Raquel Welch, l’icona che stregò il mondo con un bikini di pelle

Alberto Crespi La Repubblica 16 febbraio 2023
Morta Raquel Welch, l’icona che stregò il mondo con un bikini di pelle
Si chiamava Jo Raquel Tejada. Era nata a Chicago nel 1940, da un padre boliviano che aveva un nome degno dell’anagrafe di Totò (Armando Carlos Tejada Urquizo) e faceva l’ingegnere aeronautico; e da una madre, Josephine Sarah Hall, di origine inglese, discendente di un passeggero del Mayflower. Forse per questo era così bella. Il meticciato, si sa, è vincente.

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Gina Lollobrigida attrice pane amore fantasia

Alberto Crespi La Repubblica 17 gennaio 2023
Gina Lollobrigida attrice pane amore fantasia
A parte alcuni piccoli ruoli, soprattutto in tv, la carriera d’attrice di Gina Lollobrigida finisce nel 1972. Cinquant’anni fa. Ha 45 anni e non è azzardato affermare che il suo ultimo grande ruolo è la Fata Turchina di Le avventure di Pinocchio, meraviglioso “sceneggiato” Rai di quello stesso Luigi Comencini che l’aveva consacrata in Pane amore e fantasia (1953).

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Un poderoso affresco storico, il più spietato “j’accuse” al potere democristiano

Alberto Crespi La Repubblica 18 maggio 2022
‘Esterno notte’, l’affresco storico di Marco Bellocchio e un atto d’accusa contro trame e potere
La recensione. Nel film su Moro la critica più spietata alla Dc dai tempi di Pasolini

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Virzi sulle orme de “L’ingorgo” e di “Giudizio Universale”

strisciarossa.it Alberto Crespi 12 settembre 2022
“Siccità”, due grandi metafore per un grande film fuori dal concorso a Venezia
Visto che l’unico film italiano premiato a Venezia79 si intitola Bones and All, è il caso di dire che il nostro cinema è uscito dalla Mostra con le ossa rotte.

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Braibanti anni ’60, ma Amelio parla dell’oggi tra devianze e fluidità

 

 

Alberto Crespi La Repubblica 7 settembre 2022
 ‘Il signore delle formiche’, la recensione.
 
La verità di Amelio è l’Italia di oggi
 
Il regista in concorso con il film sul caso Braibanti, protagonista Luigi Lo Cascio

 

Aldo Braibanti – poeta, drammaturgo, mirmecologo, ex partigiano, ex dirigente comunista – fu condannato per plagio nel 1968, dopo un processo che divenne un caso nell’Italia bigotta degli anni ’60. Il cosiddetto “plagio” riguardava l’amore fra Braibanti e un suo giovane allievo, consenziente e maggiorenne. Questa la storia.

Nel film di Gianni Amelio Il signore delle formiche, le scene del processo (terribili) rispettano i verbali del dibattimento. Il resto è creazione artistica. I nomi, escluso quello di Braibanti (Luigi Lo Cascio), sono tutti cambiati. Il ragazzo ha un nome di fantasia, Ettore (lo interpreta un esordiente bravissimo, Leonardo Maltese), ed è un personaggio straziante, la vera vittima di una società ancora intrisa di fascismo.

Amelio e i suoi sceneggiatori (Edoardo Petti e Federico Fava) si sentono liberi di inventare, a partire dall’immaginario cronista dell’Unità (Elio Germano) che segue il processo nonostante le iniziali titubanze del PCI. Come in Hammamet, Amelio parte dalla realtà per raccontare una verità. E la verità non sono gli anni 60, pur ricostruiti con la rabbia di chi si è sentito dire, in quei tempi: “Se sei omosessuale, o ti curi o ti spari”. La verità è l’Italia di oggi, in cui ancora si deve sentir parlare di “devianze” e in cui la “fluidità” tanto di moda al cinema deve ancora fare passi da gigante nella vita reale.

Al di là del tema, Il signore delle formiche è un film di belle intuizioni poetiche e formali, che nella prima parte racconta una Bassa emiliana ricca di suggestioni verdiane (la crudele madre di Ettore è Anna Caterina Antonacci, soprano lirico) e nella seconda una Roma abbarbicata alle architetture barocche e wellesiane del “palazzaccio”, il Palazzo di Giustizia dove si svolge il processo. Per chi vuole la cronaca, c’è il bel documentario Il caso Braibanti di Massimiliano Palmese e Carmen Giardina. Il signore delle formiche è cinema, puro cinema.