Andrea Carugati il Manifesto 6 gennaio 2023
De Masi: «Caro Conte, nel Lazio sbagli a non allearti col Pd»
Il sociologo: «Il termovalorizzatore serve, quella del M5S è una battaglia antiscientifica. I dem? Arroganti come al solito, ma non ci sono ragioni valide per regalare la regione a Meloni: da Bianchi il vuoto assoluto. Pd e 5S hanno governato bene insieme, D’Amato è stato bravo sul Covid»
Mi chiede dell’intervista sul Fatto della candidata del M5S nel Lazio Donatella Bianchi? Le rispondo in modo sintetico: il vuoto assoluto». Domenico De Masi, sociologo, simpatizzante del M5S, teorico del reddito di cittadinanza, non ama usare giri di parole.
Sbaglia il M5S a rifiutare l’offerta del Pd di un’alleanza last minute alle regionali proposta dal candidato Alessio D’Amato?
Sì, sbaglia. Anche il Pd ha sbagliato molto in questa storia, arriva con una proposta all’ultimo momento dopo essersi scelto il candidato senza neppure consultare il Movimento. Sono stati tracotanti e snob come al solito, non hanno capito che non hanno più alcun monopolio nel campo progressista.
Eppure lei si accorderebbe lo stesso?
Se corrono divisi il Lazio lo prende Giorgia Meloni, è una questione matematica, non un’opinione. A Conte lo dico in modo chiaro: capisco che sottostare al diktat del Pd sia doloroso e faticoso, ma stavolta ne vale la pena.
Loro insistono che non ci si può alleare con chi vuole fare un termovalorizzatore a Roma.
È una battaglia due volte persa. Primo perché, anche se davvero il termovalorizzatore fosse inutile, non basterebbe da solo come giustificazione o alibi per regalare la regione a questa destra che ha un candidato non proprio forte. Secondo perché non credo che sia inutile. Ho parlato con diversi esperti, per almeno dieci anni non ci sono soluzioni alternative per i rifiuti di Roma.
Il M5S sostiene che, una volta realizzato tra 7-8 anni, sarà già obsoleto.
Per realizzarlo ci vorranno al massimo tre anni, e già si possono costruire delle strutture predisposte agli adeguamenti futuri. E intanto si procede con la differenziata, che è un processo lungo, soprattutto in una città che ha 26 milioni di turisti l’anno. Mi creda, questa di Conte è una battaglia antiscientifica, un bazooka che ha preso in mano e di cui ora non riesce a liberarsi.
Se lei fosse il candidato farebbe il ticket con D’Amato?
Ma sì, accetterei la vicpresidenza, e poi governando insieme cercherei di incidere anche su questo tema, di ottenere miglioramenti. In fondo i questi anni Pd e M5S hanno governato bene insieme la regione. E D’Amato da assessore alla sanità si è distinto nella lotta al Covid. E adesso invece si alleano in Lombardia e non nel Lazio: una cosa schizofrenica.
La proposta di alleanza di D’Amato le è parsa convincente o è solo strumentale?
Mi è sembrato che l’abbia detto per farsi dire di no, una buona ragione per cogliere la palla al balzo e sedersi a un tavolo. Farebbe bene anche al Pd, che non si ricorda mai che il suo vero nemico è Calenda, non il M5S: è il terzo polo che ruba i voti della borghesia ai dem, non il Movimento che pesca nelle fasce sociali più basse a cui il Pd non parla più da anni.
Pensa che ci vorrebbe un terzo nome unitario?
Non credo proprio che si possa fare in tre giorni. L’unica soluzione a questo punto è il ticket tra D’Amato e Bianchi.
Alla fine, tra un pretesto e l’altro, è assai probabile che corrano divisi.
Ha detto bene, si tratta di pretesti, di due calcoli di onnipotenza fatti da due nani. Oggi Pd e 5S insieme hanno circa il 30%, come Meloni da sola.
Conte punta a superare il Pd?
Diciamo che ha capito, da luglio in poi, che andare da solo gli fa prendere più voti, e ha paura che accordi o compromessi facciano scappare di nuovo gli elettori. Ma non credo che a Roma possa avere chissà quale risultato: la Capitale non è il profondo sud, può recuperare 2-3 punti rispetto alle politiche, ma a quale prezzo? Condannare i cittadini del Lazio a 5 anni di governo che, se va bene, sarà molto distante dai temi sociali e dalle battaglie care al M5S.
Insisto, l’obiettivo non è forse la guida del campo progressista?
Ripeto: a me pare che Conte abbia più paura di rinnegare la battaglia sbagliata sull’inceneritore che di una sconfitta alle regionali. Detto questo è vero che separarsi dal Pd alle politiche gli ha giovato, così come la posizione sulla guerra e sul governo Draghi. A luglio erano precipitati al 10%, e hanno recuperato. Io però resto dell’idea che, anche per la composizione sociale degli elettorati, i due partiti siano destinati a incontrarsi di nuovo se vogliono tentare di battere le destre. Il Pd dovrebbe espandersi nel ceto medio, il M5S nel proletariato e tra gli astenuti. Per poi colpire insieme. Mi pare invece che entrambi stiano sottovalutando la forza di questa destra.