Emanuele Lauria La Repubblica 12 febbraio 2023
Assedio ai vertici Rai, il centrodestra avvia l’operazione repulisti: rischia pure Fuortes
Il sottosegretario Mazzi: “Serve un cambio nella narrazione del Paese”. Meloni irritata. In azieda: “La premier sta con Mattarella o coi nuovi barbari?”
L’artiglieria pesante di Fratelli d’Italia all’assalto di Viale Mazzini: all’ultima conta, in serata, sono 18 – leggasi diciotto – i parlamentari del partito di Meloni scesi in campo ufficialmente per chiedere le dimissioni dei vertici Rai dopo il caso Fedez. Una batteria che si scatena assecondando gli umori di chi nel partito comanda, e siede a Palazzo Chigi: Giorgia Meloni. Sanremo adesso rischia di diventare l’occasione, o il pretesto, per una sostituzione di diversi dirigenti della tv di Stato. L’obiettivo è quello che il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi chiama “un cambio della narrazione del Paese”. Da raggiungere attraverso una vera e propria militarizzazione dell’azienda.
Nel mirino di deputati e senatori di FdI finisce il direttore dell’intrattenimento prime time Stefano Coletta, accusato di non avere impedito a Fedez il suo show concluso con la foto del viceministro Galeazzo Bignami (in divisa da nazista) strappata in diretta. Ma sono in tanti, in Rai, a sentirsi sotto assedio. Ad essere convinti che Sanremo sia stata solo la platea ideale, perché la più seguita, per porre in atto una manovra già nelle intenzioni del governo della Destra: il repulisti. Con poca attenzione al merito e molta di più per la fedeltà. La sensazione, raccontata dall’interno dell’azienda, è quella degli ultimi giorni di regno: spente le luci di Sanremo, rotoleranno le teste.
L’irritazione di Meloni
Andrà davvero così? Di certo, la premier Meloni è irritata per almeno un paio di episodi a suo parere sfuggiti al controllo dei vertici della televisione di Stato. L’intemerata di Fedez, che a suo parere – al di là delle giustificazioni di Coletta – si poteva e doveva scongiurare anche alla luce del precedente di piazza San Giovanni. E poi il pasticcio dell’intervento di Zelensky, alla fine derubricato a un messaggio letto a tarda ora. Del balletto che ha accompagnato forme e tempi della presenza del presidente ucraino a Sanremo, Meloni ritiene responsabile lo stato maggiore della Rai, anche se qualcuno – in azienda ma anche in ambienti politici della maggioranza – le rimprovera di non aver preso posizione in tempo utile: la prima ministra si è schierata a favore di un contributo video di Zelensky solo venerdì.
Ma poco graditi sono stati anche l’appello alla legalizzazione della cannabis degli Articolo 31 e persino il monologo di Chiara Francini sulle donne non madri che si sentono sbagliate, poco in linea con le politiche della natalità portate avanti da FdI anche con l’istituzione di uno specifico ministero.
Il futuro di Fuortes in bilico
Ce n’è abbastanza, a questo punto, perché anche il futuro dell’ad Carlo Fuortes, nominato dal governo Draghi, torni in bilico. All’ora del tramonto un ministro (e collega di partito di Meloni) esprime un giudizio netto: “Questa vicenda mette a rischio la benevolenza di Giorgia nei confronti dell’amministratore delegato della Rai”. Traduzione: finora, anche in considerazione di una linea editoriale non aggressiva, la presidente del Consiglio è stata dell’idea di lasciare Fuortes al suo posto fino alla scadenza del mandato, nel 2024. Il terremoto Sanremo potrebbe cambiare questo scenario e spingere Meloni a sostituirlo subito. Ma l’esito del festival che si è aperto con la lezione di Benigni sull’articolo 21 della Costituzione, alla presenza del Capo dello Stato, e si è chiuso con gli attacchi ad alzo zero degli esponenti di FdI contro Fedez, mette ora la premier davanti a un bivio. Così riassunto da un dirigente Rai: “Meloni sta con l’Italia di Mattarella o con i nuovi barbari che censurano un artista?”.
Lo sapremo di qui a poco: a fine marzo è in calendario una seduta del cda dell’azienda sul piano industriale. L’atteggiamento dei consiglieri del centrodestra, in quella circostanza, sarà determinante per il destino di Fuortes. Per comprendere se davvero, alla fine, lo spoils system meloniano si tradurrà in un’occupazione senza precedenti. Con un nuovo amministratore delegato gradito a FdI che si sommerebbe ai direttori dei due principali telegiornali: Gian Marco Chiocci è in pole per il Tg1, Nicola Rao già guida il Tg2. Punto fermo, in questa storia, rimane l’ira della Destra per le performance sanremesi. Con una conseguenza chiara: l’onda lunga partita dall’Ariston è destinata a raggiungere i piani alti della televisione pubblica.