Per Letta l’incubo quota 20%, partito in conclave a piazza del popolo

 

Wanda Marra il Fatto Quotidiano 24 settembre 2022
 
Letta parla sul palco: capannello dei big Pd per la successione
 
Sotto il tendone, dietro al palco, Enrico Letta, il segretario, seduto da solo, prende appunti per il suo discorso. A pochi metri, in piedi, Stefano Bonaccini, l’eterno candidato, lima il proprio. E in una panchina a pochi metri Elly Schlein, l’astro nascente, si prepara a intervenire.

 

Quasi accanto al presidente della Regione Emilia-Romagna, i ministri, Dario Franceschini, Lorenzo Guerini e Andrea Orlando improvvisano una riunione. Il congresso è già iniziato e i tre big si posizionano per guidare la transizione: se il Pd non verrà travolto, l’obiettivo sarà lasciare il segretario al suo posto, fino alla scadenza naturale, a marzo. Per cercare di arginare l’ascesa di Bonaccini, ma soprattutto del nuovo gruppo dirigente che avanza, identificato nei sindaci (Antonio Decaro, Dario Nardella, Andrea Gnassi, Giorgio Gori). Non sono tanto le parole, mal’atmosfera, che racconta di una sconfitta annunciata, che si aspetta solo di misurare nella sua entità. Il pareggio con i Cinque Stelle è un incubo che potrebbe prendere forma. E così, tutti parlano solo di sondaggi, più o meno segreti, si affidano a qualche tendenza che sembra leggermente migliore dei giorni precedenti.

MA POI C’È la piazza, vuota per due terzi. In questi casi, c’è sempre qualcuno che cita Nenni (“piazze piene, urne vuote”), ma è l’energia che manca. C’è poca gente (il giorno prima il centrodestra ne aveva portata tre volte tanta), ma c’è anche poca curiosità: per.Fratelli d’Italia si è mobilitata tutta la stampa internazionale. Il “modello Giorgia” potrebbe diventare un caso da replicare in Europa, il modello Pd è noto e ha esaurito la sua spinta propulsiva. Negli ultimi giorni, lo sport preferito tra i dem è stato prefigurare per il dopo una novella alleanza con i Cinque Stelle: dalla Schlein a Orlando, dallo stesso Bonaccini a Emiliano. Ma ieri c’erano tutti, dopo mesi di latitanza e distinguo. Due minuti per uno. Con Vincenzo De Luca, presidente della Campania che arringalafolla ammettendo che sì, “non offriamo un segretario scoppiettante e pirotecnico” e il presidente della Regione Puglia che si conquista l’abbraccio del segretario, quando scende dal palco. Qualche passaggio di un pomeriggio decisamente mesto sottolinea scelte discutibili di scaletta. Guerini racconta di essere appena stato a Kiev, dove “ho incontrato Zelensky e altri esponenti del governo, ho visto la devastazione dell’aggressione di Putin. Ho visto case sventrate dai bombardamenti, ho visto il dolore di un popolo e la volontà di resistere”. E mette la difesa dell’Ucraina in contrapposizione con le parole del centrodestra. Quando finisce di parlare, partono le note di Bella ciao. La canzone partigiana, che fa parte della tradizione fondativa della sinistra italiana, nella sua trasformazione in Inno per Kiev sembra un po’ un’operazione a tavolino. Effetto straniante pure sentire Orlando promettere che “se vinciamo ci candidiamo a costruire una società diversa e più umana”. Il Pd è al governo quasi ininterrottamente da 11 anni: le promesse di cambiamento non possono di certo scaldare gli animi. Forse proprio perché è il volto più nuovo è la Schlein quella che si conquista l’applauso più sentito. Per ultimo, sale sul palco Letta. Intorno a lui, tutto il partito. A sottolineare che il risultato sarà il risultato di tutti, nessuno si senta assolto. Accenti di sincerità quando si dice colpito dal coro di “Enrico, Enrico” che lo accoglie sulle note di Live is Life. Nel ruolo di capopopolo non s’era mai visto neanche lui, che infatti ha scelto di puntare la sua ultima settimana di campagna elettorale più sulla visita a Olaf Scholz in Germania, che sulle politiche del lavoro, per dire. Alla sua ultima giornata prima del silenzio, Letta ci tiene ancora a consegnare il messaggio: “La rimonta è possibile”. E poi chiude: “Viva l’Ue, l’Italia democratica e progressista, viva il Pd. Andiamo a vincere”. Poi, parte l’inno di Mameli. Appuntamento a domenica notte. Si prevedono lacrime e congiure.

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