La soffiata, gli 007, il blitz noi giornalisti d’inchiesta come in una serie Netflix

Christophe Berti La Repubblica 19 dicembre 2022
La soffiata, gli 007, il blitz noi giornalisti d’inchiesta come in una serie Netflix
Il racconto del direttore di Le Soir, che ha rivelato il caso

 

Servizi segreti, flagranza di reato, montagna di denaro nero in una valigia e negli angoli di diverse case opulente nei quartieri chic di Bruxelles, personaggi politici in prigione, grande terremoto politico: i giornalisti di Le Soir– che hanno rivelato lo scandalo che scuote il Parlamento europeo – hanno vissuto questa sequenza come una vera e propria serie Netflix. Con colpi di scena e dettagli nitidi. Ma sfortunatamente per l’Europa e i suoi valori fondamentali, questa non è una finzione. Piuttosto la triste realtà di una corruzione che affligge le nostre istituzioni e dà un ulteriore aiuto all’ascesa del populismo.

Per Le Soir, il lavoro inizia a settembre. Due giornalisti investigativi della nostra redazione, Joel Matriche e Louis Colart, ricevono una “soffiata” secondo cui un’indagine senza precedenti intorno al Parlamento europeo avrebbe potuto coinvolgere potenze straniere decise a influenzare le decisioni europee. Bomba atomica. Ma bisogna controllare, incrociare le fonti, trasformare le voci in informazioni. Ci lavoriamo con un collega fiammingo, Kristof Clerix, della rivistaKnack, un settimanale, con discrezione. Le riunioni, come spesso accade da noi, si svolgono senza un telefono cellulare nella stanza. Paura delle intercettazioni ambientali. Fonti vicine alle indagini confermano la serietà delle nostre informazioni, ma le date non sono chiare. Perché in questa questione esplosiva e delicata c’è un altro fattore, decisivo, che costringe la polizia belga a camminare su dei gusci d’uovo: l’immunità parlamentare europea. Fondamentalmente, se la polizia vuole intercettare un parlamentare o perquisire il suo ufficio, deve chiedere il permesso.
Spetta quindi agli inquirenti lavorare sui personaggi non protetti da questa immunità : Antonio Panzeri, Francesco Giorgi, Luca Visentini, Niccolò Figà-Talamanca. La polizia vuole agire durante la Coppa del Mondo e teme che tutto questo piccolo mondo parta per le vacanze di Natale e non torni. Quindi è venerdì 9 che tutto esplode. Dobbiamo aspettare che Giorgi lasci la sua casa. È stato arrestato per strada e la macchina giudiziaria è stata messa in moto: 20 perquisizioni, arresti e l’ufficializzazione dell’indagine. Con un colpo di scena degno di un film: nel loro piano iniziale gliinvestigatori non immaginavano di raggiungere immediatamente Eva Kaili, vice presidente del Parlamento. Ma l’arresto a sorpresa di suo padre, che lascia un hotel con una valigia piena di soldi, consente di saltare la serratura dell’immunità con l’unico elemento possibile: flagranza di reato. Gli agenti di polizia che hanno effettuato le perquisizioni mattutine si sono precipitati nel quartiere europeo per entrare nella casa di Kaili. E scoprono altre centinaia di migliaia di euro. Un risultato incredibile per la polizia belga, che non si aspettava un tale successo.
Per il giudice Michel Claise specializzato nella lotta alla corruzione – è a capo dell’inchiesta sulla corruzione che scuote il calcio belga – questa è una grande vittoria. Spesso dice, giustamente, che deve attaccare «fortezze con catapulte », riferendosi alla palese mancanza di mezzi finanziari della giustizia belga. Ha lanciato la catapulta nel posto giusto. Questo è l’inizio di una serie di rivelazioni, da parte diLe Soir, sui dettagli dell’indagine: come i servizi segreti hanno lanciato le ostilità prendendo di mira Panzeri, come Marc Tarabella è stato perquisito un sabato sera in extremis (in Belgio non si può perquisire una casa dopo le 21) riportando da Malta la presidente Roberta Metsola, come Giorgi ha parlato con gli investigatori, come sono coinvolti anche il Marocco e i suoi servizi segreti. Una settimana pazzesca per la nostra redazione, inondata da decine di richieste di interviste, provenienti da tutta Europa e soprattutto dall’Italia.
Che cosa ricordiamo, una settimana dopo la rivelazione di questo scandalo? In primo luogo, la polizia e la giustizia belghe, nonostante la mancanza di risorse, hanno fatto la loro parte. Speriamo che sia così anche per il processo, perché la mancanza di magistrati è lampante in Belgio. In secondo luogo, questa indagine è un’ulteriore prova che il Belgio è un obiettivo. EBruxelles in particolare. La città ha “solo” un milione di abitanti, ma ospita la sede della Commissione, del Parlamento europeo e della Nato. E così, centinaia di istituzioni, varie organizzazioni, lobbisti di ogni tipo, ecc. Il tutto formando un sistema opaco in cui denaro e politica si fondono in un cocktail che può essere pericoloso.
Infine, e questo è fondamentale per noi, l’inchiesta mostra quanto i controlli e gli equilibri della giustizia e della stampa siano indispensabili. Il giornalista serve solo l’accuratezza delle informazioni. E il giudice, rispetto della legge. Punto. Se giudici e giornalisti sono in prima linea in questo caso, è perché altre leve hanno fallito: la debolezza degli uomini di fronte al denaro, la mancanza o l’inadeguatezza degli organi di controllo europei.
E a coloro che dicono che le nostre rivelazioni, alla fine, aumenteranno il populismo in Europa, possiamo rispondere che il nostro ruolo è quello di rivelare le informazioni. Niente di più, niente di più.
Un adagio della stampa americana si adatta perfettamente alla conclusione: «Se non vuoi che sia scritto, non farlo».

 

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