FdI, schiaffo di Meloni al mentore Rampelli E nasce la prima fronda

Lorenzo De Cicco La Repubblica 25 gennaio 2023
FdI, schiaffo di Meloni al mentore Rampelli. E nasce la prima fronda
La leader commissaria la federazione cittadina. Il no del vicepresidente della Camera, accusato di correntismo: “Faccia retromarcia”

 

Fratelli d’Italia, a Roma, è una pentola a pressione. Al punto che perfino nel pieno di una campagna elettorale delicata come quella per le Regionali, a due settimane dal voto, qualche sbuffata di livori, vecchi e nuovi, affiora fuori da un partito considerato fino a qualche settimana fa una falange. L’ultima grana per la premier è il commissariamento della federazione di Roma, la più importante dello Stivale per iscritti e peso simbolico: Roma è la culla del melonismo, che qui scavallava il 20% già nel 2016, mentre nel resto del Paese il partito arrancava e a malapena superava il 5.

Lo scontro contrappone Giorgia Meloni al suo vecchio mentore, Fabio Rampelli, vice- presidente della Camera e fondatore della storica corrente di An dei “Gabbiani”. È lì, tra i gabbiani, che Meloni è cresciuta, fino a sganciarsi dall’orbita rampelliana, circondandosi di nuovi consiglieri e allargando il partito ad altre facce. Mentre lui, Rampelli – di questo lo accusano i colleghi di scranno che negli anni, come la premier, si sono via via affrancati – è rimasto ancorato alle vecchie logiche correntizie aennine. Continuando a “spingere” i suoi, a danno di chi fa capo ad altre cordate. Per questo non è stato promosso ministro, nonostante ne avesse i titoli più di altri. Per questo ora perde la guida del partito a Roma.

Il fatto, raccontato da Repubblica , ormai è noto: lunedì la premier ha silurato il capo della federazione romana di FdI, il deputato rampelliano Massimo Milani. L’ultima goccia è stata una manifestazione a sostegno di due candidati al consiglio regionale del Lazio, Fabrizio Ghera e Marika Rotondi, organizzata al teatro Brancaccio. A tutti gli effetti un evento elettorale per due esponenti della corrente Rampelli, ma – questa la contestazione – spacciato per appuntamento di partito, con tanto di inviti spediti dall’indirizzario di Fratelli d’Italia-Roma e un volantino che reclamizzava la presenza di due ministri, Guido Crosetto e Adolfo Urso (entrambi poi assenti).

L’ultimo di una serie di incidenti, come l’emendamento per rinviare le gare dei balneari, poi ritirato perché non concordato, presentato dalla senatrice rampelliana Lavinia Mennuni. Riavvolgendo il nastro qualche settimana più indietro, ecco un’altra mossa di Milani che aveva fatto storcere il naso, eufemismo, agli altri maggiorenti del partito: «A Natale – si sfoga un parlamentare – ha pescato dai contatti di tutti gli iscritti per inviare gli auguri, firmandoli direttamente “Massimo Milani”, anziché con un più generico “la federazione romana”». Ecco perché la premier alla fine si è decisa: partito commissariato.

Via Milani, arriva il Mr Wolf di FdI, il responsabile dell’organizzazione Giovanni Donzelli. Rampelli però non è tipo da mollare la presa. Dentro FdI raccontano di uno scambio di messaggini acceso con Meloni. Non risolutivo. E così, a sera, il capo dei Gabbiani ha chiesto esplicitamente alla leader di fare retromarcia e di ri-nominare Milani, vittima di «un equivoco generato dalle false notizie diffuse». Diffuse dalle altre correnti.

È la prima volta che qualcuno dentro il partito dice alla leader, pubblicamente: hai sbagliato. La nota di Rampelli si chiude con una stoccata nemmeno troppo velata ai vertici di FdI, accusati di doppiopesismo: «Sono convinto che un partito serio come il nostro reintegrerà Milani, vista la disinvoltura con cui altre federazioni gestiscono il rapporto tra candidati e partito».

E se non venisse reintegrato? Ai suoi, Rampelli fa una battuta: «E che devo fare, mettermi la cintura da kamikaze e farmi esplodere a via della Scrofa? ». La sensazione è che la miccia sia già innescata. E che dentro FdI sia nata la prima, vera, corrente che non risponde alla premier.

 

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