Enrico Franceschini La Repubblica 12 marzo 2023
La Premier League contro la Bbc. “Senza Lineker niente interviste”
Una tempesta perfetta scuote la Bbc, creando una delle crisi peggiori della sua gloriosa storia.
Prima è venuta la decisione di sospendere Gary Lineker, ex giocatore della nazionale, da oltre vent’anni conduttore di “Match of the Day”, la Domenica Sportiva inglese, colpevole agli occhi dell’azienda di avere violato le norme interne sull’imparzialità politica con un tweet in cui afferma che la politica del governo britannico sui migranti usa «un linguaggio da Germania nazista».
Il Guardian ha rivelato che la “zietta”, com’è affettuosamente soprannominata da queste parti la radiotelevisione pubblica, ha censurato un altro monumento nazionale, David Attenborough, dirottando su iPlay, la tivù “on demand”, l’ultima puntata di un nuovo documentario del grande naturalista: perché la sua aspra denuncia dei danni subiti dall’ambiente nel Regno Unito poteva irritare Downing Street.
Quindi la Premier League ha dispensato giocatori e allenatori dall’obbligo contrattuale di concedere le interviste pre e postpartita a “Match of the Day”, su pressioni degli stessi calciatori che volevano manifestare solidarietà a Lineker. Del resto, da chi avrebbero potuto farsi intervistare? Gli studi sono rimasti vuoti: mezza dozzina di mezzibusti dello sport hanno boicottato i programmi del weekend, anche loro solidali con il presentatore. «La Bbc si è asservita al governo», accusa Keir Starmer, leader dell’opposizione laburista, riferendosi alla sospensione di Lineker.
«Che la Bbc censuri una delle voci più autorevoli sul cambiamento climatico è una imperdonabile inadempienza dei suoi doveri», gli fa eco Caroline Lucas, deputata dei Verdi, alludendo alla censura contro Attenborough. «Ammutinamento alla Bbc», riassumono l’atmosfera i tabloid. In un comunicato interno finito in mano al Guardian, la Bbc ammette di essere in difficoltà: «Ci dispiace che i programmi sportivi di questo fine settimana siano ridotti e stiamo lavorando per risolvere la situazione nel più breve tempo possibile».
Dichiara il direttore generale Tim Davie: «È un duro colpo ma non mi dimetto». Il pasticcio tuttavia ormai è fatto. L’azienda era appena uscita dalla bufera di accuse al suo presidente Richard Sharp, un exbanchiere ed excollaboratore di Boris Johnson che, due settimane prima di ricevere l’incarico, ha aiutato il leader conservatore a ottenere un prestito equivalente a quasi un milione di euro, in quello che appariva come un plateale do ut des. «Evidentemente è ammissibile avere un presidente sospettato di favoritismi al premier per ottenere il posto, ma non che un presentatore esprima le proprie idee su Twitter», commenta Alastair Campbell, exportavoce di Tony Blair.
Anche il laburista Blair, quando era primo ministro, mise a capo della Bbc un uomo vicino al suo partito, Greg Dykes: la differenza è che, sotto quest’ultimo, gli attacchi al governo aumentarono, fino a sostenere che il premier aveva mentito al parlamento sulle ragioni per la guerra in Iraq (un’inchiesta lo smentì ma le ombre permangono). «Con il comportamento odierno», dice adesso Dykes, «la Bbc ha perso credibilità».Il risultato immediato è un sabato e domenica di calcio “senza parole”, come in certe vignette: si vedono le immagini delle partite, ma conduttori, commentatori e calciatori tengono la bocca chiusa. Milioni di tifosi non la prenderanno bene, così come gli ambientalisti non perdoneranno la scelta di tagliare l’ultima puntata del documentario di Attenborough.
Lineker è il volto più pagato della Bbc (quasi 2 milioni di sterline l’anno), il 96enne sir David è alla Bbc da oltre mezzo secolo, aveva la regina per amica, viene venerato da tutti. Ma il risultato a lungo termine rischia di essere ancora peggiore. Dall’avvento al potere di Boris Johnson nel 2019 fino all’attuale governo di Rishi Sunak, i conservatori provano a mettere il bavaglio alla leggendaria British Broadcasting Corporation. Rinnegando la frase in calce alla statua di George Orwell, davanti alla sede storica della Bbc, in cui lavorò anche lo scrittore: «Se libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire ciò che la gente non vuole sentire».