Millennials alla riscossa, volti nuovi nel Pd

Stefano Cappellini La Repubblica 13 marzo 2023
Millennials alla riscossa. Sfida coi boomers dem per cambiare il partito
La generazione dei nati dopo il 1980 ora si ritrova in prima fila nel Pd di Schlein Da Santori a Righi, chi sono i protagonisti della nuova fase

 

Qualche mese fa la neo vicepresidente del Partito democratico Chiara Gribaudo, classe 1981, riceve una telefonata da un importante dirigente del passato: «Attenta Chiara — le dice — nella biografia del tuo profilo social hai scritto cuneese d’oc, correggi prima che se ne accorga qualcuno». Gribaudo, con tatto, fa presente che d’oc non sta per denominazione di origine controllata bensì per Occitania, nota ai liceali per la lingua d’oc, un lembo della quale è piemontese.

Chiarito l’equivoco, la telefonata si chiude con qualche imbarazzato convenevole.
Decidete voi se la morale è che non bisogna sottovalutare i millennials che hanno preso ieri ufficialmente il potere nel Pd insieme a Elly Schlein — per millennials si intendono i nati dal 1980 alla metà dei Novanta, come la stessa Schlein, classe 1985 — o se erano sopravvalutati i boomers che l’hanno guidato fin qui (boomers, i nati fino alla metà dei Sessanta, figli appunto del boom economico).

Sui millennials nella società c’è ormai un’ampia letteratura. Su quelli in politica, meno. Bisognerà rimediare presto, anche perché il gruppo dirigente di Schlein ha una certa compattezza anagrafica: oltre a Gribaudo, ci sono senz’altro il portavoce e spin doctor Flavio Alivernini, classe 1980, il deputato pistoiese Marco Furfaro, sempre 1980, ex vendoliano, e sua moglie Maria Pia Pizzolante detta Mapi, 39 anni, femminista e coordinatrice di una rete di precari, la deputata romana Michela Di Biase, altra 1980, moglie di Dario Franceschini, il fondatore dei boomers per Elly, la deputata comasca Chiara Braga, che per pochi mesi tecnicamente sarebbe generazione X, è del settembre 1979, ma la licenza a scalare di categoria pare legittima.

Nel gruppo va annoverato anche l’ex vicesegretario Peppe Provenzano, che ha un percorso diverso, e che forse in molti giurerebbero fratello maggiore dei nomi citati prima, mentre invece è del 1982, e comunque non a caso è il deputato al quale Schlein ha delegato il delicato intervento in aula dopo l’informativa del ministro Piantedosi sui fatti di Cutro.

Però il millennial più vicino a Schlein è forse il meno noto, almeno a livello pubblico, ed è il trentasettenne matematico Giovanni Gaspare Righi, per tutti Gaspare e basta, bolognese di San Giovanni in Persiceto, che è al suo fianco di Schlein dal 2013 e ha condiviso con lei l’uscita dal Pd, il transito in Possibile, il piccolo partito di Pippo Civati, fino alla campagna congressuale durante la quale ha accompagnato la futura segretaria per buona parte delle migliaia di chilometri percorsi su e giù per l’Italia.

Amico, collaboratore, consigliere, organizzatore, “Gaspare” è forse la voce più ascoltata da Schlein, che di lui si fida come di un fratello. Nel giro bolognese ci sono pure Mattia Santori, il fondatore delle Sardine (e con lui la Sardina calabrese Jasmine Cristallo), e Mery De Martino, 1992, consigliera comunale e segretaria del circolo del Pratello.

Del percorso di questa generazione sono note le passioni comuni: i videogiochi, ovviamente i social, punto di partenza Facebook, sono tutt i troppo grandi per aver esordito su Instagram e Tik tok e troppo piccoli per aver cominciato con i blog, un po’ di controcultura, una spruzzata di underground, tanta musica italiana, più Verdena, Subsonica e Baustelle che Gazzelle, Calcutta o Ariete.

A Schlein piace spesso ricordare la sequela di sfighe che ha scandito le tappe di crescita della sua generazione, che si è affacciata alla maggiore età con i traumi del sangue sul G8 di Genova e dell’attentato alle Torri Gemelle, che ha cominciato a cercare lavoro con la crisi dei subprime del 2008, che ha ottenuto i primi contratti dopo il Jobs Act renziano, considerato dalla bolla di Elly una ferita ancora non rimarginata.

Ma va detto che, nonostante le congiunture poco favorevoli, la cifra del gruppo non è la lagna, più frequente tra le file della generazione Z, i nati dopo il Duemila, che hanno anche una funzione politica soprattutto per chi ne ha uno in famiglia: sono spesso così puntigliosi, ideologici e massimalisti che i millennials dem, Schlein compresa, si sentono rassicurati sul fatto di essere ben distanti dall’estremismo che qualcuno cerca di appiccicare loro addosso.

Per dire, uno come Erasmo Palazzotto, 1982, partito da Rifondazione comunista ed entrato ieri nella direzione dem, da sempre in prima fila nel sostegno alle ong che si occupano di soccorso ai migranti, ha lasciato Sinistra italiana dopo la decisione del partito di non sostenere il governo Draghi. Il minimo comune denominatore è un altro: una sinistra nuova ma doc. Stavolta davvero senza apostrofo.

 

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