Montaruli, l’underdog che per cene e abiti di lusso spendeva 41.552 € pubblici

 

Vanessa Ricciardi Domani 18/02/2023
Non solo indagati, il governo ora ha la prima pregiudicata
La sottosegretaria Augusta Montaruli, fedelissima di Meloni, è stata condannata in Cassazione per peculato. La legge non impone la decadenza, ma l’esecutivo ormai assediato dai guai giudiziari faticherà a difenderla

 

 

La sottosegretaria del ministero dell’Università Augusta Montaruli, deputata vicinissima alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è stata definitivamente condannata per peculato a un anno e sei mesi per il caso dei rimborsi in Piemonte. I fatti risalgono a quando era consigliera regionale. La Cassazione sì è pronunciata giovedì notte: la notizia è stata riportata dalla stampa locale e confermata a Domani da Fratelli d’Italia. La ministra dell’Università Anna Maria Bernini (di Forza Italia) non commenta.

La Corte d’Appello aveva già condannato Montaruli per essersi fatta rimborsare impropriamente spese per un totale di oltre 25mila euro: 20mila euro di bar e ristoranti, borse, Swarovski e altri beni fra cui i libri Mia suocera beve eSexploration. Giochi proibiti per coppie, di cui però, riportavano le motivazioni, «non si coglieva il nesso con l’evento letterario sulla violenza sulle donne, stranamente organizzato in notturna». La Cassazione nel 2019 aveva rimandato all’appello e il bis si è concluso nel 2021.

Ancora colpevole. La condanna definitiva adesso è di un anno e sei mesi, un mese in meno rispetto a quanto stabilito dalla Corte d’Appello la seconda volta. Il caso Il caso risale quasi a dieci anni fa e riguarda le spese fatte tra il 2010 e il 2014. La procura di Torino aveva contestato una lunga serie di acquisti: cene, abiti di lusso, e, dettaglio entrato di prepotenza nell’immaginario dei media, le mutande verdi del governatore, il leghista Roberto Cota. Le spese contestate a Montaruli all’inizio erano 41.552 euro.

La difesa si basava sul fatto che avevano presentato gli scontrini, ma senza fare particolari pressioni per ottenere i rimborsi: «In merito alle spese attribuite ai miei assistiti – ha detto a questo proposito l’avvocato Guido Carlo Alleva, difensore di Cota e della parlamentare Montaruli – non vi furono comunicazioni, discussioni o anche semplici conversazioni con i capigruppo». Non ci sono state «insistenze, proteste o pressioni per ottenere il rimborso, né verso le segretarie, né verso chiunque altro. Si tratta di semplice presentazione di scontrini».

Da Predappio al governo Montaruli, classe 1983, prima di essere nominata sottosegretaria ha iniziato da giovanissima a fare politica. A partire dai pellegrinaggi a Predappio sulla tomba di Benito Mussolini, che ha definito «un errore di gioventù» a DiMartedì, trasmissione che il 1° novembre ha mostrato la foto dell’happening neofascista in onore del Duce a cui lei ha preso parte. Rappresentante degli studenti universitari per il Fuan, Fronte universitario d’azione nazionale, ha trasformato il suo attivismo in presenza istituzionale.

Avvocata, Montaruli è stata militante nel Popolo della libertà prima e in FdI poi, consigliera comunale e assessora alla cultura a San Mauro Torinese dal 2007 al 2010. Dopo essere stata eletta consigliere regionale è diventata portavoce nazionale della Giovane Italia nel 2012. Candidata già nel 2013, è entrata a Montecitorio nel 2018, quando il caso dei rimborsi era già conclamato.

La lista dei guai di Fratelli d’Italia nelle aule giudiziarie si arricchise così di un caso inedito, quello di una pregiudicata in parlamento. Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia ed ex avvocato di Meloni, è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio per aver passato al collega di partito Giovanni Donzelli intercettazioni tra l’anarchico Alfredo Cospito e i boss mafiosi al 41 bis. Nicola Procaccini, europarlamentare e responsabile energia del partito (nonché amico fraterno di Meloni) è indagato con le accuse di turbativa d’asta e induzione indebita a dare o promettere utilità dalla procura di Latina. La legge Severino si applica solo per le pene superiori ai due anni, dunque Montaruli non decade automaticamente dal ruolo di parlamentare, come accaduto a Silvio Berlusconi nel 2013.

Stefano Bonaccini, favorito nella corsa alla segreteria del Pd, chiede che lasci subito il suo incarico ministeriale. Si apre un enorme caso politico per la presidente del Consiglio che tiene la linea della fermezza su un anarchico al 41 bis nel nome della legalità e insegue i giornalisti nelle aule di tribunale. Accetterà che una pregiudicata continui a sedere in parlamento?

 

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