Ecco come è fallito il progetto Arabia-Italia i Mondiali 2030.

Marco Bellinazzo Il Sole 24 ore 8 febbraio 2023.
Ecco come è fallito il progetto Arabia-Italia per la Coppa 2030.
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Sauditi e Fifa nel 2020-2021 hanno promosso la candidatura con l’Egitto per i Mondiali. I dubbi del Governo Conte per il caso Regeni. Il ruolo di Infantino e il sostegno di Riad per la riconferma.

 

La Mecca. Un calciatore scaglia un pallone per aria. Una parabola arcuata che approda a Luxor, nella valle dei faraoni, dove un altro calciatore a volo lo sferra verso il cielo, spendendolo dritto nel Colosseo.

Questo breve filmato promozionale mostrato alla delegazione della Federcalcio italiana nell’aprile del 2021 avrebbe dovuto pubblicizzare e promuovere la candidatura congiunta dell’Arabia Saudita, dell’Egitto e dell’Italia ad ospitare il Mondiale di calcio del 2030.

Una candidatura, quella di Riad, che ufficialmente ancora non esiste, ma che rappresenta da tempo un punto fermo del progetto geopolitico e finanziario del governo dovendo simboleggiare, assieme all’Expo, l’epilogo del Saudi Vision 2030 e l’inizio di una nuova era per il Regno. L’Arabia Saudita, fortemente sostenuta dalla Fifa del presidente Gianni Infantino, alla fine, ha sostituito l’Italia con la Grecia. In una gara che la vedrà concorrere con la candidatura “europea” sponsorizzata dalla Uefa di Alexander Ceferin di Spagna, Portogallo e Ucraina.

E quella ufficializzata proprio ieri da Argentina, Uruguay, Paraguay e Cile che nel Centenario della Coppa – la prima edizione nel 1930 si disputò in Uruguay – aspirerebbero a celebrare l’evento in Sudamerica.

L’allineamento del piano di riforme socio-economiche ispirato dal principe ereditario Mohammed bin Salman con la prima governance globale di Infantino – in procinto di essere rieletto alla guida della Fifa il prossimo 16 marzo nel congresso che si terrà a Kigali, in Ruanda – è stato rinsaldato lo scorso 1° febbraio in Bahrein, durante l’incontro annuale della Confederazione calcistica asiatica. Incontro in cui l’Arabia Saudita ha conquistato un seggio nel Consiglio della Fifa, attribuito al presidente della federazione Yasser Al-misehal.

E ha conquistato anche l’assegnazione della Coppa d’Asia di calcio del 2027.

Segnali diplomatici della crescente influenza saudita nel calcio globale. Insieme all’acquisto del Newcastle, già ai vertici della Premier. E l’ingaggio di CR7 da parte dell’Al-Nassr. Primi passi ufficiali verso la Coppa del Mondo del 2030 (o al massimo di quella del 2034). Per questa candidatura che ancora ufficialmente non esiste, tra l’autunno del 2020 e la primavera del 2021 l’Arabia, affiancata dalla Fifa, ha avviato un pressing sulla Figc e promosso, nel contempo – come oggi Il Sole 24 Ore è in grado di raccontare – colloqui riservati con il governo italiano all’epoca guidato da Giuseppe Conte.

Colloqui che hanno assunto rilevanti connotazioni economiche e diplomatiche. I contatti tra le due federazioni partono, in realtà, nella primavera estate del 2020, in piena pandemia. Formalmente i colloqui si incentrano sulla possibilità che l’Italia fornisca assistenza a Riad per la formazione di allenatori, arbitri, dirigenti sportivi e per lo sviluppo del calcio femminile (nel frattempo Riad sponsorizzerà i prossimi Mondiali di calcio femminili in Australia e Nuova Zelanda, con Visit Saudi, l’ente nazionale per il turismo).

A un certo punto, però, sul tavolo del presidente della Figc Gabriele Gravina viene portato dai sauditi il dossier mondiali. Una proposta che appunto prevede l’organizzazione congiunta, assieme all’Egitto, della rassegna iridata. Il piano prevede come per l’edizione del 2026 allargata a 48 nazionali, che siano tre i Paesi ad ospitare i match. Ma sarebbero, a differenza di quelli nordamericani, in tre continenti diversi.

In cambio del know how calcistico dell’Italia, Riad sarebbe disposta a farsi carico di gran parte degli ingenti investimenti infrastrutturali necessari ad ammodernare il parco stadi della Penisola. Gravina prende tempo, data la rilevanza della questione.

Il presidente federale ha già in mente di candidare l’Italia all’Europeo del 2032 e soprattutto ha chiare tutte le conseguenze di una scelta, che in termini di politica calcistica, metterebbe l’Italia fuori dal consesso Uefa. Della proposta viene perciò informato Palazzo Chigi.

Il 9 settembre del 2020, nella prima missione internazionale dopo il lockdown, Infantino vola a Roma ad incontrare il premier Conte, insieme a Gravina. Come riferiscono le agenzie, si discute del cosiddetto piano Marshall elaborato dalla Fifa per sostenere le federazioni indebolite dalla pandemia. Ma, di fatto, la questione della potenziale candidatura italo-saudita è il piatto forte della riunione. Infantino sonda la volontà di Palazzo Chigi.

A Conte non dispiace la prospettiva che l’Italia organizzi un mondiale di calcio: il no alle Olimpiadi del 2024 a Roma fa parte del passato del Movimento. Tuttavia, il presidente del Consiglio (interpellato dal Sole 24 Ore non ha rilasciato commenti) pone una serie di questioni ostative legate al rispetto dei diritti umani: ci sono le ricostruzioni della Cia circa le responsabilità di Mohammed bin Salman nell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.

E soprattutto fa presente le complicate relazioni che intercorrono tra Italia ed Egitto a causa della mancata collaborazione del governo egiziano nel fare chiarezza sulla morte di Giulio Regeni avvenuta al Cairo all’inizio del 2016.

Inoltre, sta per scoppiare a livello mediatico il caso di Patrick Zaki, ingiustamente detenuto nelle prigioni egiziane dal 7 febbraio 2020. Ostacoli diplomatici che l’Arabia Saudita, senza promettere nulla, fa intendere di voler provare a rimuovere interloquendo con l’alleato Al-Sisi. A fine ottobre del 2020 le massime autorità dello sport saudita, il ministro Abdul Aziz bin Turki Al- Faisal, braccio destro del principe ereditario MBS, e il presidente della federazione saudita Al-Misehal, sbarcano a Roma, dove restano diversi giorni, per sottoscrivere con il presidente Gabriele Gravina un accordo bilaterale diretto ad intensificare la collaborazione reciproca.

«Oggi il nostro rapporto si fa più stretto e si rafforza una partnership costruita sulla fiducia, il rispetto e la speranza in un futuro luminoso », dichiara il ministro dello Sport Bin Turki AlFaisal. E il presidente della Federcalcio saudita Al-Misehal, aggiunge: «Negli ultimi anni si è instaurato un rapporto di lavoro di grande successo tra le due federazioni, grazie anche alla stretta collaborazione e alla positiva esperienza nell’organizzazione della Supercoppa di Serie A nel Regno nel 2018 e 2019.

È evidente che entrambe le nazioni credono nel potere del calcio come forza promotrice del bene. E oggi la firma dell’accordo accelera il nostro recente slancio mirato alla promozione di nuove opportunità». Dopo la firma, l’Arabia Saudita va avanti nella preparazione del dossier per quanto la nuova ondata di Covid rallenti ogni decisione.

Nell’aprile del 2021, viene anche mostrato ai vertici della Figc il video della possibile candidatura con il volo del pallone tra la Mecca, Luxor e Roma. Nel frattempo, deflagra il caso Superlega, con la spaccatura (per quanto celata dalle prese di posizioni pubbliche) tra la Fifa di Infantino e la Uefa di Ceferin che vede la Figc saldamente piantata nel campo europeo. A Palazzo Chigi dal febbraio 2021 intanto si è insediato Mario Draghi.

Zaki è ancora in carcere e rischia 25 anni di carcere, mentre nessuna novità si registra sulla vicenda Regeni. Riad capisce che sarà ancora più difficile persuadere l’Italia e decide di puntare le sue fiches sulla Grecia, da Roma ad Atene. Nel nuovo video promozionale della candidatura il pallone finirà a rimbalzare tra le colonne del Partenone?.

 

 

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