La Nato è il piano B di Von der Layen…

Claudio Tito La Repubblica 7 marzo 2023
Il piano B di Von der Leyen: pronta a guidare la Nato se salta la conferma alla Ue
Il piano B di Von der Leyen: pronta a guidare la Nato se salta la conferma alla Ue (reuters)
Sponsorizzata da Biden per la successione a Stoltenberg. Alla Commissione, il Ppe punterebbe su Metsola

 

 

La mossa del Cavallo di Ursula von der Leyen. Prepara ogni azione per tentare il bis alla Commissione europea, ma nello stesso tempo studia un Piano B. Che sta prendendo sempre più corpo. E che ha un solo nome: Nato. Sta diventando lei, infatti, la vera carta a sorpresa di Washington per la successione a Jens Stoltenberg. Un’operazione scattata qualche settimana fa e che potrebbe scardinare tutti gli schemi che le famiglie politiche europee stavano predisponendo in vista delle elezioni del prossimo anno.

Di certo all’attuale vertice dell’esecutivo Ue questa è una prospettiva che non dispiace. Sarebbe una eccezionale via d’uscita se non venisse confermata a Palazzo Berlaymont. Soprattutto si sta rivelando una formidabile arma di pressione rispetto agli alleati e alle forze politiche nella definizione dello scacchiere istituzionale europeo della prossima legislatura. Un modo per dire: se non volete che faccia altri cinque anni qui, sappiate che posso traslocare in un altro palazzo. Sempre a Bruxelles.

Il punto di partenza è noto: il mandato di Stoltenberg è scaduto ed è stato già prorogato di un anno. La decisione è stata adottata formalmente per non provocare un’interruzione nella catena di comando durante la guerra in Ucraina. Sostanzialmente perché manca un accordo su un nome condiviso. Il presidente americano Biden da tempo ha fatto sapere di considerare giunto il momento per la prima donna segretario generale dell’Alleanza. Von der Leyen avrebbe curriculum e caratteristiche adatte al ruolo. In passato è stata in Germania ministro della Difesa. Il viaggio che inizia oggi in Canada e Usa deve essere letto allora con una luce diversa. Proprio quella dell’Organizzazione Atlantica.

C’è però una condizione irrinunciabile: completare il quinquennio a Palazzo Berlaymont. Che scade nell’estate del 2024. E infatti il pressing della Casa Bianca per convincere Stoltenberg ad accettare un’ulteriore proroga è piuttosto intenso. L’idea è quindi di provare a ratificare nel vertice Nato che si terrà a luglio a Vilnius, in Lituania, il progetto di un altro anno di incarico. In questo modo si arriverebbe proprio all’estate del 2024. Quando, cioè, Von Der Leyen avrà effettivamente chiuso il suo mandato europeo.

Per gli americani sarebbe la soluzione ideale. Perché i potenziali candidati alternativi non convincono fino in fondo. Insomma, Von der Leyen sta diventando una carta da giocare concretamente. E questo metterebbe a soqquadro gli scenari che Paesi e partiti hanno costruito in questi mesi in vista della tornata elettorale dell’anno prossimo.

Del resto l’attuale presidente della Commissione ha fatto trapelare esplicitamente che gradirebbe un bis. Senza ricevere consensi unanimi. Il suo partito, il Ppe guidato dal tedesco Manfred Weber – grande “nemico” di Ursula -, ha già manifestato una certa contrarietà provando a costruire un percorso che porti alla presentazione come “spitzenkandidat” (ossia candidato da presentare alle elezioni e poi da votare nell’aula parlamentare) dell’attuale presidente del Parlamento europeo, la maltese Roberta Metsola.

Una soluzione che aprirebbe la strada al coinvolgimento dei conservatori dell’Ecr (di cui fa parte anche Fratelli d’Italia) nella futura maggioranza. Vero fumo negli occhi per socialisti, liberali di Renew e Verdi. Non a caso il governo tedesco del socialdemocratico Scholz, pur di evitare una ipotesi del genere, è pronto ad appoggiare ancora la popolare Von der Leyen, che è stata il simbolo dell’alleanza tra Ppe e Pse. Per questo la sua conferma è al momento la base di lavoro di tutti i grandi partiti: Ppe, Pse, Renew. Ma non è più l’unico approdo a cui lavora la diretta interessata.

La sottrazione della “tessera Ursula” rimetterebbe quindi in discussione l’intero mosaico. Le tre “poltrone” su cui si gioca l’assetto istituzionale dell’Ue – Commissione, Parlamento e presidenza del Consiglio europeo – potrebbero subire un rimescolamento. I popolari insisterebbero su Metsola. I liberali di Renew potrebbero far scendere in campo l’attuale commissario agli Affari Interni, il francese Breton, come “spitzenkandidat”. I socialisti magari la tedesca Barley (lasciando sullo sfondo la “strada iberica” dello spagnolo Sánchez o del portoghese Costa).

Una prospettiva, dunque, con tante incognite. E una domanda fondamentale: il Parlamento europeo avrà la forza di imporre il sistema degli “spitzenkandidaten”, ossia dei candidati alla commissione promosso dalla stessa Eurocamera? O ancora una volta saranno i governi a scegliere i posti chiave dell’Unione?

 

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