Scuola e antifascismo, il miracolo di Firenze

Tomaso Montanari il Fatto Quotidiano 5 marzo 2023
 
Antifascismo e scuola: come era bella la mia città
 
Era da tanto tempo che la mia Firenze non era così bella: bella come l’antifascismo. In Piazza Santa Croce, la persone e le bandiere erano così tante e così  festose che anche Dante (nonostante qualcuno la pensi diversamente) sembrava antifascista. 

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Tomaso Montanari: «Da Pd e 5 stelle due debolezze imperdonabili»

Andrea Carugati il Manifesto 8 gennaio 2023
Tomaso Montanari: «Da Pd e 5 stelle due debolezze imperdonabili»
Lo storico dell’arte: «Le loro reazioni al nostro appello mostrano ignavia. Come fanno i dem ad allearsi con Calenda che è di centrodestra? E il termovalorizzatore non è un ostacolo insormontabile. Si chiudano in una stanza e ci dicano come rendere migliore il Lazio»

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Montanari, “a scuola non si fa il presepe, si fa l’Italia”

Tomaso Montanari, il Fatto Quotidiano 9 dicembre 2019
Scuola, presepe & cotechino: la banalità del razzismo
“Illustrissimo dirigente scolastico, considerato l’avvicinarsi del Santo Natale le chiedo la disponibilità a valorizzare all’interno del Suo istituto, ogni iniziativa legata a questa importante festività come l’allestimento di presepi e lo svolgimento di recite o canti legati al tema della Natività.

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In piazza per denunciare il tradimento del patto costituzionale

 

Tomaso Montanari  il Fatto Quotidiano 5  novembre 2022
 
Oggi in piazza per la pace: legittima difesa di massa
 
Una rivoluzione non va pensata come la locomotiva della storia lanciata verso il progresso – diceva Walter Benjamin, criticando Marx -, ma come un freno di emergenza tirato dal popolo prima che i potenti ci conducano al disastro.

 

In questo senso, la manifestazione per la pace di sabato 5 novembre è rivoluzionaria: è urgente e vitale azionare quel freno. Anche ai meno avveduti è ormai chiaro ciò che papa Francesco disse per primo, con lungimiranza e realismo: siamo nella Terza guerra mondiale a pezzi. E rischiamo di essere già arrivati al pezzo fatale. La partita atroce che si gioca in Ucraina – aggredita da Putin in modo criminale, e manipolata con irresponsabile cinismo dai governi occidentali -è un pezzo di una guerra molto più vasta, che già cede al secondo tempo di uno scontro diretto tra Occidente e Cina.

Quel che sta drammaticamente avvenendo sotto i nostri occhi distratti è che la pace è finita: il lunghissimo dopoguerra, che ha garantito pace e prosperità ai popoli occidentali (a spese di tutti gli altri), è chiuso per sempre. Non è più possibile non vedere che non si tratta di singoli episodi di instabilità: siamo definitivamente entrati in una fase nuova, e terribile. La verità è che abbiamo preparato per  i nostri figli un mondo pericoloso, insicuro, pronto a esplodere. Ed è possibile, forse probabile, che la fine di questa fase coincida con la fine del mondo per mano umana.

Pochi giorni fa, l’Amministrazione Biden ha radicalmente rivisto la dottrina della politica di difesa degli Stati Uniti d’America. Di fatto, sono stati abbattuti due pilastri concettuali (il Nofirst Use e il Sole Purpose) che erano stati eretti grazie alla consapevolezza che una guerra nucleare non avrebbe vincitori, ma solo vinti: ora gli Stati Uniti riconoscono a se stessi il terribile diritto di lanciare per primi una bomba atomica, e di farlo non per prevenire una analoga decisione nemica, ma anche come risposta ad atti di guerra convenzionale. In pratica, di fronte a un attacco strategico ma non nucleare russo o cinese, il governo americano potrebbe reagire scatenando per primo l’Armageddon atomico. Si sostiene che tutto questo rientri in un innalzamento della scala di deterrenza: portando al massimo possibile la minaccia di ritorsione, si spera di indurre gli avversari a ridurre la scala dei loro attacchi. Ma non si può non vedere che in realtà è un incredibile cedimento alla logica dell’escalation, e di fatto il riconoscimento che le sorti dell’umanità sono appese alla volontà dei governi di Mosca e di Pechino: una loro mossa potrebbe innescare “automaticamente” la catena atomica finale.

Ora, questa è una decisione del massimo governo occidentale. Quello che controlla di fatto la Nato, della quale facciamo parte con una cessione di sovranità che si giustifica, a norma della nostra Costituzione, solo per costruire “la pace e la giustizia tra le Nazioni” e dunque prevenire la guerra. Scendere in piazza ora significa esercitare (finché possiamo) il diritto democratico di denunciare il tradimento del patto costituzionale: queste politiche, queste alleanze, questo sistema non servono più a costruire la pace, ma a preparare la nostra estinzione. La manifestazione è una forma pacifica di legittima difesa di massa, e dal

basso, e il messaggio è chiaro: sappiate che state portando il mondo alla rovina, e non lo fate in nostro nome.

L’obiettivo finale è costringere i governi occidentali a una de-escalation: a impegnarsi davvero a spegnere il focolaio di guerra in Ucraina, sul quale invece essi stanno gettando fiumi di benzina. Simone Weil ha amaramente constatato che, nelle guerre tradizionali, il potere di aprire e far cessare le ostilità è esclusivamente nelle mani di coloro che non si battono”.

Oggi, invece, chi decide la guerra e la pace potrebbe essere spazzato via con gli altri da una apocalisse nucleare: e nonostante questo persevera in uno stato di trance in cui tutto sembra solo un grande gioco di potere. Per questo vogliamo scendere in piazza e gridare: “È tutto reale, e anche voi potenti e i vostri figli morirete in una guerra atomica!”. Noi italiani, poi, abbiamo una ragione in più per manifestare.

Affidando il ministero della Difesa a un uomo che vive del mercato delle armi (e che dunque, necessariamente ama la guerra: che si fa, come ricorda il papa, anche per testare, consumare, vendere armi), l’attuale governo ha chiarito che non ripudia affatto la guerra, ma invece ripudia il disarmo, unica vera via per la pace. Anche in questo caso il messaggio della piazza sarà chiaro: una democrazia non può costruire i presupposti per la distruzione del popolo che l’ha costruita.

Non è questione di destra o sinistra: è questione di essere favorevoli o contrari all’estinzione della specie umana. Non ci siamo mai arrivati tanto vicini.

Cemento, rendita e interesse pubblico: 5 stelle alla prova

di TOMASO MONTANARI   Repubblica, 14 febbraio 2017

La linea d’ombra del cemento

Utilizzare i meccanismi della rendita immobiliare per ricavarne le risorse necessarie per il miglioramento della città è un errore, che provoca gravi distorsioni alle regole e gli effetti del governo del territorio.  leggi tutto