargo, verrebbe da dire, nonostante la sua vecchia classe dirigente.
Possibile, anzi probabile che a pesare sia stato anche l’avvento della destra (vecchia anche quella) alla guida del Paese.
L’ascesa dei Valditara e dei Piantedosi, all’ombra di Meloni. Ovvero di chi non è in grado di intervenire con fermezza di fronte al pestaggio fascista di studenti o di muoversi a compassione davanti alla spiaggia di Crotone sulla quale muoiono 59 innocenti, tra donne e bambini. Forse da domani si leverà una voce “contro” cotanto orrore.
Di certo, prende corpo da oggi un Partito democratico inedito. Diverso da quello degli ultimi anni ma anche dalla creatura politica creata da Walter Veltroni. La soglia del milione di votanti alle primarie di ieri è lontano dal milione e seicentomila delle primarie 2019. Figurarsi dai tre milioni del 2007 veltroniano, appunto.
Ma da quel milione espressione del Paese reale si leva una domanda politica che obbliga la futura e si spera nuova classe dirigente a dare risposte altrettanto nette, inedite, magari contro corrente. Comunque in discontinuità con quelle stanche, logore e forse sbagliate dell’ultimo decennio.
Con Elly Schlein, quella che non è stata “vista arrivare”, come ironizzava lei ieri notte, il Pd forse uscirà definitivamente dalle sue “stanze”. Per tornare “amico dei ragazzi di strada”, per citare Majakovsky. Si tratterà solo di capire se ne sarà davvero capace. Ancora capace. Fuori dai ministeri e dagli assessorati, dalle direzioni e dalle segreterie.
Non fosse altro perché la trentasettenne deputata in quelle stanze, in quelle direzioni, in quelle segreterie non è mai entrata. La tessera dem l’ha sottoscritta poche settimane fa giusto per partecipare alle primarie. E vincerle, prendendosi tutto con un tratto identitario fortemente di sinistra.
La neo segretaria, la prima segretaria, viene percepita come estranea alla nomenclatura. Adesso per lei si apre una doppia sfida. La prima, sottrarsi all’abbraccio mortale delle vecchie cariatidi centriste e “sinistre”, degli intramontabili signori delle correnti del Pd che hanno scommesso su di lei per perpetrare il loro potere e la loro anacronistica sopravvivenza politica.
La seconda: evitare che quello stesso partito che ha coltivato per anni la presunzione dell’autosufficienza si trasformi in una orgogliosa “ridotta” di sinistra. Un vessillo di pura testimonianza. È un film già proiettato in Francia. Sarebbe un passo esiziale verso l’estinzione di un centrosinistra che metà dell’elettorato di questo Paese non può e non vuole permettersi. Tanto più nell’era della destra al potere. Si tratterà di tenere insieme in un unico partito l’ala più riformista, comunque forte anche se non più maggioritaria, con la sinistra ed evitare nuove drammatiche scissioni.
Se saprà vincere la doppia sfida nella sua metà del campo, allora Schlein potrà lanciare la terza, quella più importante, a Giorgia Meloni. Ci vorrà del tempo, servirà prima una lunga e salutare traversata nel deserto, in cui però la sinistra con una leadership finalmente forte e riconoscibile potrà dire la sua.
Il messaggio lanciato ieri da un milioni di elettori in fondo non dice altro: un’opposizione è ancora possibile. È ora che si faccia sentire.