Roncone cerca Elly, troppo sperculare gli assenti del governo?

Fabrizio Roncone Corriere della Sera 8 marzo 2023
Migranti, il centrodestra è compatto. E questa volta Schlein sceglie di non parlare: il racconto dall’aula
L’attesa (delusa) tra i dem: l’intervento lasciato a Provenzano

 

Migranti, il centrodestra è compatto. E questa volta Schlein sceglie di non parlare: il racconto dall’aula. Informativa urgente del ministro dell’Interno. Lui supera la porta a vetri e imbocca, con passo deciso, prefettizio, il primo corridoio. Penombra. Commessi ossequiosi.
Solo il rumore dei suoi tacchi. Si volta di colpo: ingrigito, teso, accigliato.
Montecitorio, dieci minuti alle 13. Matteo Piantedosi sta andando in Aula per spiegare al Parlamento e agli italiani come e perché quel barcone carico di migranti sia potuto naufragare a pochi metri dalla costa di Cutro, nel crotonese. Nessuna certezza, a parte i cadaveri che galleggiavano: 72, tra cui 28 minorenni (i bambini sono 7: le bare bianche che abbiamo visto allineate nella grande camera ardente, dove il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è subito recato, portando il cordoglio del Paese).

Adesso: mentre Piantedosi sparisce dietro il tendone di velluto rosso pompeiano, un giro in Transatlantico.
Ma guarda: ecco laggiù Elly Schlein. Vestita di scuro, e scura anche in volto. Ha chiesto, da giorni, le dimissioni di Piantedosi. È stato il primo atto, appena eletta segretaria del Pd. Un segnale al governo: la mia opposizione sarà dura, regolatevi.

Capannelli dem. «Oggi Elly gliele canterà». «Finalmente abbiamo un capo… Cioè, no scusate: una capa». «Oh, dico: siete proprio sicuri che sarà lei a parlare?». Cala una certa tensione. Passano Cuperlo e Furfaro, poi Zingaretti. Nessuno fiata. Gira voce che possa esserci anche la premier, Giorgia Meloni.

Un cronista, per fare il fico, telefona — o finge di telefonare — al suo nuovo portavoce, Mario Sechi. Un altro, per essere fichissimo, manda un whatsapp proprio a lei: «Con tutto il rispetto per Sechi: io parlo direttamente con Giorgia» (come sempre, fa status chiamare per nome i premier: Enrico, Matteo, Paolo, Peppino, Giorgia. Solo con Mario — cioè Mario Draghi — nessuno si azzardava).

Tutti entrano nell’emiciclo. La Meloni non c’è. E nemmeno Matteo Salvini.
Ma per non far sentire troppo solo Piantedosi, gli hanno piazzato un picchetto di altri quattro ministri (Calderoli per la Lega, Zangrillo per FI, Ciriani e Nordio per FdI); sotto, gruppetto di sottosegretari, tra cui quello alle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, il fratello d’Italia diventato famoso per la foto in cui appare vestito da ufficiale delle SS (una goliardata, ha spiegato, era un addio al celibato: ma poi Fedez, al Festival di Sanremo, ci ha montato su un gran casino).

Piantedosi parte sicuro. Legge, nessuna emozione, testo senza troppo burocratese. Il primo applauso arriva dopo un quarto d’ora. Da questo momento, però, sarà un crescendo. Frasi chiave: «Emergenza segnalata solo alle 4 del mattino»; «Una virata fatale del barcone dietro il disastro»; «Falso dire che questa governo impedisca i soccorsi». Poi l’elenco di tutte le sciagure in mare degli ultimi decenni: l’impressione di voler mettere tutto nel frullatore, morti e dinamiche, contesti ed errori. Messaggio sott’inteso: se qualcosa s’è sbagliato stavolta, s’è sbagliato molto anche in passato, e con i governi di centrosinistra.

Standing ovation: i deputati del centrodestra, scatenati, in piedi. Lui, il ministro dell’Interno, si siede. China la testa. Ora le repliche dei gruppi. Dal più grande al più piccolo. Comincia il capogruppo di FdI, Tommaso Foti (discorso interrotto da bordate di applausi). Poi tocca al Pd.

Ma non si alza Elly, no. Rinuncia. Tra i deputati dem sorpresa, e delusione, diffusa: ha chiesto a Piantedosi di dimettersi, però adesso non è lei a incalzarlo. Lascia la parola a Giuseppe Provenzano, suo convinto sponsor alle primarie (inutile descrivervi la faccia cimiteriale della Serracchiani, la capogruppo che, nonostante abbia tirato la volata per la segreteria a Bonaccini, con doppio carpiato, spera — o meglio: sperava — di essere confermata al comando del plotone).

Provenzano, bello tosto: «Mancato intervento Guardia costiera scelta politica. Il governo dev’essere indagato per strage colposa». Finisce tra i complimenti dei suoi, Elly annuisce (vabbé), ma è niente rispetto alla bolgia che scatena Riccardo Molinari (Lega). Leghisti e fratelloni d’Italia e berlusconiani uniti come in una curva da stadio, certi con le vene del collo di fuori: «Grandeee!» (stesso trattamento — più o meno — riservato ad Alessandro Cattaneo, il capogruppo di FI, tipo mite, che alla fine si guarda intorno come uno che ha vinto al Superenalotto). Per cronaca battente: affilato anche l’intervento della grillina calabrese Vittoria Baldino: «Salvini, coniglio, dove sei?».

Si torna in Transatlantico, addosso una sensazione netta: il centrodestra — che pure litiga ogni giorno praticamente su tutto (dal Superbonus casa alle concessioni balneari, per finire alle posizioni del Cavaliere sulla guerra in Ucraina) — oggi compatto, di marmo.

Curioso, oppure no. Chiedere a Giorgio Mulè (vice-presidente della Camera, puro potere forzista, spesso ruvido con i suoi alleati): cos’è successo? «È successo che la nuova segretaria del Pd ha usato la vecchia grammatica: e, invocando le dimissioni di Piantedosi, ci ha costretti al grande abbraccio». Continui. «Posso anticiparle che vedrà le stesse scene di solidarietà, anche quando solleciterà le dimissioni di Valditara».

Va bene. Cercare Elly. Qualcuno ha visto Elly?
Eccola. Sta dichiarando, adesso, qui. Dice: «Piantedosi ha sprecato un’occasione per fare chiarezza». Cioè: l’occasione l’ha sprecata Piantedosi. Non lei che avrebbe potuto farlo, politicamente, a fette.

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