La riforma fiscale la conosce Fubini, non Cgil Cisl Uil

Federico Fubini Corriere della Sera 15 marzo 2023
Riforma fiscale e flat tax: arrivano le deduzioni per i lavoratori dipendenti
Deduzioni delle spese effettuate per poter lavorare anche a favore dei lavoratori dipendenti. «Razionalizzazione» del numero e dell’entità delle aliquote dell’imposta sul valore aggiunto (Iva). Riscrittura delle accise sui prodotti energetici e sull’elettricità «in modo da tener conto dell’impatto ambientale di ciascun prodotto», cioè favorendo l’energia e i carburanti verdi.

Sono alcune delle novità che fanno capolino nella bozza del testo della legge delega al governo per la riforma fiscale, sul tavolo del Consiglio dei ministri domani. Spicca anche il fatto che non sia menzionato espressamente del dispositivo su 18 articoli e trenta pagine il passaggio da quattro a tre scaglioni dell’imposta sulle persone fisiche (Irpef), al quale il ministero dell’Economia chiaramente pensa. Al suo posto si parla di una «transizione del sistema verso l’aliquota impositiva unica» che, a parole, ha tutta l’aria di essere il proclama della flat tax sui redditi personali come obiettivo (teorico) della riforma fiscale. Ma ecco alcuni dei passaggi della bozza della delega, in attesa di vedere se essa sarà confermata e varata dal governo.

Una sorpresa della delega è senz’altro all’articolo 5, comma 2.2: «La possibilità di consentire la deduzione dal reddito di lavoro dipendente e assimilato, anche in misura forfettizzata, delle spese sostenute per la produzione dello stesso». Insomma un impiegato o un operaio dovrebbero poter dedurre dal loro imponibile Irpef, per esempio, il costo in trasporto pubblico o privato di recarsi al lavoro. Nei redditi su cui si possono applicare detrazioni, deduzioni «o benefici a qualsiasi titolo» si contano anche quelli «assoggettati ad imposte sostitutive». In sostanza chi gode degli sconti fiscali della cedolare secca sugli affitti, potrà aggiungere ad essi gli altri benefici.

Spicca poi il fatto che, appunto, non si parli dell’obiettivo delle tre aliquote Irpef. Ci si propone invece «la revisione e graduale riduzione dell’Irpef, nel rispetto del principio di progressività e nella prospettiva della transizione del sistema verso l’aliquota impositiva unica». Insomma una Irpef fatta a forma di flat tax, almeno come bandiera. Più sotto (articolo 5 comma 2.1) si conferma implicitamente l’obiettivo quando si parla di «progressiva applicazione del medesimo carico impositivo Irpef, indipendentemente dalla natura del reddito prodotto»: cioè valida per lavoratori autonomi come per i dipendenti. L’impressione è che nel governo su questo punto sia in corso un difficile confronto, con la Lega che cerca di salvare il vessillo della flat tax. Al contrario Maurizio Leo, il viceministro dell’Economia di Fratelli d’Italia che ha curato la delega, sembra concentrato sui tre scaglioni Irpef.

Si cita poi una «imposta sostitutiva» dell’Irpef su tutto il reddito incrementale superiore a quello più elevato di uno dei tre anni precedenti. E anche un «regime peculiare» per i dipendenti «che agevoli l’incremento di reddito» di un anno rispetto all’anno prima. In sostanza, nella delega la flat tax «incrementale» è viva e vegeta. Non è indicato invece alcun incentivo fiscale alla produttività del lavoro, vero male quarantennale dell’economia italiana. Tutto questo naturalmente costerebbe molto o moltissimo, a seconda di come si fa.

Ma riguardo alle coperture la delega si limita ad indicare un intervento sulla giungla delle 720 misure di agevolazione fiscale di cui è crivellato il sistema. Senza troppi dettagli, se non per salvaguardare la famiglia e le sue spese. Si parla di «riordino delle deduzioni, delle detrazioni e dei crediti d’imposta con particolare riguardo al nucleo familiare, alla tutela del bene casa e di quello della salute delle persone, dell’istruzione, della previdenza complementare, nonché degli obiettivi di miglioramento dell’efficienza energetica e del rischio sismico del patrimonio edilizio esistente». Insomma anche i bonus-casa sembrano al riparo dai tagli.

Pochi i dettagli anche su come cambierà l’imposta sui redditi delle società (Ires). Qui si parla solo di «riduzione dell’aliquota in caso di impiego in investimenti, con particolare riferimento a quelli qualificati, e in nuove assunzioni, di una somma corrispondente, in tutto o in parte, al reddito entro i due periodi d’imposta successivi». In sostanza si è detassati subito se ci si impegna a fare investimenti o assumere nei due anni prossimi. Però non sono specificati i tipi di macchinari o le categorie di lavoratori da incentivare. Né è chiaro cosa succede se, magari per un cambio del quadro economico, l’azienda ferma i suoi piani di spesa. La misura spinge nella (giusta) direzione di avere più investimenti, ma anche qui il costo per l’erario può essere elevato. La bozza parla poi di «rimodulare» le accise «per tener conto dell’impatto ambientale» e «promuovendo l’uso di prodotti energetici da biomassa o rinnovabili». Chi inquina meno, paga meno (o viceversa).

 

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