Il Brics può fare a meno dell’occidente

Alberto Negri il manifesto 25 giugno 2022
Perché il Sud del mondo non è allineato all’Occidente
Il vertice dei Brics in Cina sancisce la nuova forma di non allineamento: emerge che l’isolamento della Russia, pur considerata aggressore dell’Ucraina, è solo occidentale

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SuperMario buon viso al buco nell’acqua del price cap

Andrea Colombo il Manifesto 25 giugno 2022
Il premier italiano torna sconfitto ma non si scompone: non sono deluso
L’ottimismo del Presidente. «Le cose non vengono mai da sole e spesso non vengono così rapidamente»
«Non sono deluso. Non immaginavo una data precisa per la discussione ma il solito rinvio con linguaggio un po’ vago». Insomma, meglio del previsto. leggi tutto

Medvedev, l’ascesa discreta dell’odiatore numero 2

Fulvio Scaglione FanPage 8 giugno 2022
Chi è Medvedev, l’ex colomba del Cremlino che ora odia gli Occidentali e li minaccia di morte
Ombra di Putin, poi suo sostituto, poi leader amato dall’Occidente liberale, ora suo acerrimo nemico. Che gioco sta giocando Dimitri Medvedev, tra una guerra che sta cambiando tutti i rapporti e le strategie per succedere allo Zar.

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Americani e cinesi tornino a parlarsi

Romano Prodi Il Messaggero 5 giugno 2022
Due terzi del mondo contro l’Occidente: dialogo USA-Cina per fermare la guerra
Dialogo Usa-Cina: I paesi nemici che possono fermare la guerra

Gli ultimi avvenimenti dell’economia e della politica mondiale stanno mettendo in serie difficoltà anche la Cina. leggi tutto

Per una federazione all’interno dell’Unione Europea

Pasqualina Napoletano il manifesto 5 giugno 2022
Intenti convergenti contro l’Europa soggetto autonomo

 

Per gli Usa, l’Unione europea dovrebbe «dipendere» sempre più dalla Nato; per Putin, essa costituisce un ostacolo ai suoi progetti di ricostruzione di una nuova identità russa conservatrice e ortodossa

 

L’incedere drammatico della guerra ed il comportamento dei vari attori in campo ha portato molti a parlare di «eterogenesi dei fini» con una Russia convergente sugli obiettivi degli Usa, sia pure nella catastrofica dinamica di azione e reazione. Un esempio per tutti: l’ossessione russa sulla Nato ai propri confini che si risolve con il suo quasi completo accerchiamento. Non è certo che sia del tutto così; al contrario emerge una non improvvisata convergenza d’intenti per una dissoluzione dell’Europa come soggetto politico autonomo.

Per gli Usa, l’Unione europea dovrebbe «dipendere» sempre più dalla Nato; per Putin, essa costituisce un ostacolo ai suoi progetti di ricostruzione di una nuova identità russa conservatrice e ortodossa. Non è un caso che uno dei suoi filosofi di riferimento in questa impresa sia Kostantin Nicolaevic Leont’ev il quale additava nell’Europa, soprattutto come Federazione di Stati, una delle peggiori minacce all’identità russa, fino ad arrivare nel 1875 a un testo dal titolo “L’europeo medio come arma di distruzione universale”. Tutto ciò in contrapposizione a Victor Hugo, che, nel 1849 in occasione della Conferenza internazionale della Pace di Parigi, aveva indicato gli Stati Uniti d’Europa come strumento di pace universale pronunciando per primo la famosa espressione: ”Europa dall’Atlantico agli Urali.

Da parte loro, gli Usa hanno sempre concepito l’Europa, in particolare quella nata con i Trattati di Roma, come creatura del Piano Marshall da legare a sé con il Patto Atlantico; tanto che, qualsiasi tentativo di darle una struttura federale autonoma e democratica, come il progetto di Costituzione Europea elaborato da Altiero Spinelli nel 1984, si è scontrato con l’opposizione dei Governi che hanno consentito nel tempo soltanto progressi compatibili con la costruzione del mercato interno, con scompensi evidenti dovuti all’assenza di una politica economica, sociale e fiscale comune.

Oggi il destino dell’Europa è di nuovo in gioco e i segnali politici non sono rassicuranti circa il suo futuro che non può che essere immaginato nei nuovi equilibri che questa guerra definirà. Si parla molto di una politica di difesa comune e si fa riferimento alla «Bussola strategica» approvata prima della guerra in corso, che prevede un misero battaglione composto da 5.000 unità. Ma, dopo gli ultimi accadimenti, è impossibile, illusorio e pericoloso ipotizzare qualsiasi politica di Difesa Comune nell’attuale assetto intergovernativo dell’Unione e senza una politica estera condivisa. Insomma, qualcosa che faccia dimenticare il pellegrinaggio a Kiev dei leader europei – più per la propria visibilità che non per offrire proposte utili alla soluzione del conflitto – o le diverse telefonate al Cremlino, nessuna in grado di rappresentare una posizione comune.

Emmanuel Macron , nel suo discorso del 9 maggio, è sembrato voler assegnare a ciascuno il proprio posto nello spazio europeo di là da venire, senza indicare come riformare questo spazio. Dalle anticipazioni affidate a dichiarazioni o testi scritti di diversi esponenti politici europei, la questione del voto all’unanimità del Consiglio sembra essere individuato come l’ostacolo principale da sormontare; cosa non facile perché la modifica dei Trattati prevede, in ogni caso, il voto unanime dei 27 nonché le ratifiche parlamentari . Quand’anche si dovesse arrivare al superamento dell’unanimità, la prospettiva non sarebbe altro che un direttorio dei governi dei principali Paesi membri. Un bizzarro destino autocratico per un’Europa che esecra l’autocrazia russa; anche se si tratterebbe di una autocrazia non esercitata da un uomo solo ma da un gruppo di governi sempre più deboli ma, proprio per questo, meno democratici.

Ciò che, invece, sarebbe risolutivo è il superamento stesso dell’attuale assetto intergovernativo dell’Unione che esclude, in tutto o in parte, i Parlamenti dal processo decisionale. Nei governi, però, non si rintracciano volontà riformatrici che lo mettano in causa. L’assetto intergovernativo si può superare soltanto con uno di tipo federale. È evidente che, realisticamente, questa non può essere una prospettiva accettata da tutti i membri dell’Unione. La questione centrale è, quindi, come nei singoli Paesi si possa affermare la determinazione ad una cessione di sovranità garantita da una Costituzione che sancisca a livello europeo quei principi di democrazia che, per esempio, sono presenti nella nostra Costituzione. La prospettiva potrebbe essere quella di una Federazione (composta solo da alcuni degli attuali Paesi membri) che aderisca a una più ampia Unione europea, che assumerebbe sempre più la fisionomia di una Confederazione.

Per quanto riguarda l’allargamento a nuovi Paesi, si porrà la scelta tra l’aderire a criteri più vincolanti quali quelli della Federazione oppure aderire semplicemente all’Unione. In quest’ultimo caso, però, dovrebbero essere rigorosamente rispettati i principi relativi allo Stato di Diritto, ai diritti e alle libertà fondamentali, alla democrazia già oggi presenti – ancorché migliorabili – nei Trattati dell’Ue.

Copasir e Corriere a caccia dei pericolosi “filoputiniani” d’Italia

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini Corriere della Sera 5 giugno 2022
La rete di Putin in Italia: chi sono influencer e opinionisti che fanno propaganda per Mosca

 

Il materiale raccolto dal Copasir individua i canali usati per la propaganda e ricostruisce i contatti. Così la «macchina» fa partire la controinformazione nei momenti chiave attaccando i politici pro Kiev e sostenendo quelli dalla parte dei russi

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La pace di Letta, per salvare capra e cavoli….

Giuliano Santoro il manifesto 5 giugno 2022
«Pace, anche se non giusta». Letta prova a cambiare passo
Il segretario dem apre uno spiraglio in vista della votazione in Parlamento del 21 giugno

 

Nel giorno in cui Matteo Salvini annuncia di aver rinunciato definitivamente alla sua missione moscovita, Enrico Letta segnala un cambiamento di toni sulla guerra in Ucraina. leggi tutto

Gli Usa non vogliono vincitori, dobbiamo pensare alla Cina. Tirate voi una linea

Lucio Caracciolo La Stampa 04 Giugno 2022
Guerra senza vincitori: gli Stati Uniti non vogliono una Russia disfatta e instabile
Ma non possono permettere che si prenda mezza Ucraina
Sarà Kiev, integrata a Ovest, a stabilire i suoi nuovi confini.
Nessuno vince. Né al grado strategico, che vede Russia e Stati Uniti duellare per procura contro e per l’Ucraina, né su scala continentale, dove si tratta solo di stabilire quanto più instabili, impoveriti e insicuri diventeremo noi tutti. leggi tutto

4 miliardi di tonnellate di cibo all’anno: a questo mondo diseguale non bastano

Nicolas Lozito La Stampa 29 Maggio 2022
Crisi del grano ucraino, gli effetti globali della guerra
A causa del conflitto, nel porto di Odessa sono bloccate 25 milioni di tonnellate di grano, mais e cereali ucraini. Lo stallo, unito alla volatilità dei prezzi e ai cambiamenti climatici, aumenta l’insicurezza alimentare globale: quest’anno potrebbe colpire 1 miliardo di persone

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