Salvini sfida il Colle “Serve un’altra stretta sui migranti in arrivo”

Tommaso Ciriaco La Repubblica 7 marzo 2023
Salvini sfida il Colle “Serve un’altra stretta sui migranti in arrivo”. Ma Meloni frena l’alleato
Poche ore dopo la strage di Cutro, i deputati leghisti ripropongono alla Camera i decreti sicurezza del ministro. Il ruolo chiave di Mantovano. La premier sui social: “L’Italia non può rimanere più sola. Non vogliamo più ritrovarci a piangere tragedie come Cutro”

È l’ora dei sospetti. Quando scopre che i deputati leghisti, poche ore dopo la strage di Cutro, hanno imposto in Parlamento un’accelerazione per limitare i permessi di soggiorno, Giorgia Meloni non gradisce. Comprende che la partita con Matteo Piantedosi nasconde, in realtà, una sfida lanciata da Matteo Salvini.

I due ministri giocano di sponda. Provano e proveranno a favorire un giro di vite sull’immigrazione, nonostante gli eventi tragici. Il timore di Palazzo Chigi è che tra le pieghe dei testi attesi nel consiglio dei ministri di giovedì a Cutro il Viminale provi a far entrare anche alcune norme dei decreti Salvini, già abolite nel 2020. Tutto per mettere in enorme difficoltà la leader.

E per stringerla in una morsa: da una parte costretta a tenere conto del richiamo durissimo del Quirinale, dall’altra obbligata a difendere formalmente l’operato dell’Interno e dei Trasporti — da cui dipendono Guardia di Finanza e Guardia Costiera — senza lasciare al Carroccio il monopolio della strategia della “fermezza”.

La reazione della Presidenza del Consiglio è immediata. Avoca a sé il dossier migratorio finora in capo al Viminale, con il supporto del sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano. Una collegialità, quella tra Palazzo Chigi e gli Interni, che è parente stretta di un commissariamento.

L’idea di Meloni è portare in Calabria un pacchetto di norme ampio, ma non troppo divisivo: inasprimento delle pene per gli scafisti, di certo. Nuovi fondi per i centri di identificazione ed espulsione, in modo da migliorarne le condizioni di permanenza. L’ambizione è quella di muovere anche un primo passo sui flussi, allargando subito di ventimila unità la graduatoria per gli ingressi prevista il prossimo 27 marzo (e poi forse di altri sessantamila per la fine dell’anno).

E ancora: provare a rafforzare i corridoi umanitari da Libia e Pakistan (da dove arrivano gli afghani) e — sul fronte opposto — stanziare risorse da investire in accordi bilaterali con alcuni Paesi per i rimpatri. Che il piano sia questo lo si intuisce leggendo un post serale con cui la leader promette di attivarsi nel consiglio dei ministri e poi in Europa contro i trafficanti: «L’Italia non può rimanere più sola. Non vogliamo più ritrovarci a piangere tragedie come Cutro: è nostro dovere, morale prima che politico, fare di tutto per evitare che si ripetano».

Sospetti e tensioni, si diceva. Che faticano a restare negli argini. Al mattino, Palazzo Chigi nega che Meloni abbia convocato Piantedosi e che esistano dissidi. La realtà è ben diversa. I due anche nelle ultime ore si sono confrontati, lontani da occhi indiscreti, perché c’è da definire la posizione che il titolare dell’Interno terrà oggi in Aula alla Camera, ricostruendo le fasi del naufragio. Un passaggio delicato, un punto fermo che sarà poi valutato anche alla luce dei riscontri delle indagini avviate dagli inquirenti. Di certo, Meloni non sarà stamane tra i banchi del governo ad ascoltare il suo ministro.

Ma dietro questa dinamica tra Palazzo Chigi e Viminale si staglia la figura del vicepremier leghista. E si intravede una strategia che ha fatto infuriare Palazzo Chigi. Giovedì scorso — a meno di 96 ore dal tragico naufragio — Salvini ha dato mandato ai suoi deputati di far calendarizzare alla Camera un provvedimento che ripropone norme dei suoi decreti sicurezza. Tra queste, l’abolizione dell’allargamento dei criteri per accedere alla protezione speciale, l’abbassamento della soglia di pericolo in caso di ritorno nel Paese di origine per respingimento, la cancellazione della convertibilità della protezione speciale in permesso per lavoro. La notizia trapela poche ore dopo le parole di Mattarella. E configura una sfida diretta al Colle, ma anche uno sgambetto alla leader.

Le prossime ore serviranno anche a individuare vincitori e vinti di questa battaglia nel cuore del governo. Il resto sono dettagli simbolici e logistici non banali. Il consiglio dei ministri dovrebbe svolgersi in una sala del Comune di Cutro (e non nella Prefettura di Crotone, come ipotizzato), pare anche per evitare l’incrocio con il sindaco del capoluogo che ha scritto la lettera aperta a Meloni. Il timore di Palazzo Chigi è quello che possano esserci contestazioni, durante la giornata nel crotonese: l’allerta è alta. La volontà è comunque quella di immaginare uno o più momenti emblematici: una visita della premier sulla spiaggia del naufragio, un incontro con i parenti delle vittime ospitati dalla Regione Calabria.

Resta il fatto che l’immigrazione è terreno di scontro durissimo anche con l’opposizione. In questo senso, ecco un dettaglio destinato ad aprire altre crepe: il deputato di +Europa Riccardo Magi ha chiesto di abbinare il provvedimento leghista sui decreti Salvini all’esame della sua proposta che modifica la Bossi-Fini, prevedendo ingressi per chi cerca lavoro e la regolarizzazione di chi è già in Italia e incrocia un datore di lavoro. Per regolamento, l’esame dei due testi — pure opposti — sarà congiunto. Scintille garantite.

 

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.