Jet e sottomarini atomici, le manovre del Cremlino allarmano l’Occidente

Fabio Tonacci La Repubblica 15 febbraio 2023
Jet e sottomarini atomici, le manovre del Cremlino allarmano l’Occidente
La Norvegia segnala movimenti nel Mar Baltico, i media avvertono: “Caccia russi ai confini dell’Ucraina per la nuova offensiva dal cielo”

 

Piccoli movimenti in Ucraina, grandi e inquietanti manovre in Europa. Impegnati come siamo ad analizzare metro per metro il sanguinoso accerchiamento russo a Bakhmut, ormai una città fantasma priva di reale importanza strategica, punteggiata da crateri, macerie fumanti, mozziconi di case e ciononostante divenuta l’ossessione sia di Putin sia di Zelensky, si rischia di perdere di vista il quadro più grande. Dove stanno accadendo cose di una certa gravità, che, messe in fila, mostrano la trama e l’ordito del piano del Cremlino.

Nel Mar Baltico, per esempio. Per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda, la Russia ha ricominciato a dispiegare navi con a bordo armi nucleari tattiche, la stessa tipologia di missili che ha minacciato di lanciare sull’Ucraina. Lo rileva il servizio di intelligence norvegese nel suo rapporto annuale. “La parte fondamentale del potenziale nucleare russo è sui sottomarini e sui vascelli di superficie della Flotta del Nord”, scrivono gli 007 di Oslo. “Una minaccia particolarmente seria in diversi scenari operativi in cui i Paesi della Nato potrebbero essere coinvolti”.

Quando c’era l’Unione Sovietica succedeva spesso che navi con testate nucleari incrociassero nel Baltico, poi una trentina di anni fa Mosca aveva smesso. “Si prevede che la Russia potenzierà il suo arsenale atomico”. A leggere le conclusioni del rapporto dell’intelligence scandinava, che non esclude neanche l’ipotesi di un’escalation che possa coinvolgere Stati Uniti, Nato e Norvegia, sembra di essere tornati indietro nel tempo.

Capita poi che nel giorno della riunione a Bruxelles degli alleati Nato, dove è andato il ministro della Difesa ucraino Oleskii Reznikov per chiedere caccia e tempi più brevi nella consegna dei carri armati, due F-35 olandesi si alzino in volo per impedire a una squadriglia di aerei militari russi (un Ilyushin Il-20 da ricognizione e spionaggio più due caccia Sukhoi 27 Flanker) di violare lo spazio aereo della Polonia.

E capita anche che la Moldavia, in piena crisi di nervi dopo che la presidente Maia Sandu ha denunciato la possibilità di un golpe su commissione di Putin, sia costretta a chiudere lo spazio aereo per un paio d’ore a causa dell’avvistamento di un drone: episodio tuttora avvolto nel mistero perché non è stato chiarito se si tratti di un pallone spia come quelli abbattuti negli Stati Uniti né se sia davvero di fabbricazione russa.

A complicare ancora di più una giornata già assai complicata, le rivelazioni del Financial Times: basandosi su fonti di intelligence americana e foto satellitari, scrive che i comandi militari russi stanno ammassando aerei ed elicotteri da combattimento nelle basi vicine al confine settentrionale dell’Ucraina, presumibilmente in vista della temuta grande offensiva.

Il Pentagono non conferma l’ammassamento di velivoli, ma si può ben comprendere l’ansia generata a Kiev dalle rivelazioni del quotidiano britannico. Anche perché, se è vero che gli ufficiali ucraini professano ottimismo su Bakhmut nonostante la città sia quasi tagliata fuori dai rifornimenti (circondata su tre lati, è rimasta un’unica strada accessibile), l’idea che l’armata russa riesca ad avere il dominio del cielo li terrorizza. Finora non c’è riuscita perché i piloti di Mosca sono abituati a scenari bellici tipo quello siriano e le tattiche di volo si sono dimostrate vulnerabili sul teatro ucraino. Ma adesso le hanno aggiornate.

“La Russia ha 350 mila soldati nel nostro Paese, più di 20 mila li sta usando per prendere Bakhmut”, spiega a Repubblica Andrii Yusov, portavoce del Gur, i servizi segreti militari di Kiev.

C’è chi sostiene, anche tra gli stessi comandanti di brigata impiegati nel Donbass, che sia inutile continuare a sacrificare migliaia di uomini e mezzi per Bakhmut e che sia più saggio organizzare la ritirata strategica. “In guerra si può optare anche per questa soluzione, ma al momento non c’è il rischio di rimanere circondati”, ribatte Yusov. “Continueremo a difendere la città. Putin ha chiesto ai suoi di conquistare il Donbass entro marzo, perché teme il momento in cui tutte le armi occidentali e i soldati ucraini in addestramento all’estero arriveranno al fronte. La grande offensiva? Non ci spaventa, perché è un anno che la stiamo vivendo e respingendo”.

 

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