Un circolo di nuoto contro le donne. A Roma. In tribunale finisce Malagòin casa Malagò.

Maria Elena Vincenzi La Repubblica 4 marzo 2023
Aniene, fallisce la “rivoluzione rosa” E i soci attaccano il presidente
A un anno dall’apertura alle donne, non c’è nemmeno una socia. E intanto in tribunale volano gli stracci

leggi tutto

Il tifo è ancora troppo violento

Alessandro Austini Domani 26 febbraio 2023
 
Il tifo è ancora troppo violento
 
Calciatori minacciati e scontri . Dopo la “guerra” in autostrada tra romanisti e napoletani gli ultras sono tornati a essere osservati speciali Un report dell’Associazione calciatori mostra che anche le aggressioni subite dai giocatori sono aumentate

 

Gli stadi pieni di tifosi dopo la pandemia danno speranza al caldo italiano in perenne crisi economica Ma c’è un risvolto decisamente meno romantico: insieme al pubblico sugli spalti, sono tornati i problemi d’ordine pubblico e di sicurezza. Per la gente che va a seguire le partite e anche per chi le gioca

La pericolosità degli ultras è di nuovo un tema d’attualità dagli scontri trai tifosi romanisti e napoletani che, lo scorso 8 gennaio, hanno trasformato l’autostrada del Sole in un campo di battaglia In attesa di individuare i responsabili, il ministero dell’Interno ha deciso di sospendere per due mesi le trasferte delle due tifoserie, colpendo anche chi con la violenza non c’entra nulla.

Napoletani e romanisti torneranno a viaggiare da metà marzo, ma la loro batta la prosegue a distanza e preoccupa chi deve garantire la sicurezza negli stadi e fuori. Il 4 febbraio un plotone armato di ultras serbi della Stella Rossa, che si trovava in Italia per seguire due partite dell’Eurolega di basket, ha rubato vari strisdoni dello storico gruppo romanista dei Fedayn, fondato negli anni Settanta nel quartiere popolare del Quadraro. I serbi sapevano dove trovarli e hanno aspettatovidno allo stadio Olimpico — a piazza Mancini —i tifosi che stavano tornando a casa dopo Roma-Empoli e portavano dentro un borsone gli striscioni. Gli ultras della Stella Rossa sono alleati con quelli del Napoli e potrebbe quindi esserd un collegamento con l’episodio dell’8 gennaio. Gli strisdoni rubati ai Fedayn sono poi comparsi, capovolti, nella curva della Stella Rossa e sono stati bruciati, come si usa fare nel mondo ultras per rivendicare “il bottino di guerra”. I serbi hanno accompagnato la macabra cerimonia scrivendo su uno strisdone: «Hai scelto gli amici sbagliati». Il raid subìto dai romanisti ha creato parecchia agitazione all’interno dell’intero movimento delle tifoserie organizzate italiane.

Tra accuse di tradimenti e promesse di vendetta, i Fedayn non hanno partecipato alla trasferta della Roma a Salisburgo e sono tornati all’Olimpico domenica scorsa per la partita con il Verona. Gli altri gruppi hanno reso omaggio ai Fedayn, rimanendo in silenzio per i primi 75 minuti della gara Un gesto di rispetto, interrotto solo per cantare ogni tanto i cori più famosi dei Fedayn. Si temeva una resa dei conti con altri ultras della curva ma, nonostante un’atmosfera tesa, tutto è filato liscio anche nella partita di ritorno contro gli austriaci all’Olimpico. Nel frattempo a Francoforte i tifosi napoletani si sono scontrati con i “rivali” tedeschi dell’Eintracht dentro e fuori lo stadio.

Il rapporto

Al fianco della cronaca l’ultimo rapporto dell’Assodazione italiana calciatori ha riportato l’attenzione su un altro lato della stessa medaglia. Anche «i giocatori—si legge nel report—sono tornati a essere oggetto di insulti, minacce e intimidazioni». Nella scorsa stagione, la 2021/22, sono stati segnalati 121 episodi, ma il dato è parziale perché non svela il sommerso: quante volte i calciatori vengono aggrediti, anche fisicamente, e d passano sopra perché “fa parte del mestiere”? «Tutto questo non è normale» sottolinea invece il sindacato dei calciatori che, da dieci anni, documenta un fenomeno dall’intensità altalenante e con caratteristiche mutevoli. Inizialmente era considerato più pericoloso giocare nelle regioni del sud, principalmente in Campania, adesso la violenza si sta spostando verso nord.

Nella scorsa stagione il 49 per cento degli episodi registrati si sono verificati nel settentrione, la Lombardia è stata la regione più a rischio per i giocatori (26 per cento, più di un quarto dei casi) seguita dalla Campania (13 per cento), dal Veneto e dal Lazio, entrambe al 12 per cento.

Sul triste primato lombardo incide la maggiore concentrazione di squadre di Serie A nella regione, perché la seconda novità emersa è che il 68 per cento delle minacce e delle intimidazioni dei tifosi ha riguardato i calciatori del principale campionato italiano. Ma il problema continua a interessare anche i dilettanti e i campionati giovanili. I giocatori vengono presi di mira singolarmente (nell’83 per cento dei casi) più che come squadra, quando sono indifesi.

Non solo cori e insulti dentro gli stadi, striscioni o scritte sui muri: qualcuno di loro è stato inseguito fin sotto casa, come è accaduto ad esempio a Nicolò Zaniolo e Rick Karsdorp della Roma, accusati rispettivamente di «non voler più vestire la maglia della squadra» e di essere «un traditore> da José Mourinho. Entrambi hanno presentato alle autorità una denunda contro ignoti, Zaniolo nel frattempo è andato a giocare a Istanbul, al Galatasaray, mentre Karsdorp è stato perdonato dal suo allenatore («Ho usato un termine esagerato», ha ammesso Mourinho) e dalla Roma, ma ha dovuto dichiarare che il suo avvocato e il sindacato mondiale dei calciatori —che lo avevano difeso — «non stavano parlando in mio nome».

Razzismo e non solo

I motivi prindpali per cui i calciatori vengono bersagliati dai tifosi sono le loro prestazioni, il razzismo e perché cambiano club o provano a farlo. «Le tue guardie del corpo non ti salveranno la vita, per te è finita» hanno scritto i fiorentini in uno striscione appeso fuori dallo stadio.

Il riferimento era a Dusan Vlahovic, che aveva deciso di andare a giocare nella Juventus. Ancor più inquietante quanto è successo lo scorso aprile a Foggia, quando un tifoso è entrato in campo e ha impedito all’attaccante del Catanzaro Pietro Ierrunello — che in passato giocava con i pugliesi — di tirare un rigore. In un caso su tre le minacce e le intimidazioni provengono dai propri tifosi e non da quelli avversari.

I calciatori di colore sono il primo bersaglio negli episodi di razzismo (39 per cento), tra ululati e banane che compaiono qua e là ogni tanto negli stadi, ma anche quelli dei Balcani («sei uno zingaro» il coro tipico) o dell’America latina Nel campionato di Eccellenza è successo pure che a gridare «negro» a un giocatore sia stato un componente della panchina dell’urbino caldo in una partita giocata a marzo 2022 contro il Grottanunare. E gli italiani? Per loro l’insulto più comune è legato alla provenienza dalle regioni meridionali: «Sei un terrone».

C’è poi il capitolo social network, dove chiunque può nascondersi dietro un profilo falso e offendere o spaventare un personaggio pubblico. «Sappiamo dove abiti», «stai attento a tuo figlio» sono le frasi tipiche rivolte ai giocatori. Nelle ultime settimane le minacce virtuali sono arrivate anche ai giudici sportivi che devono decidere sulla penalizzazione in classifica della Juventus: alcuni di loro sarebbero pronti a rinundare all’incarico.

In Inghilterra i club hanno iniziato a impedire l’ingresso nei loro stadi ai tifosi razzisti e violenti, in Italia c’è ancora tanto lavoro da fare per combattere concretamente il problema Una sensazione generale di impunità è percepita anche dai vertici dello sport italiano. «Il Daspo non basta più, serve la certezza della pena» hanno detto il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, e il presidente della Figc Gabriele Gravina, che hanno partecipato alla presentazione del report dell’Aic insieme al presidente dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive Paolo Cortis.

Gli scontri dello scorso gennaio hanno generato una riflessione condivisa col Viminale sull’inefficacia del Daspo, ovvero del provvedimento col quale solitamente vengono puniti i tifosi che vengono individuati come i responsabili degli episodi di violenza. Non possono più accedere allo stadio per un determinato periodo e, in alcuni casi, sono obbligati a firmare in un commissariato nei giorni delle partite. Ma d sono “daspati” che subito dopo aver firmato si mettono comunque in viaggio per partecipare alla trasferta, anche se non potranno (in teoria) entrare allo stadio.

Gli arbitri

Gravina ha sottolineato anche le aggressioni subite dagli arbitri, in netto aumento: durante la stagione in corso sono già stati superati i 150 casi — otto dei quali contro donne — e sono cresduti i giorni di prognosi complessivi riportati dai direttori di gara feriti. L’ultimo caso si è registrato nel campionato di seconda categoria in Veneto: Mamady Cissé, un giovane arbitro di origine guineana, ha deciso di interrompere la partita tra Bessica e Fossalunga dopo un insulto di discriminazione razziale rivolto dalle tribune.

In Serie B a preoccuparsi invece è il presidente del Brescia, Massimo Cenino: i tifosi gli hanno lanciato delle uova e lo hanno minacciato con una cinghia, accusandolo di gestire male la squadra che rischia di retrocedere in C. Per quanto riguarda gli allenatori, anche per loro gli insulti non mancano, ma c’è un paradosso che li avvantaggia: quando vengono esonerati, l’attenzione si sposta A prendersi i soldi, ma pure le minacce dei tifosi, rimangono i giocatori.

 

Firenze, Valditara non condanna e censura la preside Savino

Roberto Ciccarelli il Manifesto 24 febbraio 2023
Pestaggio a Firenze, Valditara non condanna e censura la preside Savino
ORDINE E DISCIPLINA. Il ministro dell’Istruzione attacca la nuova lettera di una professoressa democratica, antifascista e gramsciana: «Impropria e ridicola. Non compete a una dirigente scolastica lanciare questi messaggi. Oggi non c’è una deriva violenta né un pericolo fascista».

leggi tutto

Montaruli, seppur fedelissima, l’amica toglie dall’imbarazzo la premier

Sarah Martinenghi, Sara Strippoli La Repubblica 19 febbraio 2023
Borse e libri hot con i fondi regionali si dimette la sottosegretaria Montaruli

 

Assicura, e con lei tutti gli esponenti di Fratelli d’Italia, che la decisione di dimettersi è stata presa in totale autonomia, che non è stata Giorgia Meloni a chiederle di lasciare il posto da sottosegretario all’Università dopo la condanna a un anno e sei mesi per le “spese pazze” con i fondi dei gruppi consiliari in Piemonte.

leggi tutto

La sottosegretaria di Giorgia, condannata definitiva per rimborsopoli

Marco Grasso il Fatto Quotidiano 18 febbraio 2023
 
Montaruli, sottosegretaria condannata per peculato
 
Il governo Meloni ha la sua prima pregiudicata: la Corte di Cassazione ha confermato una condanna definitiva a un anno e sei mesi nei confronti della sottosegretaria all’Istruzione, Augusta Montaruli.

leggi tutto

Il Manchester City trema, “Così truccava i bilanci”. Rischio retrocessione

Antonello Guerrera La Repubblica 7 febbraio 2023
Il Manchester City trema, “Così truccava i bilanci”. Rischio retrocessione
Inchiesta della Premier sulle operazioni finanziarie dal 2009 al 2018. C’è anche il contratto di Mancini. Il club: “Noi innocenti”

leggi tutto

Reclamare con Dazn, Prime, Netfilix ecco come fare

 

Aldo Fontanarosa La Repubblica 6 febbraio 2023
Dazn, ora è più facile un reclamo via Internet. Il Conciliaweb comprende anche le tv in streaming
La sala Var del derby Inter-Milan del 5 febbraio 2023 (Dazn)La sala Var del derby Inter-Milan del 5 febbraio 2023 (Dazn)

leggi tutto

Errori e allarmi ignorati: così la galassia pro Cospito è diventata una polveriera

Giuliano Foschini, Fabio Tonacci La Repubblica 4 febbraio 2023
Errori e allarmi ignorati: così la galassia pro Cospito è diventata una polveriera
Tanti i segnali arrivati dall’estero con una serie di attentati. Persa l’occasione di agire per evitare la saldatura con sigle antagoniste, studenti e destre No Vax

leggi tutto

Il garantista Nordio dorme sull’unico 41 bis non mafioso

Giovanni Bianconi Corriere della Sera 30 gennaio 2023
Alfredo Cospito al 41 bis, ora tocca a Nordio la decisione: le possibili soluzioni per l’anarchico in carcere
Il ministro della Giustizia in attesa del parere dei magistrati anti terrorismo

leggi tutto