C’è Orban alle porte, cortocircuito Pd sulle alleanze

Monica Guerzoni Corriere della Sera 13 agosto 2022

 

Orlando: «Da questa destra tentazione “democratura”.
La rottura con i 5 Stelle? Non ne sono contento»

 

Il ministro del Lavoro: «Dal terzo polo di Calenda e Renzi vedo fuoco diretto contro Letta.
Il congresso? Farlo ora sarebbe una scelta incredibile»


Andrea Orlando legge nelle parole di Berlusconi la tentazione di imprimere alle istituzioni una piegatura tipica delle «democrature», termine che fonde insieme democrazia e dittatura.

«Oggettivamente suona come un attacco irresponsabile al Colle — attacca il ministro del Lavoro — Mattarella resta l’unico punto di riferimento di tutti gli italiani in una fase di grave incertezza. La dichiarazione di Berlusconi è anche la spia di un disegno».

Quale disegno?

«La destra vuole una concentrazione di poteri e un equilibrio diverso rispetto alla tradizione delle democrazie europee. Non ci troviamo di fronte a nostalgici di regimi del passato, ma ad ammiratori di regimi del presente. Mi riferisco a forme di democratura con le quali non casualmente hanno flirtato gli esponenti della destra italiana».

Il Pd teme che, se Meloni va a Palazzo Chigi, la destra possa chiedere un passo indietro a Mattarella in quanto eletto dal vecchio Parlamento?

«Meloni non vincerà, ma mi sembrerebbe una interpretazione molto arbitraria della Costituzione. Una richiesta di questo genere sarebbe il segno di una volontà strumentale di piegare l’insieme delle istituzioni al dominio di una nuova maggioranza. Esattamente ciò che divide la democrazia dalle democrature. In entrambe si vota, ma nelle democrazie esiste un bilanciamento dei poteri e nelle democrature no».

Per Fratoianni, Berlusconi resta «il caimano». Pensate di contrastare l’avversario demonizzandolo?

«Non penso si debba demonizzare, dobbiamo semplicemente spiegare qual è il modello di riferimento delle destre italiane. Non è l’Inghilterra, la Francia, o la Germania, ma la Polonia, l’Ungheria e per alcuni la Russia di Putin. Io non mi sono mai cimentato nell’antiberlusconismo professionale, ma Berlusconi è colui che ha introdotto il veleno populista nel sistema democratico italiano».

Se la destra è il pericolo che dite, perché non avete riunito tutte le forze che sono contro, da Conte a Renzi?

«È una domanda che continuiamo a farci e la risposta è che il Pd è la forza che si è caricata di più il tema dell’unità. Conte, facendo cadere Draghi , ha offerto una enorme opportunità alla destra e Renzi ha sempre voluto lavorare per la costruzione di un progetto distinto dal centrosinistra. Io non sono contento della rottura, ma a poche ore dalla presentazione delle liste mi pare irrecuperabile».

È ancora possibile unire le forze?

«Con i 5 Stelle governiamo in comuni e regioni, a partire dal Lazio. L’avversario resta la destra e il dialogo non si romperà, ma non ci sono le condizioni per un’alleanza politica. Scelte diverse sulla questione cruciale del governo hanno reso difficile dare credibilità all’alleanza e lo dice uno che si è speso fino all’ultimo perché non fosse reciso quel filo. Oggi è davvero complicato rimettere insieme i cocci ».

Avete perso in partenza?

«Le elezioni non sono perse. Col 40% di indecisi e il numero di astenuti delle amministrative l’esito è completamente aperto. Il punto fondamentale è smetterla con una lettura politicista e con l’inseguire questo o quel narcisismo. Alle alleanze si è dedicato sin troppo tempo, ora bisogna rafforzare il profilo del Pd parlando al malessere degli italiani in difficoltà».

Il Pd ha nostalgia dei Ds, come rimprovera Bonaccini?

«Credo fosse una battuta, se guardo all’organigramma del Pd. Se guardo al clima nel Paese dico che occorre una proposta chiara sul tema protezione. Il bagno di realtà che Bonaccini sollecita io l’ho fatto passando da un tavolo di crisi all’altro e non mi ha mai rimproverato nessuno perché il Pd era troppo a sinistra. Le persone chiedono come si rivalutano pensioni e salari, come si evita l’aumento degli affitti, come si combatte la precarietà, come si consegna un pianeta non invivibile alle nuove generazioni. Non si chiedono se siano cose di destra o sinistra, sanno però che passano attraverso la lotta alle diseguaglianze».

Il terzo polo di Renzi e Calenda nasce per impedire la vittoria della destra, o per mettere in difficoltà il Pd?

«A me sembra un coacervo di forze contro il Pd. Nelle prime 24 ore di vita del terzo polo ho visto il fuoco diretto contro Letta e immeritati complimenti a Meloni».

Le critiche di Bonaccini a Letta aprono il congresso?

«Alcune affermazioni possono aver dato questa impressione. Ma conoscendo lo spirito di appartenenza di Bonaccini lo escluderei, sarebbe una scelta incredibile in un momento cruciale come questo».

La sinistra del Pd avrà difficoltà a votare Casini, Tabacci, Di Maio?

«Il Pd può tornare alla vocazione maggioritaria anche includendo rappresentanti di storie differenti. Ciò che è essenziale è dare il segno che si chiude la stagione nella quale la sinistra ha fatto coincidere il riformismo con il liberismo. Le riforme che sta facendo la sinistra in Europa guardano alla lotta alla precarietà, al salario minimo, alla transizione ecologica. Il riformismo è evitare che sia la nascita a segnare il destino di una persona».

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.